venerdì, Novembre 14, 2025
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Bimbo ucciso dalla madre, il parroco di Muggia: “Il padre si era opposto agli incontri liberi”

AGI – “Tanti amici di Giovanni chiedono perché non c’è più. Lo scoglio è spiegare come una mamma possa diventare un pericolo, un posto non sicuro”. Il giorno dopo la morte del bimbo di 9 anni ucciso dalla madre, il parroco di Muggia (Trieste), Andrea Destradi, descrive una comunità “frantumata, ancora incredula e scossa”. “Molti genitori mi fermano per strada e nelle ultime ore ho ricevuto anche molte telefonate. Siamo ancora sotto choc”, spiega contattato telefonicamente dall’AGI.

Il dialogo con il padre 

Don Destradi ha parlato con il padre nelle ore successive all’intervento della polizia. “Mi ha trasmesso tutto il suo dolore e la sua costernazione. Ha criticato il fatto che alla donna con cui era in atto una difficile separazione fosse stato dato il permesso di vedere il figlio in una situazione non protetta. Lui si era opposto”.

Da pochi giorni gli incontri ‘non protetti’ 

Il legame familiare era seguito dal tribunale e dai servizi sociali. Il padre triestino e la madre di nazionalità ucraina. Fino a pochi giorni fa gli incontri tra la mamma e il figlio – che era affidato al padre – erano in forma protetta alla presenza degli assistenti sociali. Poi il via libera agli incontri liberi.

Le carenze delle istituzioni 

“Chi è stato vicino a questa famiglia, in modo informale, ad esempio l’allenatore della squadra di calcio, il catechista o le altre famiglie della comunità ci vede molto più chiaro rispetto alle istituzioni che forse subissate da diverse situazioni di criticità non hanno le risorse sufficienti per fronteggiare tutto”, osserva il parroco riferendosi anche alla “situazione legata alla salute mentale” della donna descritta dallo stesso religioso come una persona “fragile”.

La veglia di preghiera per Giovanni 

Il sindaco di Muggia ieri ha proclamato il lutto cittadino. E domani sera (ore 20.30) Giovanni sarà ricordato con una veglia di preghiera nel Duomo della città. “Era un bambino solare e gioioso che era riuscito a normalizzare la complicata separazione dei genitori perché la viveva da tempo”. Si allenava nella squadra di calcio di Muggia e “si stava preparando alla prima comunione”, ricorda don Destradi.

Un dolore che resta 

“Non siamo di fronte soltanto a una morte violenta e non è un semplice dramma familiare. Inevitabilmente con il passare dei giorni i fari si spegneranno su questa vicenda ma il dolore resta”.

L’avvocato della donna chiederà una perizia psichiatrica

“Una valutazione clinica psichiatrica sulla capacita’ di partecipare al processo” della sua cliente. La chiedera’ l’avvocata Chiara Valente, che assiste Olena Stasiuk, la donna di 55 anni che due giorni fa ha ucciso nell’appartamento di Muggia il figlio di 9 anni.

“Dovranno esserci accertamenti” ha precisato. Oggi la donna non ha potuto partecipare all’udienza di convalida del fermo perchè, come ha reso noto la stessa legale, è ancora ricoverata in ospedale Maggiore di Trieste e “le sue condizioni sono riservate”. L’accusa nei confronti di Olena è di omicidio volontario pluriaggravato. E’ continuato anche oggi intanto il silenzioso pellegrinaggio davanti alla casa di piazza Marconi. Fiori, giocattoli e bigliettini sono stati lasciati anche oggi da compagni di scuola del bambino, da amici e anche da semplici cittadini, davanti a una tragedia che ha colpito fortemente tutta la comunità locale. Da ieri sono presenti a Muggia numerose troupe di giornalisti inviati e operatori televisivi provenienti anche dall’estero, specie dalla vicina Slovenia. 

 

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