martedì, Dicembre 9, 2025
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Perché Thailandia e Cambogia combattono al confine?

AGI – L’escalation militare tra Thailandia e Cambogia rientra in una storia di rivalità pluridecennale sul tracciato dei confini e sulla sovranità su alcuni templi rivendicata dai due paesi.

Oggi si sono riaccesi gli scontri al confine, e almeno sei civili cambogiani sono morti. A luglio un’altra ondata di scontri, durata 5 giorni, era costata la vita a oltre 50 persone. Allora il conflitto si era concluso con un cessate il fuoco mediato da Usa, Malesia e Cina.

La disputa sui confini risale alla definizione della loro frontiera comune, lunga 800 chilometri, all’inizio del XX secolo. All’epoca, e fino al 1953, a occupare l’Indocina era la Francia che per la prima volta ne tracciò la mappa terrestre.

Nel corso degli anni, la contesa ha ripetutamente alimentato sentimenti nazionalistici in entrambi i Paesi e ciclici scontri armati. Le violenze di oggi non sono dunque un fulmine a ciel sereno.

Ancor prima di luglio la tensione tra i due rivali storici era nuovamente salita a maggio: un soldato cambogiano era rimasto ucciso in scontri con le truppe thailandesi e un soldato thailandese aveva perso una gamba dopo essere caduto su una mina nella zona di confine di Chong Bok.

Il premier thailandese Phumtham Wechayachai aveva accusato la Cambogia di aver collocato nuove mine nell’area contesa. Il ministero della Difesa cambogiano aveva poi “respinto categoricamente” queste conclusioni, avvertendo che Phnom Penh avrebbe difeso la propria integrita’ territoriale “in ogni circostanza e a tutti i costi”.

Proprio a luglio scorso, il primo ministro cambogiano Hun Manet aveva annunciato l’introduzione del servizio militare obbligatorio nel 2026. A dimostrazione dell’ulteriore deteriorasi dei rapporti bilaterali, la Cambogia ha declassato le relazioni diplomatiche con il suo vicino al “livello piu’ basso”, mentre Bangkok ha richiamato il suo ambasciatore a Phnom Penh ed espulso il rappresentante cambogiano dal Paese.

L’incidente ha portato ad azioni di rappresaglia da parte di entrambi i governi e a un crescente nazionalismo sui due lati del confine. Thailandia e Cambogia hanno concordato di ridistribuire le proprie truppe e di tornare alle posizioni decise nel 2024.

Da mesi i controlli alle frontiere terrestri si sono intensificati e molti valichi sono stati chiusi dalla Thailandia, con esenzioni concesse solo in alcuni casi, come per i pazienti che necessitano di cure mediche o gli studenti in viaggio per motivi di studio.

Le chiusure hanno fatto seguito a una serie di misure di ritorsione di entrambi i governi. Per esempio, la Cambogia ha vietato l’importazione di frutta e verdura, di soap opere, di gas e carburante dalla Thailandia, oltre ad aver ridotto la larghezza di banda internet. La Thailandia dal canto suo ha aumentato le restrizioni ai valichi. Ed entrambe le parti hanno ridotto la durata dei visti per i visitatori provenienti da entrambi i paesi.

La Cambogia è stata inoltre indicata sia dagli esperti delle Nazioni Unite sia dalle organizzazioni per i diritti umani come un focolaio globale di attività fraudolente illegali, con le vittime della tratta di esseri umani vengono trattenute contro la loro volontà e costrette a commettere reati.

Le tensioni militari e diplomatiche hanno ripercussioni dirette sulla politica interna dei due paesi. Il 29 agosto la Corte costituzionale tailandese ha destituito la premier Paetongtarn Shinawatra e il suo governo per la gestione della recente crisi al confine con la Cambogia. Secondo i nove giudici, la premier aveva violato gli “standard etici” richiesti dalla costituzione per ricoprire l’incarico.

La Cambogia in passato si è appellata alla Corte Internazionale di Giustizia per risolvere la controversia sul confine. Tuttavia, la Thailandia non accetta la giurisdizione della corte e preferisce risolvere la questione attraverso negoziati diretti.

Le violenze di confine più gravi risalgono agli scontri intorno al tempio di Preah Vihear tra il 2008 e il 2011, che causarono almeno 28 morti e costrinsero all’evacuazione di decine di migliaia di residenti locali.

Nel 2003, alcuni rivoltosi incendiarono l’ambasciata e alcune attività commerciali thailandesi a Phnom Penh, dopo che l’attrice Suvanant Kongying aveva messo in discussione la giurisdizione della Cambogia sul tempio di Angkor Wat, patrimonio dell’umanità. 

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