AGI – Trent’anni dopo l’assassinio del padre Yitzakh, rompe il silenzio Yuval Rabin. E punta il dito contro il premier israeliano Benjamim Netanyahu accusandolo di avere di fatto protetto Hamas e di essere ora interessato unicamente alla sua sopravvivenza politica.
Rabin vive da 10 anni in un paesino dell’Europa centrale insieme alla moglie Natalie ed è scomparso dalla scena pubblica. A trovarlo e intervistarlo è stata la televisione israeliana Canale 12, a pochi giorni dall’anniversario della morte dell’allora premier laburista Yitzakh Rabin, ucciso il 4 novembre del 1995, al termine di un comizio per la pace a Tel Aviv, da un estremista di destra e fanatico religioso, Yigal Amir. Rabin pagò con la vita gli accordi di Oslo, firmati con Yasser Arafat, che avrebbero dovuto portare alla pace e alla convivenza tra i due popoli.
Come avrebbe reagito suo padre alla situazione che Israele sta vivendo, gli è stato chiesto. “Sarebbe sconvolto”, spiega nella rara intervista concessa. Yuval racconta del clima di odio contro il padre scatenato da esponenti della destra, compresi il premier Benjiamn Netanyahuh e l’attuale ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir. Tale che al funerale la madre Leah si rifiutò di stringere la mano a Netanyahu.
Yuval invece ha incontrato l’attuale premier e l’impressione che ne ha avuto è stata netta.
“L’uomo è distaccato, non sente, non ascolta. Pensa solo a quale profitto può trarre da una situazione”, assicura, “è motivato solo dall’opinione pubblica e solo dalla sua sopravvivenza personale”. Compreso quando si tratta del processo cui è sottoposto.
Il padre Yitzakh scelse di dimettersi dopo che si scopri’ che la moglie Leah aveva un conto in dollari in una banca negli Stati Uniti, cosa vietata all’epoca. “Non voleva vedere lo Stato di Israele contro il Primo Ministro di Israele. Perché nulla del genere può accadere, lo vediamo dal vivo oggi”, spiega.
Negli anni i rapporti tra le due famiglie non sono migliorati. Di recente, il figlio di Netanyahu, Yair, ha scritto sui social media che Rabin ha ucciso i sopravvissuti all’Olocausto. Il premier ha preso le distanze: “Non sono d’accordo, ma le posizioni sono solo sue”, ha detto. Ma la famiglia è intenzionata comunque ad avviare una causa per diffamazione. Anche se certo non è stata una novità: “Lo vivo già da 30 anni. Questo è odio, questo è incitamento. Chiunque sa quale ruolo ha avuto anche Ben Gvir”, dice.
Dunque resta il punto politico, le accuse che la destra continua a rivolgere a quella generazione di politici che accettò un compromesso per costruire la pace: Oslo è stata la radice del 7 ottobre. E lo ha sostenuto anche Netanyahu.
“Mio padre è colpevole? Va bene. E cosa fai adesso? Cosa ha fatto in 17 anni come primo ministro per evitare che ciò accadesse? Oslo è cosi’ terribile? Cancellalo”, incalza Yuval.
“Certo, non credo che mio padre sia colpevole, non credo che ci sia alcun collegamento. Semmai, la persona che ha definito Hamas un nemico e l’ha combattuto fino in fondo è mio padre”, assicura. Non cosi’ l’attuale leadership israeliana “e spero che un giorno venga istituita una commissione d’inchiesta che chiarisca in profondità queste questioni”.
Chi “ha seguito la strategia ‘Hamas è una risorsa’ per un decennio?”, chiede, “perché ci sono voluti sette anni, dal 1997 al 2004, per assassinare lo sceicco Yassin? È stata fatta una promessa? È stato rilasciato con l’immunità? Netanyahu si è impegnato per l’immunità? E a quanto pare si'”. È Netanyahu “che ha aiutato Hamas”, assicura, “non è più un segreto”.
Oggi “quello che vorrei, quello che mi aspetterei di sentire, è dove si trova la strada. Dov’è il governo, dove ci sta guidando il suo capo? Qual è il nostro piano?”, spiega ancora. “Spero vivamente che faremo crollare completamente Hamas e lo disarmeremo. E poi? Chiedo a Netanyahu dov’è la strada”, insiste, “per mio padre il governo era un mezzo per fare le cose e non un’ossessione per rimanere sulla poltrona”.
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