AGI – A causa dei dazi, il gruppo di alcolici Rémy Cointreau, particolarmente famoso per il cognac, ha tagliato i target dei prossimi anni. La decisione – Cointreau è la casa madre dei marchi di cognac Rémy Martin e Louis XIII, del rum Mount Gay e del liquore Cointreau – è stata presa in seguito ai deludenti dati di bilancio: per l’esercizio 2024-2025 chiuso a marzo, il gruppo ha registrato un utile netto in calo del 34,4%, a 121,2 milioni di euro.
Vendite in calo e pressione sul mercato cinese e americano
Ad aprile, il gruppo aveva già pubblicato un fatturato annuo in calo del 17,5%, a 984,6 milioni di euro, influenzato dalle “condizioni di mercato complesse” in Cina e da un calo delle vendite negli Stati Uniti. Le vendite di cognac, che rappresentano circa i due terzi della sua attività, sono diminuite del 30,8%: Rémy Cointreau è stato duramente colpito dalle misure antidumping temporanee imposte da Pechino che, dalla metà di novembre, obbligano gli importatori di brandy europei (acquaviti di vino, principalmente cognac) a depositare una cauzione presso le dogane cinesi, in risposta alla procedura europea sulle auto elettriche cinesi.
Un duro colpo al cognac francese
Queste misure hanno inferto un duro colpo all’intero settore del cognac in Francia, che afferma di perdere 50 milioni di euro al mese dalla loro introduzione, senza contare le potenziali sovrattasse doganali future da parte dell’amministrazione Trump.
Cancellati gli obiettivi 2029-30
Il gruppo ha “di conseguenza deciso di ritirare” i suoi obiettivi per il 2029-30, annunciati nel giugno 2020 e che miravano in particolare a un margine operativo corrente del 33% a tale scadenza, contro il 22% raggiunto nel 2024-2025. Questa decisione è motivata anche dall’imminente arrivo di un nuovo amministratore delegato (Franck Marilly) che definirà la propria road map.
Prospettive per il 2025-2026
Per il 2025-2026, il gruppo “prevede un ritorno alla crescita organica del fatturato, sostenuta principalmente da una forte ripresa tecnica delle vendite negli Stati Uniti già dal primo trimestre”.
Dazi e possibili impatti economici
Per quanto riguarda i dazi doganali, il gruppo ritiene, “alla data”, che il loro “potenziale aumento” negli Stati Uniti e in Cina “potrebbe avere un impatto lordo massimo di 100 milioni di euro sul risultato operativo corrente (ROC) nel 2025-26″, ma si dice “in grado di compensare fino al 35% dell’impatto nel 2025-26 grazie all’attuazione dei suoi piani d’azione, per un impatto netto massimo di 65 milioni di euro”.