AGI – “I magistrati italiani non sono preparati a maneggiare i progressi della scienza, e il rischio è che finiscano ostaggio del sapere scientifico, determinando gravi ripercussioni sui diritti degli imputati e la credibilità del processo”. Giuseppe Gennari, giudice del Tribunale di Milano e autore di numerosi articoli e monografie sulla genetica forense pubblicati su riviste giuridiche internazionali, trae spunto dalla riapertura dell’indagine sul delitto di Garlasco per riflettere sull’arretratezza italiana in questo campo e sulle devastanti conseguenze.
Intanto, la risposta che sembra ovvia alla domanda se la scienza abbia favorito l’accertamento della verità giudiziaria non è cosi’ scontata dal suo punto di vista.
“L‘utilizzo esasperato dei dati scientifici può sortire a esiti inconcludenti – spiega in un’intervista all’AGI – in parte è vero che ha portato a dei miglioramenti: pensiamo al caso della perizia sbagliata nelll’inchiesta su Amanda Knox, all’omicidio di Lidia Macchi o a quello di Simonetta Cesaroni. Tutte situazioni gestite in modo pessimo e poi riviste. Ma in generale possiamo dire che la scienza, anche solo tornando indietro di 5 anni, era paradossalmente più ‘sicura’ di oggi. È vero che abbiamo dati molto più raffinati e solidi di quelli che avevamo prima. Prima per trovare del sangue su un coltello, era necessario che ce ne fosse una grande quantità, oggi ne puoi trovare anche in quantità infinitesimale. Poi pero’ bisogna rispondere alla domanda: qual è il significato di quel dna? Pensiamo a quello di Sempio che sarebbe stato trovato sulle unghie di Chiara Poggi, è difficile attribuirgli un significato sensato. Abbiamo dati sempre più esasperati ma non sappiamo come usarli”.
Una possibilità per dare significati più precisi a queste tracce invisibili ci sarebbe, ma in Italia è stata percorsa in casi che si contano sulla dita di una mano. “Ci sarebbe la rete baysiana, un modello probabilistico. In sostanza si costruiscono dei nodi concettuali come ad esempio: Sempio frequentava la casa della vittima? Trasferiva facilmente dna? Domanda quest’ultima da porsi perché c’è chi trasferisce più facilmente dna, chi meno. Ci sono una marea di dati che vengono ignorati. A ognuna di queste domande si risponde ‘vero’ o ‘falso’ e poi un software ti dà risposte in termini di verosimiglianza. Ma questa rete è usata pochissimo. In tre casi: dal maggiore Christian Faccinetto del Ris, da Luciano Garofalo come consulente di parte e dal biologo Luca Salvaderi in un procedimento ancora aperto. Stop”.
Gennari solleva poi un tema poco noto ma che, di fatto, pone al di fuori della legge la magistratura italiana, anche nel caso Garlasco.
“Da 20 anni esiste la legge istitutiva delle banche dati. Qualunque laboratorio che effettua della analisi sul dna deve essere accreditato e, per esserlo, devi vantare certi parametri, come una certa dotazione strumentale e metodologie che riducano il margine di errore. Il laboratorio di De Stefano, non era accreditato eppure nel 2014 c’erano già 3 laboratori che lo erano. Questo ha minato la robustezza della sua perizia”. Lo studio del genetista Francesco De Stefano nel processo d’appello- bis stabili’ che il materiale genetico sulle unghie di Chiara Poggi non era utilizzabile perché era deteriorato. Altro errore comune che segnala il giudice milanese è la maggiore fiducia che viene data alle strutture universitario rispetto ai privati.
“I laboratori universitari non hanno soldi, ce ne sono solo due accreditati, nelle università di Firenze e Tor Vergata. Se devo farmi un esame medico, vado in un istituto privato dove ci sono macchine più precise e più costose o in uno pubblico con strumenti magari più obsoleti?”. Il cuore della questione è che i magistrati “nemmeno sanno che esiste l’accreditamento, sebbene si parli di una legge di 20 anni fa. Qualche tempo fa ho fatto un sondaggio tra i miei colleghi milanesi, i cui dati sono stati pubblicati da una rivista giuridica: nessuno di loro conosceva la legge sulla banca dati. Da parte dei miei colleghi spesso vedo poca umiltà”.
Lo scenario che paventa Gennari è disastroso: “Se non si fa una riflessione sugli errori del sistema fatti finora, a partire dai casi concreti che ho citato, gli errori continueranno a ripetersi. Oggi si parla di Garlasco, domani sarà per altro. Gli americani dopo avere attribuito per errore l’attentato terroristico di Madrid a una persona per avere valutato male le impronte digitali hanno speso milioni di dollari per evitare che si ripetesse un caso simile. Qui non abbiamo nemmeno una minima percezione del problema del ‘controllo’ dei risultati di una scienza sempre più sofisticata e il rischio è di esserne travolti”.