venerdì, Giugno 13, 2025
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I Paesi del G7 stanno ‘abbandonando’ i poveri del mondo

AGI – Nel 2026 i Paesi del G7 ridurranno del 28% la spesa per gli aiuti allo sviluppo del Sud Globale. Un taglio di ben 44 miliardi di dollari rispetto al 2024, il più alto mai registrato dalla costituzione del G7, nel 1975. È quanto denuncia Oxfam alla vigilia del vertice in programma a Kananaskis, in Canada, dal 15 al 17 giugno.

“Da soli i Paesi del G7 rappresentano tre quarti dell’aiuto pubblico globale, ma il 2026 segnerà per il terzo anno consecutivo un calo delle risorse. – spiega Francesco Petrelli, portavoce e policy advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia – Si tratta di un disimpegno mai visto in queste proporzioni e che non potrebbe arrivare in un momento peggiore. Siamo di fronte a un mondo lacerato da conflitti, dove povertà globale, fame e caos climatico son in drammatico aumento. Il G7 sembra però disinteressarsene, a parole dichiara di voler costruire ponti tra Nord e Sud del mondo, ma in realtà abbandona chi ha più bisogno, mettendo a repentaglio la propria credibilità”.

Secondo le stime, le risorse destinate all’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) dai Paesi del G7 nel 2026 scenderanno a 112 miliardi di dollari e a incidere saranno soprattutto i tagli da parte degli Stati Uniti (- 33 miliardi), della Germania (- 3,5 miliardi), del Regno Unito (- 5 miliardi) e della Francia (-3 miliardi).

“Invece di andare in controtendenza rispetto all’Amministrazione Trump, che ha smantellato USAID e altre forme di investimento in aiuto pubblico allo sviluppo, il Regno Unito, la Germania e la Francia hanno deciso di imboccare la stessa strada, senza pensare alle conseguenze. – aggiunge Petrelli – Questi tagli lasceranno milioni di persone senza gli aiuti alimentari necessari per la sopravvivenza, comprometteranno l’assistenza sanitaria nei Paesi più poveri, priveranno un’intera generazione di ragazze e ragazzi del diritto all’istruzione”.

Il ruolo dell’Italia

Anche l’impegno italiano in APS resta ancora del tutto insufficiente. Sebbene sia salito di poco più di 400 milioni di dollari nel 2024 (secondo gli ultimi dati OCSE), si tratta di un aumento nemmeno in grado di compensare il taglio di 631 milioni di dollari operato già tra il ’22 e il ’23. “Per l’Italia non c’è ancora una proiezione certa per il 2026, ma potremmo assistere a nuovi tagli sin dalla prossima Legge di Bilancio. – aggiunge Petrelli – Una prospettiva preoccupante, considerando che il 26,3% del totale dell’aiuto pubblico italiano l’anno scorso è rimasto entro i confini nazionali per far fronte all’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, senza un doveroso stanziamento di fondi aggiuntivi”.

Le conseguenze dei tagli

Il crollo dell’aiuto pubblico globale solo in Africa l’anno prossimo spingerà 5,7 milioni di persone in più al di sotto della soglia di povertà. Numero che potrebbe salire fino a 19 milioni entro il 2030. In alcuni dei Paesi più poveri e indebitati del mondo in questo momento è a rischio l’erogazione di servizi pubblici essenziali. Basti pensare che in Liberia, Haiti, Malawi e Sud Sudan, gli aiuti statunitensi rappresentavano fino a oggi oltre il 40% della spesa in sanità e istruzione. In modo simile gli aiuti per combattere la fame globale già quest’anno diminuiranno del 44%, rispetto al 2022.

Nel dettaglio si stima che: il taglio di 128 milioni di dollari da parte degli USA ai programmi di lotta alla malnutrizione infantile, che raggiungevano un milione di bambini, provocheranno 163.500 morti in più all’anno; 2,3 milioni di bambini affetti da malnutrizione acuta grave rischiano di morire di fame, perché privati di qualsiasi assistenza.

Anche il taglio di un quinto degli aiuti destinati all’assistenza sanitaria avrà conseguenze gravissime: l’OMS ha denunciato che in quasi il 75% dei Paesi dove opera si stanno verificando gravi interruzioni dei servizi sanitari, mentre circa in un quarto le strutture sanitarie sono già state costrette a chiudere;il calo degli stanziamenti americani potrebbe causare fino a 3 milioni di decessi in più ogni anno per malattie del tutto prevenibili e privare 95 milioni di persone dell’assistenza sanitaria. A pesare di più potrebbe essere la carenza di vaccini e la mancanza di cure per malattie come la malaria, la tubercolosi e l’HIV.

Alimentare i conflitti

“I Paesi del G7 non solo non stanno tenendo fede agli impegni assunti in materia di aiuti e solidarietà globale, ma continuano ad alimentare i conflitti in corso consentendo gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, come a Gaza, dove la popolazione rischia in questo momento di morire anche di fame. – continua Petrelli – Qui come in Ucraina o in Repubblica Democratica del Congo i civili hanno diritto alla protezione e gli aiuti umanitari rappresentano la prima forma di tutela che si può e si deve garantire. Andando avanti su questa strada non si fa che alimentare una spirale pericolosissima di instabilità globale e guerra e con essa tutte le atrocità che ne conseguono”.

Le richieste

In questo contesto, Oxfam chiede al G7 di riconsiderare il taglio degli aiuti, ripristinando i finanziamenti necessari ad affrontare le sfide globali di oggi. A piu’ di 50 anni dall’impegno delle Nazioni Unite di stanziare lo 0,7% del reddito nazionale lordo per la spesa per gli aiuti, la maggior parte dei Paesi del G7 rimane infatti ben al di sotto di questa soglia.

Oxfam esorta inoltre il G7 a sostenere gli sforzi globali, guidati da Brasile e Spagna, per aumentare le tasse sui super-ricchi, e ad appoggiare l’appello dell’Unione Africana e del Vaticano per l’istituzione, di un forum intergovernativo sotto l’egida delle Nazioni Unite e di un nuovo organismo indipendente di arbitrato (dell’ONU), incaricato di supervisionare la gestione delle ristrutturazioni dei debiti sovrani dei Paesi poveri. 

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