mercoledì, Giugno 18, 2025
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Eutanasia, la Consulta dovrà decidere se autorizzare l’eutanasia

AGI – Per la prima volta, la Corte costituzionale sarà chiamata a pronunciarsi sul tema dell’eutanasia. L’udienza pubblica a Palazzo della Consulta è fissata per l’8 luglio. Lo rende noto l’Associazione Luca Coscioni.

Il caso di Libera

Al centro della vicenda giudiziaria c’è il caso di Libera (nome di fantasia), una donna toscana di 55 anni affetta da sclerosi multipla progressiva, completamente paralizzata e mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Libera possiede tutti i requisiti per accedere al suicidio medicalmente assistito stabiliti dalla sentenza della Corte costituzionale del 2019, ma non è fisicamente in grado di assumere autonomamente il farmaco letale a causa della paralisi e delle difficoltà nella deglutizione.

Il ricorso al tribunale di Firenze

Assistita dai suoi legali, coordinati da Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, Libera ha presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Firenze. Il 30 aprile, i giudici hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale sull’articolo 579 del codice penale (omicidio del consenziente), che punisce con la reclusione fino a 15 anni chiunque cagiona la morte di un uomo, senza eccezioni.

Somministrazione del farmaco dal medico

Secondo l’avvocata Filomena Gallo, Libera potrebbe accedere al suicidio assistito secondo la sentenza Cappato, ma non essendo in grado di autosomministrarsi il farmaco, ha bisogno che sia un medico a farlo. Per questo, è stato chiesto al giudice di autorizzare il medico a procedere, oppure di sollevare l’incidente di costituzionalità sull’articolo 579. Il giudice ha accolto la seconda opzione, evidenziando il possibile contrasto con gli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione italiana.

La decisione e le implicazioni future

Libera soffre a livelli insopportabili e attende con urgenza l’intervento della Corte costituzionale. Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Coscioni, sottolinea che l’ordinanza rappresenta una questione decisiva per il diritto all’autodeterminazione nel fine vita. Se la Corte dichiarasse incostituzionale il divieto assoluto di somministrazione del farmaco da parte di un medico, molte persone oggi escluse potrebbero finalmente accedere alla morte volontaria.

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