martedì, Giugno 24, 2025
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Il centrosinistra si spacca sul gas russo

AGI – “Non escludere a priori”: la formula, seppur ipotetica, non ha evitato la spaccatura dell’asse fra Pd, M5s e Alleanza Verdi e Sinistra. Perché, dopo quella formula, c’è il riferimento a una collaborazione con la Russia per l’approvvigionamento di gas. Troppo, anche per gli alleati rosso verdi che votano a favore della risoluzione M5s sulle comunicazioni della premier, tranne sul punto 32. Quello, appunto, che fa sobbalzare gli alleati. Nessuno, fra i deputati dell’asse di centrosinistra, si aspettava di leggere quelle parole, tanto che anche un esponente di spicco di Avs ammette: “Ho dovuta rileggerla due volte, chissà a cosa pensavano…”.

La risoluzione Cinque Stelle viene rilanciata dagli organi di stampa mentre i dem sono riuniti in Sala Berlinguer per decidere la posizione di tenere in Aula. All’uscita, i rappresentanti riformisti non nascondono lo sconcerto: “Questa non la votiamo”. Lorenzo Guerini, attorniato dai giornalisti, lo dice chiaramente: se si vota per punti, io quella roba non la voto. E, d’altra parte, anche in un precedente passaggio parlamentare l’ex ministro ha preso una posizione diversa da quella del partito non astenendosi sulla risoluzione M5s sul riarmo, ma votando contro alcuni suoi punti. Davanti a quella che viene letta come un’apertura alla Russia e a Putin, il gruppo si interroga e, alla fine, decide di non soprassedere e vota ‘no’.

Netto il senatore Filippo Sensi: “Leggo che nella risoluzione di un partito, presentata per il dibattito in Parlamento alla vigilia del Consiglio Europeo, non si esclude ‘una possibile collaborazione con la Russia’ sul gas. Lo trovo irricevibile. Sconvolgente sia presentato oggi, con Kyiv martellata dalle bombe”. Altrettanto duro Carlo Calenda: “La vergognosa mozione del M5S, tra disarmo unilaterale, abbandono dell’Ucraina e ripresa della dipendenza dal gas russo, sembra scritta da Putin”. 

 Per il leader di Azione si tratta di un colpo inferto alla costruzione dell’alternativa al governo Meloni: “Credo che a questo punto il Pd debba prendere atto che non può esserci una proposta di governo alternativa alla destra da chi ha una linea di politica estera sulla Russia identica a quella di Salvini. Poi fate voi”. Che la giornata non favorisse una prova di compattezza da parte del centrosinistra era stato subito chiaro alla presentazione delle mozioni. Cinque diverse per sei partiti (Piu’ Europa non ne ha presentate).

Il raffronto fra i testi, poi, mettevano in evidenza divergenze, soprattutto sul tema del riarmo. Il Pd torna a chiedere una “radicale revisione” del piano Von der Leyen, M5s e Avs lo rigettano tout court, i centristi lo vogliono vedere realizzato appieno, in attesa di arrivare a quella difesa comune europea alla quale tutti i partiti sembrano aspirare. Sulla concessione delle basi militari in Italia nel conflitto in corso in Medioriente: Pd, Avs e M5s chiedono che Meloni escluda a chiare lettere questa possibilità. I centristi non ne fanno riferimento. Nonostante questo, Fratoianni, Conte e Schlein – in ordine di intervento in Aula – sono corali nell’incalzare Giorgia Meloni a prendere una posizione chiara contro l’escalation.

“Noi abbiamo chiesto che il nostro paese non conceda basi e spazio aereo in nessun caso, e lei ci ha detto che non può farlo. Al contrattacco americano che arriverà nei prossimi minuti come reagiremo? Dove sta la de-escalation? Qual è la sua e la nostra credibilità?”, chiede Fratoianni a Meloni.

Il leader del Movimento 5 Stelle rincara: “Presidente Meloni, lei dovrebbe garantire qui – e non lo ha fatto – che l’Italia non si lascerà coinvolgere, neppure indirettamente, in questa escalation militare. Dovrebbe garantire che le nostre basi sul nostro territorio non saranno di supporto, neppure logistico, per favorire queste escalation“. E la segretaria dem: “Noi pretendiamo una parola di chiarezza sul futuro, che oggi ci ha negato: dica chiaramente che l’Italia non si farà trascinare in questa guerra”. 

 

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