AGI – Dai campetti infuocati dell’Uganda ai Phoenix Suns nella Nba in appena cinque anni: è la parabola del diciottenne sud-sudanese Khaman Maluach, preso dagli Houston Rockets come decima scelta del draft 2025 e subito girato alla franchigia dell’Arizona come parte dell’accordo per Kevin Durant.
Il giovane è scoppiato in lacrime quando il suo nome è riecheggiato nel Barclays Center di Brooklyn ed è stato chiamato a posare per le foto con il commissario Nba Adam Silver: “Non credevo che avrei pianto”, ha detto emozionato sfoggiando la giacca con le bandiere di Sud Sudan e Uganda, “ma in testa mi sono passate tante cose, il mio lungo viaggio, la gente e il continente che rappresento. Ho creduto in me stesso, questa è la prova che si può vincere per quanto tutto sembri contro di te”.
Una famiglia tra due continenti
A Entebbe, in Uganda, la sua famiglia ha festeggiato dopo che non era riuscita a partire perché non gli erano stati rilasciati i visti. Solo la sorella Agum Madi, che vive in Australia, ha potuto raggiungerlo a New York.
Dalle Crocs al sogno americano
La vita di Khaman è stata davvero un percorso a ostacoli: questo gigante di 2,16 metri è nato a Rumbek, nel Sud Sudan, ma è cresciuto insieme a sei tra fratelli e sorelle a Kawempe, un polveroso sobborgo di Kampala dove ha iniziato a giocare a basket quando era già 13enne. Il campo più vicino era a un’ora da casa e lui doveva indossare le Crocs perché non possedeva le scarpe adatte.
Poi la famiglia lo ha portato in Senegal dove è stato formato cestisticamente prima del grande salto negli Stati Uniti alla Duke University, autentica fucina di talenti per la Nba.
Un talento già internazionale
In nazionale ha già giocato ai Mondiali del 2023 e alle Olimpiadi di Parigi del 2024 dove era stato il giocatore più giovane a scendere in campo.
Ostacoli politici e burocrazia
Il suo percorso è stato complicato dall’inserimento del Sud Sudan nella lista dei Paesi con divieto di viaggio imposto dall’Amministrazione Trump: ad aprile, appena terminata la stagione universitaria Ncaa, ha temuto di vedere affossate le sue aspirazioni di approdare in Nba quando il suo visto studentesco F1 è stato sospeso.
Successivamente, però, gli è stato rilasciato un visto turistico per assistere al draft. Ora potrà ottenere l’agognato visto P1, quello per gli atleti professionisti, e si prepara a scrivere una pagina storica per lo sport africano.