AGI – Chi non lo incontrava da mesi, lunedì scorso in Tribunale a Trieste si è meravigliato per la sua magrezza, la sua andatura faticosa, la schiena ingobbita. Sebastiano Visintin, indagato per a morte di Liliana Resinovich, da tre anni a questa parte è certamente un altro uomo anche per i quotidiani colpi di scena che riserva l’intricata vicenda, ultimo quello relativo alla lettera spedita da Liliana a Claudio Sterpin poco prima di scomparire che si conclude con una frase lapidaria: “Quando non ci sarò più cercami”.
“Una lettera di addio – dice in una intervista oggi al Il Piccolo di Trieste – che è il preludio a un gesto estremo. La Squadra mobile per mesi mi ha bombardato di domande per capire se Liliana avesse lasciato in casa un biglietto di addio. Erano convinti che io l’avessi nascosto, gettato via. Invece, a quanto pare, ad avere in mano quello che cercavano era Sterpin”. Dice di essere rimasto colpito dall”atteggiamento di Sterpin, la freddezza con la quale ha inteso ricostruire la sua storia con Liliana. Si vantava. Io lunedì in aula ho visto un uomo che si è esibito, come si esibisce quando fa i tuffi alle Olimpiadi delle Clanfe, come nelle lunghe maratone”.
E l’atteggiamento della Procura?
“Mi ha sorpreso la convinzione della pm, la sua determinazione a cercare, a mio avviso, non una verità a 360 gradi, ma a cercare elementi, dettagli che possano rafforzare l’ipotesi accusatoria che si è costruita. Per fortuna ho uno staff di professionisti che mi assiste e che mi supporta anche umanamente, e che sicuramente saprà provare che non sono stato io. Questa storia alla fine conta due vittime: la povera Liliana e suo marito, io. Mi trovo senza l’amore della mia vita, con dettagli su di lei che emergono e che mi fanno male, ho una vita devastata”.
Cosa le fa più male?
“Sono amareggiato – spiega al quotidiano – perché sto subendo un’immagine di Lilly che non riconosco. In quello che viene raccontato, e che lunedì scorso ho ascoltato in aula, non ritrovo la persona discreta, riservata, semplice e vera che era mia moglie. Non capisco più chi era Liliana: come la devo ricordare? E sono indignato perché sono accusato del peggiore dei delitti, ovvero di aver tolto la vita al mio amore”.