AGI – Negli Stati Uniti fanno ormai parte della prassi matrimoniale tra celebrità e grandi patrimoni, tanto che anche il recente matrimonio tra Jeff Bezos e Lauren Sánchez è stato celebrato sotto l’ala di un accordo prematrimoniale dettagliato – anche se segretissimo – volto a tutelare entrambi i coniugi e a prevenire contenziosi economici in caso di separazione.
La notizia ha riacceso il dibattito su questi strumenti giuridici, che negli ordinamenti anglosassoni regolano anticipatamente i rapporti patrimoniali tra i futuri sposi. Ma cosa accade in Italia? È possibile stipulare un accordo simile per tutelare sé stessi — o il partner — prima di un matrimonio? Abbiamo intervistato Eliana Onofrio, avvocato esperta in diritto di famiglia, che ci ha guidati tra codici civili, vincoli normativi e aperture giurisprudenziali, spiegando perché, nonostante le richieste crescenti, gli accordi prematrimoniali continuano a essere considerati illeciti dal nostro ordinamento.
Avvocato Onofrio, gli accordi prematrimoniali sono ammessi dal diritto italiano?
No, non lo sono. La nostra normativa, in particolare l’articolo 143 del Codice Civile, stabilisce i diritti e doveri dei coniugi — tra cui la coabitazione, la fedeltà, la collaborazione e soprattutto l’assistenza morale e materiale. L’articolo 160 chiarisce poi che questi diritti e doveri sono indisponibili, ovvero non possono essere modificati né derogati dagli sposi.
Perché in Italia gli accordi prematrimoniali stipulati all’estero vengono considerati nulli?
Perché comportano una rinuncia anticipata a diritti futuri, ad esempio al mantenimento, che secondo la nostra legge non può essere oggetto di accordo. Qualsiasi patto che limiti le libertà processuali delle parti in vista di un’eventuale separazione o divorzio è considerato illecito.
Ci sono eccezioni o casi significativi che fanno pensare a un’apertura della giurisprudenza?
Sì, alcuni casi. Ad esempio la Cassazione ha ritenuto valido un accordo fra due futuri coniugi in cui la donna, in cambio della ristrutturazione di una sua casa fatta con i soldi dell’uomo, si impegnava a cedergli un altro suo immobile in caso di separazione. La Corte ha stabilito che non si trattava di un vero accordo prematrimoniale perché non toccava un eventuale futuro mantenimento, prevedeva prestazioni proporzionate e non violava l’ordine pubblico né il buon costume.
Cosa si intende per “parte più debole” della coppia? Cosa la definisce?
È una valutazione che si fa soprattutto sul piano economico e patrimoniale: redditi da lavoro o altri redditi (locazioni, dividendi), proprietà, risorse disponibili. In molti casi è la moglie, ma non sempre: dipende da chi ha meno risorse. Anche chi non ha un reddito può non essere la parte debole, se possiede un patrimonio consistente.
Esistono pressioni da parte della società civile o della categoria forense per introdurre legalmente questi accordi?
Assolutamente sì. Come avvocati familiaristi vediamo quanto potrebbe essere utile poter regolare anticipatamente aspetti patrimoniali, evitando contenziosi dolorosi. Quando una coppia è in crisi, trovare un equilibrio economico è difficilissimo. Farlo prima, quando si è ancora in buoni rapporti, potrebbe evitare conseguenze pesanti.
Ci sono esempi concreti che mostrano la necessità di una regolamentazione?
Quasi tutti. Ad esempio ho seguito un caso di due coniugi in regime di separazione dei beni in cui una moglie che ha rinunciato alla carriera per accudire i figli e ha contribuito professionalmente al successo del marito imprenditore e proprietario di vari immobili ristrutturati da lei. Dopo anni, lui ha chiuso la relazione lasciandola senza reddito e senza riconoscimento del suo apporto in famiglia. È molto difficile dimostrare a valle il valore economico dei sacrifici fatti per la famiglia.
È allo studio una proposta di legge in merito?
La Cassazione ha dato qualche apertura, ma i vari disegni di legge che prevedevano l’introduzione degli accordi prematrimoniali nel nostro ordinamento non sono stati discussi.
Clicca qui e iscriviti al nostro canale Whatsapp! Le notizie, in tempo reale, dell’Agenzia Italia ora anche sul tuo smartphone