sabato, Luglio 5, 2025
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Lavoro, 1 impresa su 3 assumerà personale extra Ue entro il 2026

AGI – Un’impresa su tre ha in programma di assumere lavoratori stranieri extra Ue entro il 2026 o lo ha già fatto tra il 2021 e il 2023. A spingere gli imprenditori a rivolgersi all’estero per soddisfare il proprio fabbisogno occupazionale è principalmente la mancanza di lavoratori italiani, segnalata dal 73,5% delle imprese.

Formazione e apertura all’estero

Anche per questo il 68,7% delle aziende è disposto a investire entro il 2026 in formazione del personale straniero, a fronte del 54,5% di quelle che non assumono lavoratori extra-Ue. È quanto emerge dall’indagine di Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.500 imprese manifatturiere e dei servizi con addetti compresi tra 5 e 499.

“L’Italia comincia ad avvertire gli effetti dell’invecchiamento della popolazione dovuto alle dinamiche demografiche – evidenzia il presidente di Unioncamere, Andrea Prete – I lavoratori immigrati sono quindi sempre di più una risorsa indispensabile per far fronte alla domanda di occupazione delle imprese.”

“C’è anche un bacino di italiani di seconda o terza generazione che vivono soprattutto nel Sud America al quale il nostro Paese dovrebbe guardare con attenzione. Si tratta spesso di giovani con competenze già consolidate e con un legame di lingua e di storia familiare con l’Italia, che potrebbero essere interessati a trasferirsi nel nostro Paese.”

Chi viene assunto e dove

Il 47,1% delle imprese prevede di assumere operai specializzati extra Ue entro il 2026 o li ha assunti tra il 2021 e il 2023. Seguono il 32,6% per operai generici, il 13,3% per lavoratori del terziario, l’11,1% per artigiani, il 9,3% per tecnici specializzati, il 4,9% per professionisti altamente qualificati e appena l’1,1% per manager.

Nord Est traina, Mezzogiorno più cauto

Sono soprattutto le imprese del Nord Est a ricorrere a lavoratori stranieri per fare fronte ai loro piani di assunzione. Il 36,5% delle imprese del Triveneto assumerà personale extra Ue entro il 2026 o lo ha già fatto tra il 2021-23, a fronte del 31,8% del totale del sistema imprenditoriale italiano. A trainare sono soprattutto le imprese del Trentino-Alto Adige/Südtirol (39,1%), seguite da quelle del Veneto (37,6%) e del Friuli-Venezia Giulia (36,8%).

La difficoltà di trovare lavoratori italiani motiva il 73,5% delle imprese a cercare personale straniero fuori dall’Unione europea. Seguono, anche se in misura minore: mancanza di giovani derivante dal calo demografico (12,6%), migliori competenze tecniche da parte dei lavoratori stranieri (9,4%) e, solo marginalmente, il minore costo del lavoro (3,0%).

Chi assume di più

Più imprese manifatturiere, più tecnologiche, più grandi: è questo l’identikit delle realtà imprenditoriali che mostrano una maggiore propensione ad assumere lavoratori extra europei. Il 37,2% delle imprese industriali ha pianificato di farlo entro il 2026 o lo ha fatto tra il 2021 e il 2023, a fronte del 27,4% di quelle dei servizi.

Tecnologia e dimensioni aziendali

Nel manifatturiero, il 40,2% delle imprese che ricorre al mercato del lavoro al di fuori dell’Ue appartiene ai settori ad alta tecnologia, mentre nei servizi il 36,2% opera nei settori a bassa intensità tecnologica. Nel complesso, la metà delle aziende che assumono stranieri non europei impiega tra 50 e 499 addetti, a fronte del 27,3% delle piccole imprese.

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