giovedì, Luglio 3, 2025
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Stress e burnout costano alle aziende italiane 88,5 miliardi di euro

AGI – Una nuova indagine nazionale condotta dalla piattaforma di terapia online Unobravo rivela il costo “nascosto” del burnout nei luoghi di lavoro italiani, sia emotivo sia economico.

Con il 44% dei lavoratori che si sente stressato e il 29% che ne è già affetto, i risultati evidenziano come lo stress prolungato stia diventando un problema diffuso. Eppure solo il 9% delle persone colpite ha cercato supporto psicologico.

L’indagine del 2025, condotta su oltre 1.500 lavoratori italiani, individua i settori, le città e le fasce d’età più a rischio, mentre il commento esperto della Clinical Director di Unobravo, la Dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, esplora come il burnout si sviluppi silenziosamente e cosa possono fare i datori di lavoro per prevenirlo.

La mancanza di riconoscimento, i carichi di lavoro eccessivi e i bassi stipendi stanno alimentando una crisi nazionale nel posto di lavoro

Cos’è il burnout?

La sindrome da burnout, definita come uno stato di esaurimento emotivo, fisico e mentale causato da stress cronico sul posto di lavoro, non si manifesta da un giorno all’altro, ma si sviluppa gradualmente con l’accumularsi dello stress lavorativo nel tempo. Secondo i nuovi risultati di Unobravo, la principale causa di stress legato al lavoro tra gli italiani è la mancanza di riconoscimento o apprezzamento, citata dal 39% degli intervistati.

I lavoratori più giovani sembrano particolarmente vulnerabili al burnout, con il 56% dei 25-34enni che segnala stress sul posto di lavoro e il 16% che afferma di sentirsi costantemente stressato. Anche le donne sono leggermente più colpite, con il 51% che sperimenta stress frequente, rispetto al 39% degli uomini.

Bologna, Genova e Milano tra le città italiane più a rischio burnout

Bologna, Genova e Milano sono in cima alla lista delle metropoli italiane più a rischio di burnout. Elevati livelli di stress sul lavoro, uniti a un supporto insufficiente e a pressioni finanziarie, fanno sì che per molti residenti lo stress non si limiti alla porta dell’ufficio, ma permei l’intera giornata. Questa tensione costante evidenzia l’urgente necessità di un migliore supporto sul posto di lavoro e di iniziative per l’equilibrio tra lavoro e vita privata, nei maggiori centri urbani d’Italia.

I settori più esposti

I lavoratori del commercio al dettaglio, della sanità e dell’hospitality sono quelli che corrono il rischio di burnout più elevato in Italia
La crisi è particolarmente grave tra i lavoratori in prima linea e i settori che richiedono un impegno emotivo elevato.

In questi settori, lunghe ore di lavoro, stress emotivo e team con risorse insufficienti generano un elevato livello di stress. Nonostante ciò, molti lavoratori si sentono ancora privi di supporto: oltre il 43% dei lavoratori del commercio al dettaglio afferma che il proprio datore di lavoro non fornisce un supporto adeguato.

Al di fuori dei primi cinque, i settori dei media e della creatività hanno registrato il tasso di burnout più basso (15%), probabilmente grazie a una maggiore autonomia e a ruoli ben definiti, sebbene il 30% si senta ancora privo di supporto.
Quasi un quarto degli italiani ha pensato di lasciare il lavoro a causa dello stress Il burnout sta spingendo molti lavoratori al limite. Quasi un italiano su tre afferma di averne sofferto, eppure solo il 9% cerca un supporto psicologico.

La psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo, la Dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, spiega: “Il burnout si sviluppa silenziosamente, prima con una stanchezza costante, la perdita di motivazione e, in seguito, il distacco emotivo. Molte persone ci convivono in silenzio per mesi o anni, credendo di doverlo solo superare. Ma col tempo, erode la concentrazione, la fiducia in se stessi e il benessere mentale. I nostri risultati mostrano che il 69% degli italiani afferma che lo stress sta già danneggiando la propria produttività, quasi un quarto ha pensato di lasciare il lavoro a causa di ciò e il 16% si è già preso del tempo per affrontarlo”.

“Quando il burnout non viene identificato ed affrontato, non colpisce solo i singoli individui, ma si diffonde anche ai team e alla cultura aziendale”, aggiunge la dott.ssa Fiorenza Perris. “È fondamentale che i datori di lavoro lo prendano sul serio prima che inizi ad essere considerato una realtà inevitabile dell’esperienza lavorativa”.

Finanziariamente, le conseguenze sono altrettanto gravi. Tra assenteismo e riduzione della produttività, secondo la ricerca di Unobravo, il burnout costa alle aziende italiane circa 88,5 miliardi di euro all’anno. “Si parla molto di performance e produttività, ma il burnout sta silenziosamente minando entrambi”, afferma la dott.ssa Fiorenza Perris. “Quando le persone sono mentalmente presenti ma emotivamente provate, il lavoro ne risente, insieme all’azienda”.

Cosa possono fare i datori di lavoro 

Riconoscere i primi segnali di burnout è fondamentale per tutelare il benessere dei dipendenti e, secondo la Dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, i datori di lavoro svolgono un ruolo cruciale.

La dott.ssa Fiorenza Perris propone quattro possibili strategie che i luoghi di lavoro dovrebbero adottare per prevenire il burnout tra i propri dipendenti:
1.    Costruire una cultura aziendale basata sul supporto
“Le persone potrebbero non autorizzarsi a parlare apertamente del loro stress nei luoghi di lavoro che lo trattano come una debolezza. I leader che agiscono come esempio di vulnerabilità e incoraggiano conversazioni sincere sul tema creano ambienti emotivamente sicuri, dove dire ‘Sono in difficoltà diventa normale, non rischioso”. 
2.    Garantire che le risorse per la salute mentale siano visibili e accessibili
“Quando qualcuno si sente sopraffatto, potrebbe non avere lo spazio mentale per seguire procedure lunghe, articolate o poco chiare. L’accesso al supporto deve essere semplice, chiaro e immediato, che si tratti di terapia, di tempo libero o di un responsabile con cui parlare”. 
3.    Pianificare i carichi di lavoro tenendo conto del benessere psico-emotivo
“Il burnout spesso inizia con la sensazione di essere intrappolati tra richieste continue. Rispettare le pause, stabilire dei limiti e riconsiderare aspettative irrealistiche è fondamentale per mantenere le persone mentalmente in salute”. 
4.    Dare priorità all’autonomia e al riconoscimento
“Quando le persone si sentono sicure di poter prendere decisioni e riconosciute per il loro impegno, sono più resilienti. L’autonomia ripristina un senso di controllo e il riconoscimento ricorda loro che il loro lavoro è importante”.

 

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