venerdì, Luglio 4, 2025
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A Bari il rap entra nel carcere minorile. Cekka: “Abbiamo trasformato i pensieri in musica”

AGI – Il portone si è aperto pesante, lento, come a voler misurare il passo di chi entrava. Dentro al carcere minorile Fornelli di Bari è arrivata Francesca Ricciardi, in arte Cekka. È la prima donna rapper ad avviare un laboratorio musicale con i giovani detenuti. Ma non era sola: con lei c’era l’eredità di Nicola Antonacci, in arte Walino, rapper barese scomparso prematuramente nel luglio 2023, autore del progetto originale e compagno nella vita di Cekka. Un passaggio di testimone da cuore a cuore, da penna a penna.

Il progetto si chiama Rhapsody – Musica rap in carcere ed è un’iniziativa della cooperativa barese Il Nuovo Fantarca, diretta da Rosa Ferro, realizzata nel corso di un anno – e conclusa qualche giorno fa – con il cofinanziamento del Garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.

Undici i brani scritti e registrati da giovani reclusi. Brani che raccontano “la loro vita, i loro sogni, quello che amano e ciò a cui hanno rinunciato con le proprie scelte”, spiega Rosa Ferro all’AGI. “Dal 2009 portiamo teatro, cinema e musica dietro le sbarre – racconta ancora – questo progetto lo avevamo scritto con Walino, rapper di talento e collaboratore di artisti come Clementino. Dopo la sua scomparsa, a luglio 2023, ho sentito sua madre. Mi ha detto: ‘Non ti preoccupare, la sua compagna ti aiuterà’. E così è stato”.

I brani

Cekka è entrata nel carcere con rispetto e coraggio, trovandosi di fronte ragazzi di appena 14 anni e altri poco più grandi. “Mi hanno accolta come una sorella maggiore – spiega – mi hanno affidato i loro pensieri, e insieme li abbiamo trasformati in musica. Alcuni testi parlano d’amore, delle stelle viste di notte attraverso un vetro. Altri di storie personali, dei reati commessi, del peso che ha la droga in vite così giovani”. E c’è spazio anche per la leggerezza. “Alcuni brani – dice sorridendo Cekka – sono stati anche un po’ autocelebrativi. Ma ciò che mi ha colpita davvero è stata la voglia di raccontarsi, di cercare parole nuove per dire il disordine che si portano dentro”.

Accanto a lei, hanno lavorato Claudio La Piana (Kifkiffen), Marco De Santis (Redshot) e Amedeo Lori (Fatgun), registrando le tracce su type beats, poi caricate sulla piattaforma musicale interna alle carceri italiane. Non si è trattato solo di un laboratorio. Per Cekka è stata una forma di restituzione: un modo per portare dentro quelle mura la visione e l’anima di Walino, e trasformarla in qualcosa di vivo, che potesse toccare altre vite. “Un’esperienza stupenda, che mi ha arricchita come donna. Non ho mai pensato di poterli salvare, ma forse si può far germogliare in loro una speranza. Mostrare che un’altra strada è possibile”, sottolinea.

“In uno di loro ho visto una luce speciale. Ha detto che, appena uscirà, vorrà continuare: magari girare video, vivere di musica. È davvero molto bravo. Chissà, forse potrà davvero affrontare un’altra vita”, rivela la rapper. Rhapsody si conclude, ma le note restano: undici tracce come undici semi, piantati tra le sbarre e il beat, nella speranza che un giorno possano fiorire liberi.

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