venerdì, Luglio 4, 2025
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Il 90% degli italiani va su Internet tutti i giorni

AGI – Il 90% degli italiani accede a Internet tutti i giorni, il 48% per almeno 4 ore: i giovani adulti e gli adulti hanno il più alto livello di consumo, i minori e gli anziani il più basso. È quanto emerge dal report sull’alfabetizzazione digitale e mediatica degli italiani, presentato oggi dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, sondaggio effettuato somministrando un questionario a un campione di 7.053 individui rappresentativo della popolazione italiana dai 6 anni in su, residente in Italia.

I 4 capitoli

Il primo riguarda la disponibilità di dispositivi tecnologici nella popolazione, la frequenza di accesso a Internet e le principali attività svolte online, indagando anche sulle modalità utilizzate dai genitori per regolare l’accesso ai media da parte dei propri figli. Dallo studio emerge un’ampia disponibilità di device tecnologici: il 91% possiede uno smartphone, 2 italiani su 3 hanno smart TV e computer portatile, mentre console e assistenti virtuali sono utilizzati soprattutto dalle fasce d’età più giovani.

Tra le attività più svolte online prevale l’acquisizione di informazioni e la ricerca di notizie, soprattutto per adulti e anziani, la comunicazione con gli amici per i grandi minori e la fruizione di contenuti audiovisivi. L’80% degli italiani continua ad accedere ai media durante i pasti, guardando programmi televisivi in 4 casi su 5, mentre il 20% tra i 6 e i 34 anni accede a social network e piattaforme di condivisione video.

Quanto al controllo dei genitori sui figli, 8 genitori su 10 regolano l’accesso ai media, mentre il 13% impone il divieto assoluto e il 4,8% lascia totale libertà di utilizzo. Le regole più diffuse sono il monitoraggio e il co-using (genitori over 45 e laureati), i limiti di tempo con fasce orarie e il blocco di contenuti specifici (genitori under 45 e meno istruiti). Il 10,6% dei genitori modifica le impostazioni sulla privacy degli account dei figli, solo il 12,5% parla con i figli dell’esperienza di navigazione online.

Il secondo capitolo è dedicato invece all’individuazione dei fabbisogni di alfabetizzazione digitale e mediatica: 8 italiani su 10 si dichiarano preoccupati per una molteplicità di contenuti e attività considerate fonti di rischio. In particolare, 4 su 10 segnalano hate speech, contenuti illegali di vario tipo, sfide social, disinformazione e cyberbullismo. Solo il 15% dei cittadini si dichiara molto preoccupato dalla presenza di contenuti audiovisivi non protetti dal diritto d’autore. In generale, gli anziani sono più preoccupati dei minori. Più della metà della popolazione italiana si è imbattuta in contenuti di disinformazione, revenge porn e hate speech e, in particolare, oltre 4 italiani su 10 (il 43,5%) dichiarano di aver incontrato contenuti di disinformazione. Circa 3 minorenni su 4 si sono imbattuti in contenuti negativi generati dagli utenti: sfide social, cyberbullismo, revenge porn, contenuti che incoraggiano disturbi alimentari, uso di sostanze stupefacenti illegali o contenuti sessuali non desiderati.

Quanto all’agire dei cittadini per arginare i fattori di rischio, lo studio mostra che più di 8 italiani su 10 compiono qualche azione di contrasto: oltre la metà evita di accedere a canali, testate, siti o piattaforme dopo aver incontrato contenuti inquinanti, circa un terzo verifica la fonte del contenuto o della notizia potenzialmente rischiosa. Più è alto il livello di istruzione, maggiore è la frequenza di segnalazioni. Tuttavia, quasi metà della popolazione (44,1%) non si rivolge a nessuno per avere indicazioni e suggerimenti su un uso critico e consapevole dei media. Sono soprattutto i minorenni ad avere fiducia negli insegnanti (circa un terzo) e nella famiglia (oltre la metà) per affrontare i rischi del web, mentre i grandi minori si rivolgono più spesso ad amici e compagni di scuola (30%).

Sull’esistenza degli algoritmi

Il terzo capitolo del report mostra che più della metà della popolazione italiana dai 14 anni in su (58,9%) è a conoscenza del ruolo degli algoritmi di raccomandazione utilizzati dalle principali piattaforme online, ma con un ampio divario tra anziani (35,9%) e giovani adulti (73,3%). Solo il 7% degli italiani ha un livello ottimale di alfabetizzazione algoritmica, mentre il 64,6% ha un livello nullo o scarso (l’83% tra gli anziani). Poco più di un quarto ha un livello discreto o buono.Il 48% della popolazione è consapevole della possibilità di personalizzare l’esperienza di fruizione sulle piattaforme online tramite segnalazioni o modalità di cura dei contenuti, soprattutto tra grandi minori e giovani adulti.

Policy e proposte

Il quarto capitolo si concentra infine sulle policy e le proposte operative emerse dall’indagine. Come ha spiegato all’AGI il direttore Agcom, Mario Staderini, al termine della conferenza stampa, “da questa indagine, fatta nel 2024, emergono in maniera importante tre cose.

  • Primo: manca una conoscenza, in particolare tra gli anziani ma non solo, di come funziona l’ecosistema digitale, cioè degli algoritmi che muovono i contenuti e di tutto ciò che si può fare per avere un accesso personalizzato.
  • Secondo: il ruolo importante che hanno i genitori da una parte e la scuola dall’altra per i minori, che sono i luoghi più strategici.
  • Terzo: alcuni contenuti – disinformazione e discorsi d’odio – meritano programmi e interventi specifici che consentano ai cittadini, da un lato, di capire e distinguere fatti e opinioni, e dall’altro, di saper reagire anche con l’aiuto delle istituzioni agli attacchi di hate speech”.

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