AGI – C’è ancora un po’ d’Italia, uno strano mix dal sapore sardo-tedesco, nel tabellone femminile di Wimbledon da cui è uscita troppo presto Jasmine Paolini, finalista dello scorso anno e dove Elisabetta Cocciaretto dopo l’impresa contro Jessica Pegula, si è fermata al terzo turno. Il pezzetto d’Italia cui aggrapparsi è rappresentato da Laura Siegemund, entrata sull’erba dell’All England Club da numero 104 al mondo e approdata ai quarti di finale dove oggi sfiderà Aryna Sabalenka.
Chi è Laura Siegemund
È una tedesca di Filderstadt (guai a paragonarla a Steffi Graf, non lo gradisce) ma vive e si allena in Sardegna a Porto Torres con il partner e coach Antonio Zucca sui campi del locale tennis club, seguita, per quanto riguarda la condizione atletica, da Matteo Boccolini, il preparatore della Dinamo Basket. E visto che notoriamente la Sardegna è terra di centenari gagliardi, Siegemund non smentisce il trend: a 37 anni e 118 giorni è la più anziana a raggiungere i quarti sull’erba di Wimbledon. Ha messo in fila e senza mai perdere un set, Peyton Stearns, Leylah Fernandez, la testa di serie n.6 Madison Keys e Solana Sierra. La migliore dei “veterani” in un’edizione di Wimbledon dove gli ultratrentenni si sono messi in mostra, da Fabio Fognini (38) a Marin Cilic (37 il prossimo settembre), Grigor Dimitrov (34) e ovviamente Djokovic (38).
Una campionessa di doppio
E pensare che la bionda tedesca che ha fatto impazzire le avversarie sfoderando rotazioni e variazioni finora è stata soprattutto una campionessa di doppio, vincitrice del misto agli Open Usa nel 2016 e al Roland Garros lo scorso anno rispettivamente in coppia con Mate Pavic e Edouard Roger Vasselin, e detentrice in coppia con Vera Zvonareva del titolo di doppio femminile degli Us Open nel 2020 e quattro anni dopo del doppio femminile alle Wta Finals. In singolare non è andata oltre il 27° posto del ranking mondiale (nove anni fa) e nel 2012 aveva anche lasciato la carriera tennistica (“non mi divertivo più, non ero felice”) per dedicarsi agli studi laureandosi in Psicologia, con una tesi dal sapore autobiografico: “Il fallimento sotto pressione”.
Il ritorno
Poi è tornata e alla grande, portando in campo quello che aveva studiato: “Sono sempre concentrata su me stessa, indipendentemente da chi c’è dall’altra parte della rete. Non gioco contro un nome, ma contro una giocatrice che ha uno stile di gioco preciso. Forse questo è il segreto per cui riesco a giocare bene contro le più forti”, ha detto. Una ricetta sensata per affrontare la numero 1 del mondo, che peraltro ha raccontato che non ama affrontare giocatrici come la tedesca che usano tanto lo slice e cambiano ritmo e direzione alla palla.