AGI – Il Mediterraneo rimane al centro della strategia diplomatica italiana. Lo ha ribadito con forza il Ministro degli Esteri Antonio Tajani durante il suo intervento dell’8 luglio al convegno “Democrazia e Parlamentarismo nella Regione Mediterranea”, tenutosi nella Sala della Regina della Camera dei Deputati. L’occasione è servita a presentare la visione italiana di una regione strategica, in cui si intersecano questioni di sicurezza, migrazioni, sviluppo economico e cooperazione politica. “Il dialogo e lo scambio con i Paesi del Nord Africa e dell’intera regione mediterranea sono per noi di cruciale importanza”, ha affermato il capo della diplomazia italiana, sottolineando i legami storici e geopolitici che uniscono l’Italia alla sponda sud del Mediterraneo. “Abbiamo relazioni storiche con questa regione, interessi e un ruolo da svolgere per la stabilità regionale”, ha aggiunto.
Tajani ha ribadito che questa consapevolezza viene portata avanti anche ai vertici della NATO e dell’Unione Europea, sollecitando le istituzioni transatlantiche e comunitarie a “prestare particolare attenzione al Mediterraneo”. Questa richiesta riflette la crescente instabilità nella regione, afflitta da crisi democratiche, pressioni migratorie e ambizioni di potenze straniere come Russia e Cina. Riguardo alla Russia, il ministro ha espresso preoccupazione per la sua crescente presenza nell’area: “La Russia, con la sua presenza in Siria, voleva avere una base militare nella regione del Mediterraneo, e ora è pronta a invadere la Libia per stabilirvi una base navale. Questo non promuove la nostra sicurezza né un percorso democratico per quel Paese”.
Ma il Mediterraneo non è solo una questione di sicurezza: è anche un laboratorio di cooperazione e crescita condivisa. Per questo Tajani ha insistito sul ruolo positivo che l’Italia può svolgere nella regione. “Anche in questi mondi diversi dal nostro, l’Italia ha un ruolo da svolgere perché è ben vista, come nel caso tra Israele e Palestina”, ha affermato, rilanciando lo spirito del “Piano Mattei” come strumento di cooperazione paritaria, “volta a promuovere la tutela dei diritti e delle libertà civili”, ma avvertendo: “Attenzione a non farlo con un atteggiamento neocoloniale”.
Uno dei pilastri dell’approccio italiano è il sostegno alla democrazia come fattore di stabilità: “La democrazia garantisce stabilità e rispetto dei diritti umani, ma anche un’alternativa a quanto sta accadendo oggi, con la tratta di esseri umani, che sta causando troppe morti nella regione del Mediterraneo”, ha dichiarato, aggiungendo che “la democrazia non è facile da esportare”, come hanno dimostrato le difficoltà post-Primavera araba. Per questo Tajani ha auspicato un approccio pragmatico, rispettoso delle specificità locali, basato sul dialogo e sulla diplomazia parlamentare: “Credo enormemente nella diplomazia parlamentare. L’idea di esportare arrogantemente un modello democratico è, per me, del tutto controproducente, perché nessuno accetterà qualcosa che non considera proprio. Il dialogo, anche parlamentare, può contribuire a raggiungere questo obiettivo”, ha sottolineato.
Allargando la prospettiva all’intera regione, Tajani ha ricordato l’impegno dell’Italia nei Balcani occidentali, annunciando la sua partecipazione a Dubrovnik al forum organizzato dal governo croato, subito dopo il vertice sull’Ucraina: “Il governo, dopo un periodo di lontananza, ha permesso all’Italia di tornare a essere un attore chiave in questa regione”. Infine, ha espresso un auspicio riguardo a due delle principali questioni irrisolte della regione: “Auspichiamo che si possano tenere al più presto le elezioni in Libia, e anche in Palestina“. Obiettivi che richiedono tempo, equilibrio e un ruolo attivo della diplomazia italiana, che – secondo Tajani – è chiamata a “trasformare il Mediterraneo in un’area di pace”.