AGI – La crisi in Siria si sta allargando con il coinvolgimento diretto di Israele che ha potenziato i suoi attacchi in difesa dei drusi, colpendo persino la presidenza e il quartier generale dell’esercito siriano a Damasco. Una situazione caotica dentro la Siria e al confine con Israele, mentre la comunità internazionale chiede la fine delle violenze e degli abusi ai danni dei civili.
Attacchi su Sweida e rappresaglie israeliane
Per il secondo giorno consecutivo, Israele ha attaccato la città meridionale di Sweida, a maggioranza drusa, epicentro delle violenze che da domenica hanno già causato 248 morti, coinvolgendo drusi, beduini e forze governative dispiegate in loco. Dopo aver minacciato di intensificare i suoi attacchi contro queste ultime, Israele ha bombardato il quartier generale dell’esercito siriano a Damasco e il palazzo presidenziale, sede del nuovo leader Ahmed Al-Sharaa, spingendosi più in là sulla strada delle rappresaglie.
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The Druze hang an Israeli flag on the roof of one of the buildings in Suwayda, Syria. pic.twitter.com/0bMSmSvP56
— Open Source Intel (@Osint613) July 16, 2025
Violazioni del cessate il fuoco e abusi
L’IDF ha annunciato che si sta preparando per giorni di battaglia, prospettando un quadro ancora più complesso e incerto. In violazione del cessate il fuoco, gli scontri sono proseguiti anche oggi a Sweida, precedentemente occupata dai combattenti drusi locali, dove il regime islamista siriano e i suoi alleati si sono schierati da ieri con il chiaro desiderio di estendere la propria autorità. L’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr/Osdh), testimoni e gruppi drusi li hanno accusati di numerosi abusi, tra cui esecuzioni sommarie di civili e saccheggi.
Bilancio delle vittime e tensioni al confine
Secondo la Ong, 248 persone sono state uccise dall’inizio degli scontri domenica tra combattenti drusi e tribù beduine, che hanno spinto le forze governative a intervenire a fianco di queste ultime. La maggior parte delle vittime erano combattenti di entrambe le parti, insieme a 28 civili drusi, tra cui “21 giustiziati sommariamente” da membri delle forze governative, secondo l’Ong con sede nel Regno Unito.
Reazioni israeliane e mobilitazione drusa
Israele, che occupa e ha annesso parte delle alture del Golan siriane, ha ribadito in questi giorni che non permetterà una presenza militare nella Siria meridionale, vicino al confine condiviso. L’esercito israeliano “aumenterà l’intensità della sua risposta contro il regime se il messaggio non verrà recepito”, ha dichiarato il ministro della Difesa Israel Katz, chiedendo al governo siriano di “lasciare in pace” i drusi di Sweida.
Sciopero e proteste della comunità drusa
“Israele non abbandonerà i drusi in Siria e imporrà la politica di smilitarizzazione” nel sud del Paese annunciata dopo la caduta dell’ex presidente siriano Bashar al-Assad a dicembre, ha affermato il ministro. A seguito delle minacce, l’esercito israeliano ha quindi colpito diversi siti simboli del potere civile e militare a Damasco. La televisione di stato siriana ha riferito che due persone sono rimaste ferite nel centro della capitale, senza specificare il luogo esatto.
Tensione al confine e appelli internazionali
L’esercito israeliano ha anche annunciato di aver rinforzato le sue truppe al confine siriano e di aver identificato “decine di sospetti” che tentavano di attraversare il confine dalla Siria, nell’area di Hadar. La comunità drusa in Israele ha accusato il governo e l’esercito di non fare abbastanza per proteggere i “nostri fratelli massacrati” in Siria, decretando uno sciopero e “giorni della rabbia“, con effetto immediato.
Appello dello sceicco al-Hejri
Decine dei suoi esponenti si sono ammassati sulla linea di confine con la Siria, nel Golan, e anche oggi hanno varcato la frontiera nell’area di Majdal Shams. Le IDF, che hanno rafforzato il dispositivo di sicurezza dispiegando unità di polizia, hanno disperso il gruppo con gas lacrimogeni, affermando di essere impegnati a riportarlo al sicuro. Il sito web locale Suwayda 24 ha riferito, intanto, di “un pesante bombardamento di artiglieria e mortai” sulla città e i suoi dintorni dall’alba.
Risposta del ministero della Difesa siriano
Il ministero della Difesa siriano ha dichiarato che “gruppi ribelli hanno ripreso ad attaccare l’esercito e le forze di sicurezza interna in città” dopo la dichiarazione del cessate il fuoco. “L’esercito continua a rispondere alle fonti di fuoco in città”, ha aggiunto il ministero, citato dall’agenzia di stampa ufficiale Sana, esortando i residenti a rimanere in casa.
Appello internazionale e crisi umanitaria
Uno dei più influenti leader religiosi drusi, lo sceicco Hikmat al-Hejri, ha rivolto un appello al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu “e a tutti coloro che hanno influenza nel mondo”. “Salvate Sweida“, ha detto, denunciando che “il nostro popolo viene sterminato e ucciso a sangue freddo“. Tuttavia, i principali leader religiosi drusi hanno posizioni divergenti: ieri lo sceicco Hejri si è distinto invitando i combattenti drusi a non deporre le armi.
Preoccupazione internazionale
Il deteriorarsi della crisi a Sweida è motivo di preoccupazione per l’Unione europea e per la Francia, che hanno deplorato gli abusi sui civili e chiesto la fine immediata delle violenze. La provincia di Sweida ospita la più grande comunità drusa del Paese, una minoranza esoterica con radici nell’Islam che contava circa 700.000 persone in Siria prima della guerra civile ed è presente anche in Libano e Israele.
Sfide per il governo ad interim
La nuova ondata di violenze in corso illustra le sfide che il governo ad interim di Al-Sharaa deve affrontare da quando, con una coalizione di gruppi ribelli sunniti, ha rovesciato il regime di Bashar al-Assad a dicembre, in un Paese devastato da quasi 14 anni di guerra civile.