giovedì, Luglio 17, 2025
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“L’Iran verso una nuova rivolta. Continuare a colpire il nucleare”

AGI – L’Iran sta per voltare pagina e chiudere con il regime degli ayatollah. Non ha dubbi Hossein Abedini, vicepresidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Ncri), a Roma per una serie di incontri istituzionali. “In Iran ci sono state già tre rivoluzioni: nel 1906, nel 1953 e nel 1979. Siamo alla vigilia della quarta”, spiega parlando con l’AGI. “La gente scende in strada per protestare. Non come nel 2022, quando fu uccisa Mahsa Amini, ma c’è un vulcano pronto a esplodere”, assicura, “se non è ancora successo è per la durissima repressione” con cui fin qui il regime è riuscito a tenere gli iraniani sotto il suo giogo.

La guerra dei 12 giorni ha avuto un impatto, nel bene e nel male. Da una parte potrebbe aver rallentato un processo in corso: “Gli iraniani non hanno appoggiato il conflitto. La democrazia non si può imporre con le bombe, deve venire dal basso”. Dall’altro, l’uccisione di tante figure chiave tra i potentissimi Guardiani della Rivoluzione “ha esposto la vulnerabilità del regime”. Gli ayatollah sono secondo Abedini più deboli che mai. “Prima potevano contare su quattro capitali, Damasco, Beirut, Sanaa e Baghdad, e su un corridoio diretto verso la Siria”. Ora quella rete di potere non esiste più.

 

 

Le prossime mosse

Tutto questo non basta. L’attacco di Israele e Stati Uniti “ha dimostrato che nessun regime può essere rovesciato da una guerra. Tocca agli iraniani farlo”, avverte. Non da soli, però. Il sostegno della comunità internazionale, e dell’Occidente in particolare, è determinante. “Non chiediamo soldi e neppure armi. Chiediamo sostegno a una transizione democratica”, tiene a chiarire Abedini citando le parole della presidente dell’Ncri, Maryam Rajavi. Per questo obiettivo, è indispensabile che siano colpiti i gangli vitali del regime.

Innanzitutto, i pasdaran. “I Guardiani della rivoluzione devono essere inseriti nella lista nera europea delle organizzazioni terroristiche”. Poi bisogna colpire il programma nucleare. “È necessario attivare subito il meccanismo dello ‘snapback’ previsto dall’accordo del 2015 e far partire la procedura per reintrodurre sanzioni all’Iran. L’Europa non deve continuare a esitare”, ammonisce. Perché Abedini, esperto del programma atomico iraniano, non crede che Teheran voglia davvero il nucleare per scopi pacifici – “è uno dei paesi più ricchi di gas al mondo, che bisogno ha del nucleare?” – e perché ‘l’appeasement’ tentato con gli ayatollah non ha funzionato, come non funzionò quello di Chamberlain con Hitler. “Si è provato con la tecnica del bastone e della carota. Khamenei si è mangiato tutta la carota e il bastone è sparito”, ironizza.

Un Paese in sofferenza

“Le condizioni dei diritti umani sono drammatiche, il numero delle esecuzioni, spesso senza processo, è in spaventoso aumento. Nel mirino, gli oppositori politici, e le minoranze etniche e quelle religiose”, elenca sfogliando un copioso volume rilegato in rosso con nomi e fotografie di decine di migliaia di dissidenti uccisi dal 1979. Poi c’è “il terrorismo di regime, centinaia di attentati per colpire oppositori fuggiti all’estero”. Come lo stesso Abedini, che vive in esilio in Gran Bretagna dopo essere sopravvissuto a un attentato a Istanbul nel 2018. “Mi hanno sparato vicino al cuore e al fegato”, racconta, “e hanno tentato per due volte di finirmi mentre ero ricoverato in ospedale”. Si è salvato dai sicari per caso: “Un miracolo”.

Ma non si è fermato, così come continua la mobilitazione del Consiglio della resistenza iraniana che attraverso i suoi uffici in tutto il mondo, Italia compresa, sta cercando di convincere parlamenti e governi a rivedere i rapporti con Teheran. Per quel sostegno indiretto ma prezioso di cui l’opposizione interna ha bisogno. Difficile dire quando arriverà il momento giusto o cosa provocherà la valanga. Potrebbe essere un grande evento, “come la morte di Khamenei”, o un movimento dal basso, come ‘Donna, vita, libertà’, per esempio contro l’aumento del prezzo del pane. Ma manca poco, è fiducioso Abedini: “Ci sarà presto un’altra rivolta. Una grande rivolta”.

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