giovedì, Luglio 17, 2025
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La stella Nba che vuole aiutare Carlsen a cambiare gli scacchi

AGI – Derrick Rose è stato uno dei talenti più puri e spettacolari della NBA degli ultimi vent’anni. A Chicago si è guadagnato un affetto quasi paragonabile a quello riservato a Michael Jordan. Pochi erano in grado di trattata la palla come lui, point guard capace di creare gioco, colpire da fuori e prendersi responsabilità pesanti nei momenti decisivi. Poi gli infortuni, uno dopo l’altro, hanno interrotto e limitato la sua carriera. Oggi, però, Rose ha una nuova missione: rendere gli scacchi cool.

Lo ha racconta, tra i tanti, anche il Washington Post, riflettendo su una passione coltivata in silenzio per anni. Mentre tanti colleghi passavano il tempo tra carte, videogiochi e serie tv durante le lunghe trasferte, lui spesso si esercitava con una scacchiera portatile o sullo smartphone. Ma non ne parlava con nessuno. Ha iniziato come tanti: studiando le aperture più comuni, come la Difesa Siciliana o facendo esercizi di tattica. Ma non ha mai avuto il coraggio di coinvolgere gli altri. E c’è una frase potentissima che colpisce tutti quelli che hanno a cuore questo gioco: “Avrei voluto sapere prima che altri giocavano. Come Drew Gooden. Non ne abbiamo mai parlato. È come una setta. Ci sono seicento milioni di persone che giocano, ma tutti lo dicono sottovoce. Io invece voglio che tutti lo urlino. Voglio che gli occhi delle persone si concentrino sul gioco”. Per Rose questa ‘mancanza’ è diventata un vero rimpianto. Un rimpianto che oggi si traduce in impegno: promuovere gli scacchi, renderli visibili, accessibili, parte della cultura pop. E chissà, magari anche portare un po’ di playground nei tornei.

Il Chesstival

Il “grande debutto” di Rose nel mondo degli scacchi è arrivato domenica. scorsa, a Las Vegas, attraverso un evento organizzato insieme al giocatore più forte del mondo, e forse di tutti i tempi, Magnus Carlsen nel salone del Wynn Hotel. Un appuntamento che Rose aveva in testa da un sacco di tempo, lanciandolo alcuni anni fa. Ma in Nevada è riuscito finalmente a fare un cambio di passo. A sfidarsi, tra blitz match e partite lampo, c’erano altri nomi noti dell’NBA: Rajon Rondo, Tony Snell, Robinson-Earl e tanti curiosi.

Rose non si è distinto particolarmente per un gioco brillante ma, da padrone di casa, ha curato ogni aspetto dell’evento. Ha partecipato a sessioni strategiche con Carlsen, che gli ha fatto da coach. “Magnus è il GOAT degli scacchi”, ha detto. “Molti lo descrivono come uno un po’ folle, invece è equilibrato e disponibile. È stato bellissimo interagire con lui. Vogliamo rendere visibile il gioco, non banalizzarlo. Il basket ha l’All-Star Game per coinvolgere la gente. Ecco, vogliamo fare lo stesso con gli scacchi”.

Carlsen, da parte sua, ha detto di seguire l’NBA da più di 15 anni. Ma non è l’unico. Tra i big player presenti c’era anche Hikaru Nakamura, il numero due al mondo per punteggio scacchistico (punteggio Elo), che ha spiegato come da ragazzo fosse un fan sfegatato dei Knicks anni ’90. E anche lui, intercetato dal Washington Post ha usato un paragone forte: “Gli scacchi sono come la lotta. C’è la versione olimpica, rigorosa e tecnica, ma poi c’è la WWE, che attira il grande pubblico. Abbiamo bisogno di entrambi. È pazzesco che star NBA come Rondo ci guardino come dei geni. Se più persone cominciassero a vedere gli scacchi così, sarebbe solo un bene”.

Per Rose, oggi 35enne e con oltre 160 milioni di dollari guadagnati in carriera, gli scacchi sono diventati il cuore della sua nuova vita. Da due anni pensava a un evento simile. Ora che si è buttato, vuole andare fino in fondo: supportare i giocatori in difficoltà economica, ma soprattutto far arrivare il gioco nelle comunità afroamericane. “Il mio obiettivo è far pensare i ragazzi. Se imparano a pensare prima di agire, prima di premere un grilletto o di infilarsi in giri sbagliati, può cambiare qualcosa. Non è la soluzione a tutto, ma è un inizio”.

Niente etichetta, solo mosse

Il Chesstival ha rotto molti schemi ed è stato anche un modo per mandare un messaggio in più alla Fide. Niente giacche eleganti, niente completi o dress core anacronistici: Carlsen era in t-shirt bianca e sneakers. Il riferimento qui, ovviamente, è al “jeansgate” che lo ha visto protagonista ai mondiali ‘blitz e rapid” dello scorso dicembre a New York dove il norvegese è stato multato per essersi presentato ai tavoli di gioco indossando dei jeans. Lo stesso Carlsen è tornato sull’argomento in una recente intervista a The Athletic, definendo il tutto una “pura follia”. 

“Onestamente, mi ero semplicemente dimenticato di cambiare i jeans dopo una riunione che avevo avuto prima della partita”, ha spiegato il 34enne. “Avevo messo una bella camicia e una giacca, e quando mi hanno detto che non avrei dovuto indossare i jeans, ho pensato: ‘Ok, scusate, mi sono solo dimenticato di cambiarmi’. Credo che chiedermi di cambiarmi tra una partita e l’altra, quando il mio abbigliamento era assolutamente decoroso, non fosse proprio necessario, ma va bene così”, E ancora: “È stato un po’ ridicolo, considerando che controllavano letteralmente i pantaloni delle persone per capire se fossero jeans o altro, il che ti dice quanto tutta la situazione fosse assurda”.

Carlsen ha anche sottolineato quanto fosse fuori luogo una simile rigidità in un torneo con 200 partecipanti provenienti da contesti economici diversi: “Il punto principale era che volevano che i giocatori fossero presentabili. Io rispettavo sicuramente il livello richiesto di ‘smart casual’. Squalificarmi per questo è stato davvero stupido. Sono ancora un po’ scioccato per l’accaduto, ma no, non era una cosa pianificata. Sapevo che ci sarebbero potute essere delle conseguenze se non mi fossi cambiato, ma non ci credevo davvero. Non ho mai voluto diventare un sostenitore dei jeans, ma eccoci qua”. 

La scommessa del freestyle 

Dietro a tutto questo non ci sono solo Rose e Carlsen. Il Chesstival, infatti, fa da apertura a una nuova tappa del tour dedicato alla versione degli scacchi che sta lentamente prendendo piede: il Fischer Random, noto anche come Chess960.  Si tratta di una variante che mescola le carte in tavola: le posizioni iniziali dei pezzi vengono sorteggiate tra 960 possibilità, rendendo quasi irrilevante la preparazione teorica e costringendo i giocatori a fare affidamento su creatività e intuito. A crederci è soprattutto Jan Henric Buettner, imprenditore tedesco che, anche grazie all’aiuto di Carlsen, sta finanziando il rilancio della disciplina attraverso il Freestyle Chess Grand Slam Tour, un circuito internazionale pensato per rendere gli scacchi più spettacolari e comprensibili.

L’idea prende spunto dalla Formula 1 e da come lo sport a quattro ruote viene raccontato: mettere telecamere ovunque, spiegare la strategia dei giocatori in tempo reale, organizzare un flusso continuo di contenuti dietro le quinte, con le superstar in primo piano, e scegliere posti spettacolari come Parigi, Singapore e Las Vegas.  Anche il format è costruito pensando al pubblico ‘allargato’: i giocatori hanno un numero molto inferiori di minuti del solito da gestire per tutta la partita, e il pubblico può scegliere se seguire la cronaca classica o uno streaming “community”, pensato per chi non mastica il gergo tecnico.

“The challenge is to transform chess into a product that commands the holy trinity of sporting revenues: broadcast, ticketing and sponsorship.” https://t.co/DdCwiTWuW0

— Olimpiu Di Luppi (@olimpiuurcan) July 15, 2025

Una rivoluzione in atto

Nella sua intervista a The Athletic, Magnus Carlsen è tornato a parlare apertamente dei contrasti con la FIDE e della crescita del movimento Freestyle Chess. Il norvegese, però, ci tiene a chiarire: la sua non è una battaglia ideologica contro la tradizione. “I tifosi e le istituzioni si aggrappano a ciò che conoscono e amano, e non è irragionevole”, ha detto. “Non mi piace usare la parola ‘ribelle’, perché nel mondo ci sono persone che si ribellano per cose ben più importanti. Non si dovrebbero cambiare le cose solo per il gusto di farlo. Ma nemmeno rifiutare il cambiamento quando è necessario, e io credo che oggi sia necessario”.

Il punto di rottura con la federazione è arrivato quando Carlsen ha riunito i 25 migliori giocatori del mondo per fondare il Freestyle Chess Players Club, il cuore del suo circuito parallelo. Lo scontro è tutto in una definizione: si può parlare di un nuovo campionato del mondo? La FIDE ha risposto con una nota formale, pubblicata qualche mese fa: “I tentativi di presentare il loro progetto come un campionato mondiale sono in contraddizione con lo status consolidato della FIDE e con la sua autorità sui titoli di campionato mondiale in tutte le varianti rilevanti degli scacchi, compresi gli scacchi 960 o freestyle, come delineato nel Manuale FIDE”.

Ma Carlsen non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. “Vogliamo assolutamente che in futuro diventi un campionato mondiale”, ribadisce. “Loro lotteranno per difendere la loro eredità, come fanno anche altre organizzazioni. Ma non crediamo abbiano alcuna autorità legale o morale per rivendicare quel titolo in una variante degli scacchi in cui, attualmente, non organizzano alcun mondiale. Continueranno a usare la leva che ritengono di avere sugli altri giocatori, ma noi andremo avanti”. Il mondo degli scacchi è in piena trasformazione, anche grazie all’alleanza tra un ex campione NBA, un imprenditore tedesco e lo scacchista più forte di sempre. Nei prossimi mesi, c’è da scommetterci, ne vedremo delle belle.

 

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