martedì, Luglio 22, 2025
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Belli e impossibili, i giardini di re Carlo sono l’incubo di chi li cura

AGI – Una gioia per chi lo visita, un incubo per chi ci lavora. Sono i giardini di Highgrove, da quasi mezzo secolo orgoglio di re Carlo che ne ha fatto un laboratorio per dimostrare che l’umanità deve lavorare con la natura, non contro di essa.
Il sovrano trascorre regolarmente del tempo in quella che è stata la sua casa fino all’ascesa al trono. Divenuto re, avrebbe dovuto passare la proprietà al figlio, ma nell’estate del 2021, ha firmato un accordo per mantenere la sua influenza sulla proprietà.

Da allora ha supervisionato la gestione della tenuta fin nei minimi dettagli: dalle dimensioni delle pesche alla tonalità delle rose, guidando lo staff attraverso la proprietà e inviando poi, rivela una lunga inchiesta del Sunday Times, note in inchiostro rosso al personale, tenuto ad agire prima della sua prossima visita.

I promemoria sono spesso sorprendentemente specifici: chiedono, ad esempio, al personale di rimuovere una singola, inaccettabile erbaccia dal perimetro della piscina, accusano di profonda delusione per non aver saputo aver cura dei suoi amati delphinium e correggono persino la grammatica. In altri il sovrano è più positivo ed esprime la sua gioia euforica per i progressi di un particolare esemplare, arrivando, alla maniera di Trump, ad aggiungere diversi punti esclamativi a un commento.

Ma i giardinieri sono tutt’altro che soddisfatti: sostengono che le sue richieste sono impossibili da soddisfare a causa della mancanza di risorse e si lamentano delle pessime condizioni di lavoro, tra cui una retribuzione che non va oltre il minimo salariale.

Dei 12 giardinieri a tempo pieno assunti nel 2022, 11 se ne sono andati, inclusi due responsabili e un vice capo giardiniere che ha mollato nel giro di un anno. Uno di loro aveva servito il Re per decenni, un altro non ha superato la prova dopo aver rivelato di non conoscere un particolare fiore e alla fine del 2023 un altro ha presentato un reclamo alla direzione dei giardini, affermando che il team è sopraffatto dalla mole di lavoro, con risorse insufficienti e in costante difficoltà a soddisfare le richieste del Re.

Problemi di cui il sovrano è a conoscenza: la King’s Foundation, che ora gestisce i giardini, ha commissionò un’indagine che ha verificato la cronica “carenza di personale”, le pratiche di gestione “scarse” e la retribuzione un “problema per il reclutamento e il mantenimento dei giardinieri”. Prova ne è il fatto che il tasso di abbandono è cosi’ elevato che è stata data “carta bianca” per assumere lavoratori temporanei.

Il fatto che Highgrove sia un luogo di lavoro esigente è noto. Quasi vent’anni fa, il New York Times pubblicò un articolo in cui si diceva che otto giardinieri “possono sembrare molti finchè non si comprende la quantità di lavoro richiesta”. 

La culla dei sogni ‘verdi’ di Carlo

Highgrove è stata a lungo la residenza privata di Carlo, sebbene il suo vero rifugio fossero gli spazi aperti. Ha trascorso decenni a coltivare i giardini, trasformando pascoli incolti in un mondo di ranuncoli, canti di uccelli e ciliegi – un processo che ebbe a definire una “forma di culto”.
Tecnicamente, la tenuta non sarebbe dovuta essere sua per sempre. Carlo l’aveva acquistata tramite il Ducato di Cornovaglia, la tenuta privata millenaria che appartiene a chiunque sia l’erede al trono.

Per preservare l’accesso al luogo amato, Carlo ha creato una nuova società, la Highgrove Nominees Limited, con un unico azionista: “Sua Altezza Reale Charles Philip Arthur George, Principe di Galles”. Tramite questa ha stipulato un accordo ventennale per affittare la tenuta al prezzo concordato di 340.000 sterline l’anno. Di conseguenza, Carlo potrà mantenere la residenza, un maniero del 1790, fino al compimento dei 92 anni, subaffittando i giardini alla Prince’s Foundation (ora King’s Foundation), che ne supervisiona la gestione quotidiana mentre lui si dedica ai doveri reali. La tenuta si mantiene raccogliendo fondi attraverso un’ampia offerta di tour, corsi e prodotti a marchio Highgrove, rendendola meno dipendente dalle donazioni di persone facoltose e potenzialmente imbarazzanti.

Farrer & Co, gli avvocati dei reali, hanno dato gli ultimi ritocchi all’accordo finale e nel 2021 Alastair Martin, custode degli archivi del Ducato di Cornovaglia, ha apposto il sigillo, concedendo l’assenso di Carlo alla manobra botanico-immobiliare. 

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