AGI – Un team di ricerca ha calcolato con precisione quali sarebbero le conseguenze di un inverno nucleare sull’agricoltura mondiale e, in particolare, sulla coltivazione del mais, la coltura cerealicola più prodotta al mondo. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Environmental Research Letters.
“L’inverno nucleare” è uno scenario ipotetico che immagina cosa accadrebbe alla Terra dopo una guerra nucleare su larga scala. Le esplosioni provocherebbero un forte oscuramento della luce solare, un drastico calo delle temperature globali e conseguenze devastanti per l’agricoltura.
I dati sul mais
Secondo lo studio, una guerra nucleare regionale, con circa 5,5 tonnellate di fuliggine immesse nell’atmosfera, ridurrebbe la produzione annuale mondiale di mais del 7%.
Una guerra globale su larga scala, con 165 tonnellate di fuliggine, porterebbe a un crollo dell’80% delle rese. “Abbiamo simulato la produzione di mais in 38.572 località, in sei scenari di guerra nucleare di gravità crescente” ha affermato Yuning Shi, primo autore dello studio. “Questa ricerca arricchisce la nostra comprensione della resilienza e dell’adattamento dell’agricoltura globale in risposta a perturbazioni climatiche catastrofiche”.
Oltre alle enormi quantità di fuliggine, i ricercatori hanno considerato l’aumento delle radiazioni UV-B (un tipo di radiazione ultravioletta in grado di danneggiare il DNA, causare stress ossidativo e ridurre la fotosintesi delle piante) che raggiungerebbero la superficie terrestre durante un inverno nucleare. Secondo Shi, questo fattore potrebbe tagliare un ulteriore 7% di produzione, portando il calo complessivo nello scenario peggiore a un -87%.
“Le esplosioni atomiche producono ossidi di azoto nella stratosfera” ha spiegato Shi. “La presenza sia di ossidi di azoto che di calore prodotto dalla fuliggine assorbente potrebbe distruggere rapidamente l’ozono, aumentando i livelli di radiazione UV-B sulla superficie terrestre. Ciò danneggerebbe i tessuti vegetali e limiterebbe ulteriormente la produzione alimentare globale”.
Le possibili soluzioni
Sebbene le previsioni siano potenzialmente catastrofiche per le varietà di mais attualmente coltivate, il passaggio a colture più resistenti, in grado di crescere in condizioni più fredde e in stagioni di crescita più brevi, potrebbe aumentare la produzione globale del 10% rispetto a nessun adattamento. Resta però un problema chiave: la disponibilità di semi. Per questo, i ricercatori propongono di creare “kit di resilienza agricola”, contenenti semi specifici per ogni area climatica e in grado di crescere in stagioni brevi e fredde. Shi ha osservato che una pianificazione proattiva internazionale è improbabile, ma la sola sensibilizzazione potrebbe migliorare la preparazione. “Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo essere preparati, anche a conseguenze impensabili”, ha concluso Shi.