AGI – “Dovreste concentrarvi su Clinton, non su di me”. Il messaggio che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rivolto ai giornalisti al seguito del suo viaggio privato in Scozia, fotografa quale sia la strategia della Casa Bianca per uscire dall’assedio del caso Jeffrey Epstein.
È stata una settimana ricca di colpi di scena e rivelazioni. Il più recente è la presenza di un messaggio di auguri scritto dall’ex presidente Bill Clinton nel 2003 al pedofilo morto in carcere nel 2019. Il documento, svelato dal Wall Street Journal, rappresenta un nuovo punto di svolta del caso che imbarazza i Democratici, ma anche la conferma che il misterioso “libro di auguri”, una raccolta di messaggi scritti da personaggi eccellenti, esiste. Tra gli autori dei messaggi, secondo il quotidiano finanziario, figurano investitori come Leon black, l’ex proprietario di Victoria’s Secret, Les Wexner, e l’ex segretario al Tesoro ed ex presidente di Harvard, Larry Summers. Ma c’è anche Trump, il quale ha negato di aver mai scritto una lettera di auguri e tantomeno con riferimenti espliciti sessuali.
Il tycoon ha poi promesso ai giornalisti di pubblicare la “lista” di nomi, quella stessa lista che il suo ministro della Giustizia ha dichiarato, in realtà, non esistere. Intanto con il passare delle ore si fa concreta l’ipotesi che i Repubblicani pubblichino i nomi degli amici di Epstein, pescando solo tra i big democratici come Clinton e qualche grosso finanziere legato ai progressisti. Il tentativo nasce dall’idea di spostare l’attenzione da Trump, che secondo i media americani appare preoccupato e nervoso.
I due giorni di “conversazione” tra Ghislaine Maxwell, l’ex socia di Epstein condannata a vent’anni di carcere, e funzionari del dipartimento di Giustizia, tra cui il viceministro e avvocato di Trump Todd Blanche, hanno aggiunto suspense. Per nove ore in due sedute Maxwell ha collaborato, indicando i nomi di “cento persone” legate a Epstein, ma non si sa in quali termini. Le è stata accordata un’immunita’ temporanea, per permetterle di dire la verita’ senza aggravare la propria posizione.
Il Congresso è pronto ad ascoltarla, bypassando il dipartimento di Giustizia, ma non è chiaro se Maxwell sarà disposta ad accettare. Anche perché in quel caso dovrebbe rispondere alle domande dei progressisti, che hanno interesse a sviscerare il ruolo di Trump. I Democratici temono che sia in atto una clamorosa operazione di copertura politica condotta alla luce del sole: Maxwell potrebbe garantire una testimonianza pubblica, senza contraddittorio, in cui esclude il coinvolgimento di Trump nella rete di pedofili, in cambio della grazia. Il presidente, rispondendo alle domande pressanti dei giornalisti, ha detto di “non pensare alla grazia”. Poi ha aggiunto: “questo non e’ ovviamente il momento di parlare di perdoni”, ma è la stessa risposta che, in passato, aveva dato riguardo persone a lui legate e che erano state graziate, da Roger Stone a Michael Flynn e Paul Manafort.
Il nome di Clinton è destinato a tornare alla ribalta molte volte: si sapeva che l’ex presidente era legato a Epstein ed era un frequentatore della villa e dell’isola privata del milionario newyorkese. Il dubbio e’ se ci siano video che possano aggravarne la posizione. Ma è lo stesso dubbio che riguarda Trump. Il governatore della California, Gavin Newsom, diventato uno dei Democratici che piu’ ha alzato la voce in questi giorni, continua a chiedere sui social di “rendere pubblici i file Epstein” e, per una volta, una parte della base trumpiana Maga è con lui.
È uno degli effetti del complottismo trumpiano che si è rivoltato contro: dopo aver accusato i Democratici di aver insabbiato il caso per proteggere i pedofili, e dopo aver annunciato la pubblicazione dell’elenco degli amici di Epstein, il governo ha fatto marcia indietro. Il procuratore generale, l’equivalente del ministro della Giustizia, Pam Bondi è finito nella bufera per aver prima annunciato la pubblicazione di “una lista di persone disgustose” e poi fatto retromarcia, dicendo che “non c’è alcuna lista”.
Nel frattempo il Wall Street Journal, finito nel mirino di Trump, questa settimana ha rivelato che Bondi aveva anticipato a Trump, in una riunione a maggio, che il nome del tycoon era contenuto “numerose volte” nei file Epstein. A quale titolo? Maxwell ne ha parlato al viceministro Blanche durante i due giorni di confronto? L’avvocato della donna, David Oscar Markus, ha detto che la sua assistita “ha risposto a tutte le domande, ma proprio a tutte”, senza pero’ entrare nei dettagli. Pero’ ha aggiunto: “La verità verrà fuori”. Ma quale? Se in quella verità ci sara’ anche Trump, il legale non lo ha detto. E i Democratici temono che alla fine il presidente potrebbe salvarsi ancora una volta.