domenica, Luglio 27, 2025
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Da Moro a Leone XIV, i grandi scoop

AGI – Sono le 9.54.50 secondi del 21 aprile, e l’AGI, per prima al mondo, batte la notizia che tutti si aspettavano da un po’ ma che nessuno avrebbe voluto leggere: è morto Papa Francesco. Quattro parole secche precedute da tre ‘ugualetti’ e seguite dalla sigla dell’AGI. Nel linguaggio asciutto e immediato dell’agenzia, il flash indica che la notizia è di massima importanza. Se poi c’è di mezzo la morte del Papa (forse il più amato di sempre), con quella breaking, il giornalista si gioca tutto: credibilità, affidabilità, stima. “Mi tremavano le mani”, racconta a chi glielo chiede la vaticanista dell’AGI, Eliana Ruggiero, che ha battuto la morte di Bergoglio. “Avevo già pensato a come scrivere il flash quando sarebbe arrivato il momento, ma poi è subentrata l’adrenalina e l’ho dimenticato. E’ stato un momento difficile, conoscevo Papa Francesco, ma mi rendevo conto della cascata di notizie che stava per travolgerci e ho dovuto mettere da parte il dolore personale e lasciar spazio solo alla giornalista”. 
Un mese dopo, viene eletto Papa Leone XIV e l’AGI, di nuovo, è prima a darne notizia. 

Il sequestro di Moro

Quarantasette anni prima: il 16 marzo 1978, il responsabile del servizio politico dell’AGI, Vittorio Orefice, sta entrando a Montecitorio. La radio di alcuni agenti in motocicletta gracchia: c’è stato un rapimento e alcuni poliziotti sono stati uccisi. Si tratta di Aldo Moro, riportano ancora incerti gli agenti. 
Il cronista dell’AGI si precipita nella sala stampa e si attacca al telefono chiamando una fonte al Viminale. Passano pochi minuti e ottiene la conferma che il presidente della Democrazia Cristiana è stato sequestrato e gli uomini della scorta sono stati uccisi. Alle 9:28 le telescriventi dell’AGI battono il primo lancio: “L’on. Aldo Moro è stato rapito. La notizia è stata confermata all’Agenzia Italia dal ministro degli Interni. Il fatto sarebbe avvenuto una ventina di minuti fa nei pressi dell’abitazione dell’on. Moro. Il capo della Polizia Parlato e il ministro degli Interni Cossiga si sono immediatamente recati sul posto”. Due minuti dopo, il secondo lancio: “Dalle prime notizie risulta che i membri della scorta sarebbero stati uccisi”. La Rai interrompe le trasmissioni e lancia un’edizione straordinaria del tg, citando i pezzi dell’Agenzia Italia. 

50 anni di cambiamenti

Tra Moro e Prevost scorre mezzo secolo, durante il quale è cambiata radicalmente l’Italia, così come il mondo delle telecomunicazioni e dell’informazione. Abbiamo messo in ripostiglio prima le macchine da scrivere, simbolo di un giornalismo artigianale e lento, poi le telescriventi, che per anni hanno scandito il ritmo delle redazioni con il loro ticchettio incessante, e oggi andiamo in giro con laptop ultraleggeri, tablet e smartphone capaci di trasmettere in tempo reale immagini, testi e video in ogni angolo del pianeta. 
E sono cambiate anche le redazioni che, da spazi affollati e rumorosi, sono diventate hub digitali, spesso ibridi dove il giornalista può anche lavorare da remoto, connesso a un flusso continuo di dati.

Ma soprattutto è cambiato il modo di fare giornalismo: se un tempo ci si affidava quasi esclusivamente alle fonti ufficiali, ai comunicati e alle dichiarazioni rilasciate nelle conferenze stampa; oggi le fonti sono molteplici e spesso informali, dai social network ai gruppi Telegram, dai blog agli audio rubati che circolano online. Ottenere le informazioni richiede nuove competenze, dalla verifica delle immagini alla geolocalizzazione, dal debunking delle fake news all’analisi dei metadati. Eppure, l’adrenalina del flash d’agenzia — quel momento in cui compare sul monitor una notizia che potrebbe cambiare tutto — rimane identica: il battito cardiaco che accelera, il respiro che si fa corto, i suoni che si fanno ovattati, la tensione prima dell’invio e quel senso di utilità che arriva subito dopo. Ci siamo adattati a qualsiasi nuova sfida, ma all’emozione della notizia, per fortuna, non ci si abitua mai. Ed è questo, dopotutto, uno dei motori del giornalismo.

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