martedì, Luglio 29, 2025
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L’ultimatum di Trump a Putin, 10-12 giorni per finire la guerra

AGI – Durante un incontro in Scozia con il premier britannico Keir Starmer, Donald Trump ha alzato la voce contro Vladimir Putin, concedendo alla sua controparte russa “10 o 12 giorni” a partire da oggi, 28 luglio, per porre fine al conflitto in Ucraina, pena severe sanzioni. Il presidente degli Stati Uniti, che finora non si era soffermato molto sulla catastrofe umanitaria a Gaza, ha affermato di aver visto segnali di una “vera carestia” e ha promesso maggiori aiuti, tra cui l’apertura di “centri di distribuzione alimentare”.

Ha fissato a Vladimir Putin “una nuova scadenza di circa 10 o 12 giorni a partire da oggi”. “Non c’è motivo di aspettare. Non stiamo vedendo alcun progresso”, si è lamentato il presidente, che aveva già dato alla sua controparte russa una scadenza di 50 giorni il 14 luglio. Ha affermato in particolare di stare prendendo in considerazione sanzioni “secondarie”, ovvero quelle che colpiscono i Paesi che acquistano prodotti russi, come gli idrocarburi, al fine di prosciugare le entrate di Mosca. Trump, parlando sui gradini di un lussuoso resort di golf di proprietà della sua famiglia a Turnberry, in Scozia, si è detto “molto deluso” dalla sua controparte russa. Kiev ha immediatamente accolto con favore il suo messaggio di “fermezza”.

Riguardo a Gaza, Donald Trump ha dichiarato che un cessate il fuoco era “possibile” e ha riconosciuto che “molte persone stavano morendo di fame”. Riferendosi alle immagini di bambini a Gaza viste in televisione, ha affermato: “Questa è una vera carestia. Non è possibile fingere”. “Allestiremo centri di accoglienza dove le persone potranno entrare liberamente, senza restrizioni. Non avremo recinzioni”, ha detto ai giornalisti in Scozia, dove si trova in una visita per metà diplomatica e per metà privata.

Starmer ha parlato di una “catastrofe umanitaria totale” a Gaza e ha aggiunto: “Dobbiamo raggiungere questo cessate il fuoco”. Il presidente Usa ha poi tenuto una lunga conferenza stampa, durata più di un’ora. Ha elogiato la moglie del premier britannico, ha elogiato la ristrutturazione del campo da golf di Turnberry, acquistato nel 2014, e ha ripreso la sua ricorrente diatriba contro le turbine eoliche, definite “mostruosità”, e contro l’immigrazione.

Tutto questo accanto a un Keir Starmer pressoché silenzioso, che tuttavia ha preso la parola di tanto in tanto, ad esempio per difendere la scelta britannica di un “mix” di fonti energetiche rinnovabili e convenzionali. Almeno davanti alla stampa, i due leader non hanno parlato molto di commercio, che avrebbe dovuto essere un punto chiave della loro conversazione. Londra gode già di una situazione più favorevole rispetto ad altri partner internazionali, con dazi doganali generalmente limitati ad almeno il 10%. Ma il governo britannico sta ancora negoziando con accanimento esenzioni durature per acciaio e alluminio. Attualmente sono tassati al 25%, metà dell’aliquota del 50% applicata al resto del mondo, ma l’accordo annunciato a maggio prevedeva che fossero ridotti a zero. Nonostante gli elogi rivolti a Keir Starmer, Donald Trump finora non ha ceduto.

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