venerdì, Agosto 22, 2025
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Il cacciatore di spie che chiese asilo politico a Est

AGI – A inizio della settimana non si era presentato al lavoro dicendo ai colleghi che era malato. Nel suo ufficio di Colonia, quello che nominalmente si occupava della protezione della Costituzione tedesca, nessuno ci aveva fatto caso perché da qualche tempo, da quando cioè era morta la moglie, Hans-Joachim Tiedge non stava davvero bene. Da tre anni era depresso e beveva. Il problema vero era che quell’ufficio non era uno qualsiasi, perché Tiedge era un pezzo grosso del controspionaggio della Repubblica Federale Tedesca. Per due giorni non aveva risposto al telefono e allora le figlie, allarmate, avevano chiamato la polizia denunciandone la scomparsa già da lunedì 19 agosto 1985. I colleghi pensarono che la depressione l’avesse spinto al suicidio, ma sul controspionaggio federale stava per abbattersi un autentico uragano. Nella mattinata di venerdì 23 agosto arrivava sotto forma di un bollettino di stampa dell’Allgemeiner Deutscher Nachrichtendienst, l’agenzia di stampa governativa della Repubblica Democratica Tedesca (DDR): Tiedge aveva chiesto asilo politico alla DDR.

Un ruolo di vertice ma con scarsi risultati operativi

Quarantotto anni, ufficiale di vertice dei servizi segreti, dall’aspetto anonimo da padre di famiglia, quindi perfetto per il suo ruolo, Tiedge era un cacciatore di spie. Per quattro anni era stato impegnato nello scovare gli agenti infiltrati dalla Germania orientale, ma con scarsi risultati. Nello stesso periodo, invece, la DDR aveva messo le manette a oltre 160 spie provenienti dall’altra parte della Cortina di ferro. Solo in seguito si scoprirà che era stato reclutato da Markus Wolf. Eppure diversi aspetti avrebbero dovuto insospettire i superiori del traditore, che invece si erano limitati a giustificarlo per i problemi di alcolismo e per quelli familiari. Chi lo conosceva lo descriveva come un funzionario pubblico diligente, in servizio da 19 anni, e negli ultimi quattro col ruolo di capo del dipartimento dell’Ufficio per la protezione della Costituzione che in realtà aveva il compito di identificare, scovare e arrestare le spie e gli informatori della Germania est, che secondo calcoli ritenuti attendibili erano circa tremila.

Lo scandalo e l’allarme alla Nato

La defezione di Tiedge, una volta resa pubblica, divenne un autentico scandalo le cui conseguenze erano facilmente immaginabili. Il segretario di Stato per il Ministero degli interni, Hans Neusel, dichiarò che le sue rivelazioni avrebbero potuto infliggere gravissimi danni a tutto il sistema di intelligence federale. Il governo tedesco, all’epoca presieduto da Helmut Kohl, informò immediatamente gli alleati della Nato, per far scattare tutte le contromisure possibili. Il superiore di Tiedge, Herbert Hellenbroich, sospettato di averlo protetto nonostante lo scarso rendimento, di lì a poco sarà costretto alle dimissioni. Probabilmente i colleghi furono tolleranti sui suoi scarsi risultati vedendo come si era ridotto: sovrappeso, con problemi di diabete e di debiti contratti col vizio del gioco, propensione a ubriacarsi e padre distratto con le tre figlie adolescenti, lasciate spesso sole nella villetta di famiglia. Filtrò che, secondo alcuni di loro, trasferirlo a un altro incarico avrebbe spezzato l’ultimo esile filo di un equilibrio già compromesso.

 

 

Tre agenti della DDR si dileguano prima di essere scoperti

Scattava intanto la caccia a complici e fiancheggiatori: tre, in particolare, che avevano fatto perdere le loro tracce a settembre. Sonja Lüneburg, 61 anni, segretaria personale del Ministro dell’Economia Martin Bangemann, e Ursula Richter, 52 anni, contabile, erano scomparse dopo una vacanza. Che fossero spie allontanatesi in tutta fretta lo rivelarono le perquisizioni domiciliari con la scoperta di materiale inequivocabile. Lüneburg, tra l’altro, non si chiamava neppure così perché, si scoprirà con le indagini, aveva assunto l’identità di una berlinese che si era trasferita in Francia e durante un controllo interno dei documenti si era “dimenticata” di accludere una sua fotografia. Era il prototipo della donna di mezza età anonima e rassicurante. L’ultimo a dileguarsi era stato Lorenz Betzing, 53 anni, dipendente dell’Ufficio amministrativo delle forze armate della Germania Ovest a Bonn, peraltro amico della Richter. A ogni modo la Polizia federale in quella fase convulsa arresterà 24 presunti agenti segreti della DDR, diciotto dei quali poi condannati.

Al sicuro prima a Berlino e poi a Mosca

In Germania aleggiava ancora lo scandalo di un decennio prima, culminato nel 1974 con le dimissioni del cancelliere Willy Brandt dopo l’arresto del suo collaboratore Günter Guillaume, spia della Stasi. Kohl resterà invece al suo posto, mentre venivano richiamati a raffica gli agenti sul territorio della Repubblica democratica, per evitarne la cattura a seguito delle rivelazioni del disertore Tiedge, e con una rete informativa tutta da ricostruire dopo i primi colpi inferti dalla Stasi. Il danno era grosso e quasi irreparabile. Tiegde rimarrà per qualche anno a Berlino Est, dove si risposerà con una segretaria della Stasi. Quando le due Germanie si avvieranno alla riunificazione, sarà cura dei russi sottrarlo a un prevedibile processo con condanna e portarlo al sicuro a Mosca, dove morirà nel 2011.

 

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