venerdì, Agosto 22, 2025
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Nove anni fa il terremoto che sconvolse il centro Italia

AGI – Domenica 24 agosto sarà il nono anniversario del terremoto che sconvolse l’Italia centrale, causando 299 morti e danni tremendi sul territorio, dalle abitazioni private alle opere d’arte. La Basilica di Norcia, che inizialmente fu costruita presso la casa natale di San Benedetto, fondatore dell’Ordine e Patrono d’Europa, venne quasi rasa al suolo. I lavori di ricostruzione sono tuttora in corso.

Molti centri stanno tentando di riprendere vita, anche se dislocati in siti diversi dal passato. I borghi storici di Visso e Castelluccio sono tuttora off limits. Pescara del Tronto non rivivrà più nello stesso luogo ante 2016. La zona è stata dichiarata non idonea alla ricostruzione a causa dei danni significativi subiti dal suolo. Il Monte Vettore ha sul suo versante occidentale una lunga faglia/ferita, parallela alla cresta di cima, alta quasi un metro e visibile da chilometri di distanza.

Gli abitanti della zona e gli appassionati, però, non mollano e si moltiplicano le iniziative per far rivivere quei luoghi. Degno di nota è il libro di Eraldo Bevilacqua ‘Il patto del vento. La Sibilla, il segreto di Pilato e della Maddalena’ (Giaconi Editore). Bevilacqua mette sul piatto le proprie esperienze personali, la conoscenza di uomini e territorio, gli scritti e le tracce lasciati da Antoine de La Sale (1388-1462), le leggende sulla fata Sibilla e sull’origine dei laghi di Pilato. 

Bevilacqua scrive che Ponzio Pilato portò con sé dalla Giudea Maria Maddalena e la di lei figlia Sara. Sbarcato in Italia, Ponzio Pilato decise, prima di arrivare a Roma, di salutare i suoi parenti a Bisenti, nel teramano, la città in cui era nato (gli storici sono in realtà discordi sull’esatto luogo di nascita). Da lì – scrive Bevilacqua – passarono per le Marche attraverso le montagne e mentre erano dalle parti di Ascoli Piceno, Ponzio Pilato disse a Maria Maddalena: “Non è sicuro per te venire a Roma con tua figlia Sara: mi hanno parlato della presenza in questi luoghi di una grotta isolata, dove è facilmente possibile trovare acqua e cibo, daro’ dei soldi ai pastori per aiutarvi, poi io tornerò a prendervi”.

Ponzio Pilato pensava dentro di sé che la piccola Sara potesse essere la figlia di Gesù. Proprio nei pressi della grotta uno dei pastori perse l’equilibrio e, cadendo per diversi metri, andò a sbattere la testa contro una roccia. Maria e Pilato – scrive Bevilacqua – non sapevano cosa fare, quando la piccola Sara si avvicinò con dolcezza, fece del fango con la saliva, lo spalmo’ sulla ferita del pastore, che poco dopo aprì gli occhi e si alzò completamente risanato. Sara aveva compiuto un miracolo.

Per i pastori la bambina era una sacerdotessa, una interprete dell’oracolo di Dio e quindi, da quel giorno, per i pastori della zona, Sara fu e sempre sarà nei secoli semplicemente la Sibilla, le cui fate non disdegnano anche oggi di incontrare gli esseri umani nelle notti di luna piena, ballando e divertendosi prima che arrivino le luci dell’alba. Ponzio Pilato decise che quello era il posto dove avrebbe nascosto le due donne e il baule che conteneva la sentenza di morte di Gesù e il calice che aveva bevuto nella sua ultima cena. Ben presto la fama della bambina nella grotta si diffuse in tutta la zona, mentre il lago, dove Pilato aveva nascosto il baule, era diventato un luogo pericoloso, in cui accadevano strani fenomeni e spesso si vedevano cadere dei fulmini, qualcuno riferiva che le acque improvvisamente si agitavano e diventavano rosse come il sangue.

I laghi di Pilato, sotto il monte Vettore, hanno effettivamente una caratteristica: a volte diventano di colore rosso per via del piccolo crostaceo che li popola. Un’altra leggenda vuole che Ponzio Pilato sia morto in quelle acque. Il colore rosso rappresenterebbe proprio il sangue di Pilato. Il libro di Eraldo Bevilacqua dedica anche uno spazio all’interessante figura di Padre Pietro Lavini (1927-2015), più conosciuto come Pietro l’Eremita. Papa Wojtyla lo defini’ ‘il muratore di Dio’.

Padre Armando (Pietro) Lavini, in mezzo secolo di lavoro, per lo più solitario, ricostruì il monastero di San Leonardo al Volubrio, sui monti Sibillini, fondato nell’XI secolo e ormai ridotto a rudere. Padre Pietro dichiarò di avere sentito questo compito come una missione divina: lavorò per decenni in un posto inaccessibile ai mezzi meccanici, con la sola forza delle sue braccia, trasportando pietre e cemento con un asino e una carriola, prima di riuscire a dotarsi di un artigianale motocarro.

Senza acqua né corrente elettrica, oltre a ricostruire l’edificio, padre Pietro ha fatto di San Leonardo un centro di spiritualità divenuto negli anni punto di riferimento religioso internazionale. Colpito da ictus sui monti e soccorso in eliambulanza nell’autunno del 2014, il cappuccino di Potenza Picena (Macerata) si spense circa dieci anni fa, il 9 agosto 2015, a ottantotto anni. La storia di padre Pietro Lavini si incrocia anche con quella di Luigi Albertini, lo storico direttore del ‘Corriere della Sera’ dal 1900 al 1921, prima dell’avvento di Mussolini.

Albertini, nel 1925, fu costretto a vendere le quote del Corsera. La liquidazione economica gli consenti’ di acquistare il castello di Torre in Pietra, che trasformo’ in un centro di eccellenza per la produzione di latte e yogurt. Qualche anno dopo, nel 1934, acquisto’ nei Sibillini la Montagna della Priora, nella cui sottostante Valle dell’Infernaccio sorge l’Eremo di San Leonardo. Albertini morì nel 1941.

Nel 1965 gli eredi di Albertini (il primogenito Leonardo sposo’ Tatiana, nipote di Tostoj, ed insieme ebbero quattro figli) donarono a padre Pietro Lavini la zona archeologica di San Leonardo, che con la sua vita trasformo’ il rudere in un eremo magico, lontano dal mondo materiale, che guarda, senza poterla scrutare, verso la Grotta della Sibilla…Il romanzo ‘Il patto del vento’ riferisce dei monti Sibillini, delle sue storie e delle sue leggende, ma soprattutto parla a ognuno di noi, perché tutti possano avere la sensibilità necessaria per far ripartire un territorio tuttora ‘ferito’ dal sisma del 2016. 

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