venerdì, Agosto 22, 2025
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Erdogan e il rilancio della Turchia per la pace in Ucraina

AGI – Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato negli ultimi anni in prima linea sul fronte diplomatico per cercare una soluzione al conflitto in Ucraina. L’iniziativa del presidente americano Donald Trump, che ha incontrato in Alaska il presidente russo Vladimir Putin prima di un vertice con i principali leader europei negli Stati Uniti, ha rimesso in moto la diplomazia turca, che ora intravede la possibilità di rivestire un ruolo centrale nei prossimi mesi.

Erdogan ha subito espresso “soddisfazione” per l’incontro avvenuto in Alaska. Far sedere allo stesso tavolo Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato a lungo un suo obiettivo, e ora spera che Trump riesca dove lui ha fallito. Un eventuale dialogo tra i due leader rilancerebbe il ruolo dello stesso Erdogan come mediatore affidabile sia per Mosca che per Kiev. Il presidente turco ha discusso l’esito degli incontri con il Segretario Generale della Nato, Mark Rutte, e con lo stesso Putin.

Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha parlato con il Segretario di Stato americano Marco Rubio, garantendo “il pieno sostegno” della Turchia all’iniziativa di pace americana. Ankara non intende perdere la propria centralità in un processo di pace che, prima dell’elezione di Trump, era stato portato avanti soprattutto da Erdogan. Per il governo turco, il cessate il fuoco e una pace duratura restano la priorità, a condizione che Kiev ottenga garanzie sulla sicurezza del proprio territorio.

Secondo fonti del ministero della Difesa turco citate dai media locali, Ankara considera azzardata l’ipotesi di una forza di pace europea da schierare in Ucraina in caso di cessate il fuoco. Al contrario, la Turchia spinge per una missione composta da militari di Paesi neutrali. Una scelta che giocherebbe a favore di Ankara, forte del suo ruolo di partner di entrambi i contendenti e del fatto di disporre del secondo esercito più grande della Nato.

Per il governo turco, l’ipotesi di una forza internazionale composta da decine di migliaia di soldati sotto il comando di generali provenienti da Paesi apertamente schierati contro la Russia non rappresenta una via verso la pace. Sarebbe piuttosto un deterrente militare a una nuova avanzata russa, ma al tempo stesso ridurrebbe la centralità diplomatica della Turchia, segnando il fallimento degli sforzi portati avanti da Erdogan negli ultimi anni.

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