martedì, Settembre 16, 2025
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L’Idf avanza a Gaza City. Coro unanime di condanne ma Netanyahu tira dritto

AGI – Quasi un mese dopo aver approvato i piani di conquista di Gaza CityIsraele la notte tra lunedì e martedì ha dato il via all’operazione di terra, supportata da bombardamenti senza sosta, spingendo migliaia di palestinesi a cercare la fuga verso sud. L’Idf ha confermato che due divisioni stanno operando e si stanno muovendo verso il centro della città, dove ritiene che ci siano ancora 2.000-3.000 combattenti di Hamas.

Le forze armate controllano già circa il 40% del territorio della città, ha aggiunto una fonte militare. Ma l’operazione sarà lunga, “ci vorranno diversi mesi” per conquistare Gaza City e “diversi altri mesi per il resto delle infrastrutture”, ha avvertito il portavoce, Efi Defrin, sottolineando che non ci sono “limiti di tempo”.

 

 

Reazioni del governo israeliano

Gaza brucia“, “non ci arrenderemo e non torneremo indietro”, ha assicurato il ministro della Difesa israeliano Katz. Dalla Striscia, il capo di Stato Maggiore Eyal Zamir – che più volte di recente si sarebbe scontrato con Netanyahu e i falchi del gabinetto sull’operazione – ha sottolineato di aver presentato “tutti i rischi ai vertici politici in modo chiaro e professionale”. Dall’alba sono almeno 78 i palestinesi uccisi di cui 68 solo a Gaza City, riferiscono fonti mediche.

Proteste dei familiari degli ostaggi

I familiari degli ostaggi ancora prigionieri di Hamas nella Striscia hanno reagito all’avvio dell’operazione di terra scendendo in strada nella notte e ‘assediando’ la residenza del premier Benjamin Netanyahu a Gerusalemme. Come ha annunciato il Forum dei parenti dei rapiti, a partire da martedì 16 settembre, ogni giorno alle 19.30, ci sarà un raduno ad Azza Street per chiedere la fine della guerra e il ritorno dei loro cari la cui vita in questo modo viene messa in pericolo.

 

 

In prima fila, madri degli ostaggi come Einav Tzangauker e Anat Angrest, convinte che il leader israeliano abbia firmato la condanna a morte dei loro figli. Da qui l’esortazione alla popolazione a unirsi a loro e “ribellarsi”, insieme all’appello a Zamir – sul fronte a guidare le manovre, ha fatto sapere l’Idf – a non piegarsi alle direttive del premier.

Reazioni Internazionali e minacce di Trump

Da Washington si è fatto sentire anche il presidente UsaDonald Trump, che in partenza per la visita di Stato nel Regno Unito, ha minacciato Hamas a non usare gli ostaggi come scudi umani, altrimenti avrà “grossi problemi”. Ma sull’offensiva di terra, il capo della Casa Bianca non ha commentato, limitandosi a dire di “non saperne molto” e di non averne discusso con Netanyahu prima dell’avvio.

La voce da Gaza e il supporto del Papa

Da Gaza è arrivata la voce di Padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa della Sacra Famiglia, che ha descritto una situazione che va “male già da tempo e purtroppo diventa peggio”. A lui si è rivolto Papa Leone XIV che in una telefonata ha espresso la sua “preoccupazione” e ha assicurato “preghiera e vicinanza”.

Condanna internazionale dell’operazione

L’avvio dell’operazione di terra a Gaza ha suscitato la condanna della comunità internazionale, con l’Alto Commissario Onu per i diritti umani Volker Turk che ha chiesto la fine della “carneficina”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito la contrarietà all’offensiva, esortando ad “accelerare i tempi per un cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi senza condizioni e la fine degli attacchi”.

Critiche da Londra e dall’UE

Da Londra la responsabile del Foreign Office Yvette Cooper l’ha definita “totalmente sconsiderata e spaventosa”, e “porterà solo altro spargimento di sangue, ucciderà altri civili innocenti e metterà in pericolo gli ostaggi rimasti”.

Reazioni dall’Unione Europea

Gli ha fatto eco il portavoce dell’UeAnouar El Anouni, sottolineando che “aggraverà la già catastrofica situazione umanitaria e metterà anche in pericolo la vita dei rapiti”, mentre il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha puntato il dito contro “una strada completamente sbagliata”.

Richieste di sanzioni contro Israele

La responsabile della diplomazia svedese Maria Malmer Stenergard ha ribadito l’appello ad “aumentare la pressione sul governo israeliano”, chiedendo all’Ue “di procedere il più rapidamente possibile” con “il congelamento della parte commerciale dell’accordo di associazione e sanzioni contro i ministri israeliani estremisti”. Una proposta che “è un chiaro tentativo di danneggiarci”, “rafforzerebbe Hamas” e “metterebbe a repentaglio gli sforzi per porre fine alla guerra”, ha criticato il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar in una lettera inviata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Il ruolo degli Stati Uniti e del Qatar

Intanto, il segretario di Stato americano Marco Rubio, dopo la tappa in Israele, oggi è volato in Qatar per rassicurare l’alleato del sostegno Usa dopo l’attacco dell’Idf a Doha contro la dirigenza di Hamas la settimana scorsa che ha creato profonde tensioni nella regione. Mettendo l’accento sulla “duratura partnership” con il piccolo quanto importante Paese del Golfo, il capo della diplomazia americana ha ringraziato l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani “per i continui sforzi di mediazione”.

Cooperazione tra Usa e Qatar

I due hanno parlato di cooperazione in materia di difesa, rispetto alla quale è in dirittura d’arrivo un accordo rafforzato, ha aggiunto il segretario di Stato. Il tema è caro a Doha, ma l’emiro non ha nascosto che al momento “l’attenzione è rivolta alla protezione della nostra sovranità e non prenderemo in considerazione altre questioni finché questa non sarà risolta”.

Stallo nei negoziati di pace

Quanto ai colloqui per mettere fine alla guerra a Gaza e riportare a casa gli ostaggi, “non hanno alcuna validità quando una delle parti vuole assassinare chiunque sia disposto a parlare con l’altra parte”, ha affermato seccamente il portavoce del ministero degli Esteri, Majed al-Ansari.

Accuse di genocidio contro Israele

Nel frattempo, una commissione d’inchiesta internazionale indipendente nominata dalle Nazioni Unite ha accusato Israele di commettere un “genocidio” nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra, il 7 ottobre 2023, con l'”intenzione di distruggere” i palestinesi. L’accusa è stata “categoricamente respinta” da Tel Aviv che ha definito il rapporto “parziale e mendace”.

Bombardamenti in Yemen e reazione di israele

Non solo Gaza: l’Idf è tornata a bombardare il porto di Hodaidah, in Yemen, preso di mira perché utilizzato dai ribelli filo-iraniani Houthi “per trasferire armi fornite dal regime iraniano, al fine di compiere attacchi contro lo Stato di Israele e i suoi alleati”, ha spiegato. Due ore dopo, le sirene sono risuonate nello Stato ebraico a causa di un missile lanciato dello Yemen che è stato intercettato.

Critiche interne a Netanyahu

Intanto, in Israele si sono moltiplicate le critiche verso le parole di Netanyahu che ieri, riconoscendo lo scivolamento del Paese nell’isolamento internazionale, ha suggerito di diventare una “super-Sparta” e adottare un’economia autarchica. A risentirne è stata in primis la Borsa di Tel Aviv che ha aperto in deciso calo, per poi recuperare.

Il mondo economico contro l’autarchia

Dal mondo economico e finanziario si è fatto sentire l’Israeli Business Forum, che riunisce circa 200 proprietari e amministratori delegati di importanti aziende nazionali, scagliandosi deciso contro la visione del capo di governo. La resilienza ha un limite e serve urgentemente un cambio di rotta da parte del governo, ha affermato, chiedendo la fine della guerra, il ritorno degli ostaggi, una commissione d’inchiesta statale sul 7 ottobre e la data di nuove elezioni.

La società civile contro l’isolamento

“Il governo israeliano e il suo leader non hanno il mandato di isolare Israele e trasformarlo in una moderna Sparta“, né di “condurci verso un blocco economico che porterà a un drastico aumento del costo della vita per tutti noi e danneggerà l’hi-tech, l’economia e la sicurezza”, gli ha fatto eco il movimento che unisce decine di aziende tecnologiche e fondi di venture capital.

Reazioni alla proposta di Netanyahu

Contro questa prospettiva si è schierato il presidente Isaac Herzog – “non dobbiamo isolarci, questo è fondamentale per il futuro di Israele” – così come Arnon Bar-David, a capo dell’Histadrut, il più grande sindacato del Paese: “La società israeliana è sfinita e la nostra posizione nel mondo è pessima. Non voglio essere Sparta. Voglio vivere in un Paese che ha a cuore il futuro dei suoi figli e dei suoi cittadini”.

Netanyahu cerca di rassicurare

Netanyahu è corso ai ripari e in una conferenza stampa serale ha assicurato la sua “piena fiducia nell’economia israeliana“. “È molto forte, ha stupito il mondo intero e ancora di più negli ultimi due anni”, ha proseguito, definendo le sue parole di ieri “un malinteso: i mercati hanno capito cosa ho detto”. La Borsa di Tel Aviv, che martedì mattina ha aperto in deciso calo, ha poi recuperato, chiudendo poco sotto la parità. Quanto alle industrie della difesa, che ieri aveva indicato tra quelle soggette alle conseguenze dell’isolamento, il premier ha convenuto che “possono sicuramente esserci restrizioni politiche, ma non economiche. E se c’è una lezione che abbiamo imparato durante la guerra, è che vogliamo raggiungere l’indipendenza difensiva“.

 

 

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