AGI – La mancanza di sapone è l’ostacolo più spesso segnalato a un’efficace igiene delle mani, fondamentale per frenare la diffusione delle infezioni, negli spazi comunitari condivisi, come case, scuole e luoghi pubblici. È quanto si evince da una revisione sistematica delle ricerche disponibili, pubblicata sulla rivista open access BMJ Global Health. Lo studio ha rilevato che gli ostacoli più spesso segnalati riguardavano le opportunità fisiche, come la disponibilità di sapone, e la mancanza di motivazione (ad esempio, l’igiene delle mani non è considerata una priorità o non è una pratica abituale).
D’altro canto, i fattori abilitanti più spesso segnalati erano in linea con la motivazione, sotto forma di pratica abituale e rischio percepito per la salute. Un’ulteriore analisi sistematica ha rilevato che la maggior parte degli sforzi segnalati per migliorare il lavaggio delle mani non sempre affrontava le barriere o i fattori abilitanti identificati per garantire la sostenibilità comportamentale, nè considerava appieno le risorse fondamentali necessarie per l’igiene delle mani, come sapone, acqua e strutture per il lavaggio delle mani.
“Se le strutture non dispongono già di questi componenti essenziali per l’igiene delle mani, gli interventi che mirano a migliorare l’igiene delle mani solo attraverso la motivazione, la pressione sociale o l’aumento delle conoscenze dovrebbero essere riconsiderati”, concludono gli autori. Le revisioni fanno parte di una serie di 5, pubblicate in un supplemento speciale della rivista, che hanno ispirato le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell’UNICEF sull’igiene delle mani in contesti comunitari, la cui pubblicazione è prevista per il 15 ottobre, in occasione della Giornata mondiale del lavaggio delle mani.
Le linee guida sono state motivate dalle numerose incongruenze e dalla mancanza di prove concrete a supporto di alcune delle pratiche raccomandate contenute nelle attuali linee guida sul lavaggio delle mani in tutto il mondo. Le revisioni sistematiche si concentrano sull’efficacia dei metodi per rimuovere i patogeni dalle mani; sui requisiti minimi dei materiali; sui fattori comportamentali; sulle strategie per migliorare il lavaggio delle mani; e sull’efficacia delle misure governative. La revisione che ha esaminato ciò che funziona meglio per rimuovere e inattivare i patogeni ha rilevato che la maggior parte delle prove valutava la capacità di ridurre i batteri; solo il 4% degli studi ha preso in considerazione virus con involucro, come influenza, HIV, virus respiratorio sinciziale (RSV) e coronavirus umani, e ancora meno si sono concentrati su altri patogeni, come funghi e protozoi. Altre lacune nelle conoscenze riguardavano le alternative al sapone comunemente utilizzate in tutto il mondo, come sabbia e cenere; i metodi di essiccazione ottimali; e l’impatto dell’acqua contaminata da microbi.
-“Per formulare raccomandazioni efficaci sui metodi di lavaggio delle mani, in particolare considerando le malattie pandemiche virali e le restrizioni delle risorse della comunità, è fondamentale condurre ulteriori ricerche che descrivano l’efficacia e l’efficienza di una gamma più ampia di metodi”, concludono gli autori. In un commento collegato, Joanna Esteves Mills, dell’Unità Acqua, Servizi Igienici, Igiene e Salute dell’OMS, sottolinea che l’igiene delle mani non solo protegge la salute e rafforza la resilienza della comunità, ma riduce anche la pressione sui sistemi sanitari risparmiando le risorse necessarie per altre priorità sanitarie. Può anche ridurre la necessità di trattamenti antibiotici, riducendo cosi’ la diffusione della resistenza antimicrobica e i relativi decessi e costi sanitari, aggiunge. Eppure, “nonostante il riconoscimento internazionale della sua importanza, i progressi globali in materia di igiene delle mani non sono mai stati all’altezza degli impegni e delle promesse politiche”, scrive.
“Ci sono stati dei progressi: tra il 2015 e il 2024, 1,6 miliardi di persone hanno avuto accesso a un servizio di base per lavarsi le mani, ma nel 2024 1,7 miliardi di persone non avevano ancora un servizio di lavaggio delle mani con acqua e sapone in casa e 611 milioni non avevano alcun servizio di lavaggio delle mani”, aggiunge, citando gli ultimi dati del Programma congiunto di monitoraggio OMS/UNICEF per l’approvvigionamento idrico, i servizi igienico-sanitari e l’igiene.
“Raggiungere l’accesso universale entro il 2030 richiederebbe un raddoppio degli attuali tassi di progresso, che salirebbero a 11 volte nei paesi meno sviluppati e a 8 volte nei contesti fragili. Nel frattempo, ogni anno, 740.000 persone muoiono di diarrea o infezioni respiratorie acute che avrebbero potuto essere prevenute con l’igiene delle mani”, sottolinea. Le prove provenienti da tutte e 5 le revisioni sistematiche indicano 3 principi fondamentali, afferma: l’accesso ad acqua e sapone e/o disinfettanti a base di alcol sono bisogni materiali minimi che dovrebbero essere la prima priorità di qualsiasi governo. Le persone devono sapere perchè, quando e come lavarsi le mani. Un ambiente fisico e sociale abilitante che incoraggia e motiva la pratica continuativa. In altre parole, un ambiente comodo, attraente, con strutture facili da usare e conformi alle norme sociali. Mentre i governi e le istituzioni internazionali spesso si mobilitano rapidamente durante le epidemie, in seguito i bilanci vengono tagliati, i piani di preparazione restano inattivi e l’attenzione politica si sposta altrove, afferma, creando un “ciclo di panico e negligenza”.
Per interrompere questo circolo vizioso, i governi devono rafforzare i sistemi che possano integrare l’igiene delle mani in iniziative sanitarie più ampie. Ma sarà necessaria una leadership forte, insiste. “Soprattutto, la leadership politica richiede investimenti sufficienti per realizzare il cambiamento. Sebbene convenienti e relativamente semplici, gli interventi per l’igiene delle mani non sono sempre a basso costo. In particolare, le infrastrutture di approvvigionamento idrico richiedono investimenti. I governi non dovrebbero fare affidamento sui bilanci di emergenza, ma integrare i finanziamenti per l’igiene delle mani nei bilanci sanitari annuali”, conclude.