venerdì, Settembre 19, 2025
spot_imgspot_imgspot_imgspot_img

La pressione su Lecornu dopo le proteste del “giovedì nero”

AGI – In Francia, dopo il giovedì nero di protesta, sale la pressione sul primo ministro Sébastien Lecornu sia sulla ricerca di una maggioranza in parlamento per appoggiare la sua squadra di governo che sui tagli al bilancio 2026. Lo stop obbligato di ieri per la seconda giornata di mobilitazione indetta da tutti i sindacati, lascia oggi il posto alla ripresa del tavolo politico a Matignon.

Come effetto diretto della contestazione – con un record di un milione di francesi scesi in piazza ieri – Lecornu si è impegnato a incontrare “nuovamente le forze sindacali nei prossimi giorni“, assicurando che “richieste” dei manifestanti per una maggiore giustizia sociale e fiscale sono “al centro delle consultazioni” da lui avviate con le forze politiche e sindacali sin dalla sua nomina.

La ricerca di un nuovo assetto

Intanto prosegue il dialogo in cerca di stabilità in Parlamento e di un governo capace di incarnare una “rottura” rispetto a quello del suo predecessore François Bayrou. A quasi due settimane dalla nomina di Lecornu, avvenuta l’8 settembre, la composizione del suo governo è ancora in alto mare e non dovrebbe avvenire prima di “fine settembre, inizio ottobre”, secondo diverse fonti vicine alla presidenza.

Sicuramente non accadrà prima del ritorno di Emmanuel Macron dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, giovedì 25 settembre. “Sono ancora lontani dall’essere nella lista, sono ancora sul ‘cosa’”, insiste una fonte vicina all’Eliseo, ovvero sul contenuto della tabella di marcia del prossimo governo, più che sulla sua composizione.

Per il momento, i ministri dimissionari del governo Bayrou sono ancora in carica, impegnati nella gestione degli affari correnti. Il nuovo inquilino di Matignon sta dedicando molto tempo a cercare di trovare una maggioranza in Parlamento per scampare alla sfiducia al prossimo ostacolo, ovvero il voto sul bilancio 2026 in autunno. “L’attenzione è su come riusciremo ad avere un quarto di discussione con il Partito Socialista (PS)”, considerato l’unica possibile forza di sostegno per una non-censura”, ha valutato un esponente della maggioranza presidenziale citato dai media francesi.  “L’ideale è formarlo dopo aver raggiunto un accordo con i socialisti, ma avremo comunque bisogno di un governo anche se non è ancora stato concordato”, ha affermato la stessa fonte.

Il futuro dei ministri

Alcuni pezzi grossi del governo uscente, come Gérard Darmanin (Giustizia), Bruno Retailleau, leader dei Repubblicani (LR, a destra) all’Interno, o Catherine Vautrin (Lavoro e Salute), sembrano certi di restare, anche se non necessariamente nella stessa posizione. Il destino di Élisabeth Borne, ex premier, appare più incerto nell’ambito del suo mandato all’Istruzione nazionale, con alcuni che indicano opzioni di uscita come quella della Corte dei Conti, il cui presidente Pierre Moscovici lascerà l’incarico.

Stessa incertezza per la ministra della Cultura uscente, Rachida Dati, in carica dal gennaio 2024 con la benedizione di Macron, ma anche impegnata in campagna elettorale per il Comune di Parigi e in attesa di processo per corruzione e traffico di influenze. Lo stesso vale per il ministro dell’Economia Éric Lombard, il cui nome è troppo strettamente associato al piano di risparmi di bilancio in cui si è imbattuto Bayrou.

I socialisti, che escludono di entrare in un governo Lecornu, porranno un’asticella molto alta per un patto di non censura. I socialisti hanno presentato un controbilancio, in cui propongono di dimezzare lo sforzo di bilancio di 44 miliardi di euro inizialmente proposto da Bayrou, ma Lecornu considera che sotto i 37-38 miliardi di risparmio la Francia rimarrà nei guai.

La tassa Zucman

Un altro tema scottante è la tassa Zucman – il 2% all’anno sui patrimoni superiori a 100 milioni di euro – che è diventata una proposta ormai fissa della sinistra francese, ma rimane fortemente criticata a destra e tra i macronisti. Pur affermandosi pronto a lavorare su “questioni di giustizia fiscale”, Lecornu ha chiesto “attenzione ai patrimoni professionali, perché è ciò che ci permette di creare posti di lavoro e crescita in Francia”. La sinistra, che vorrebbe escludere il ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione, chiede anche almeno la sospensione della riforma delle pensioni del 2023.

 ​ Read More 

​ 

VIRGO FUND

PRIMO PIANO