AGI – Benjamin Netanyahu è volato a Washington lasciandosi alle spalle, in Israele, due tempeste opposte: da un lato i ministri dell’estrema destra – in particolar modo Bezalel Smotrich – che lo incalzano come falchi affamati, pretendendo ‘ferro e fuoco‘; dall’altro, le voci spezzate dai familiari degli ostaggi, che continuano a chiedere un accordo per riavere i propri cari a casa.
Pressione e poco margine di manovra
In occasione dell’incontro con Trump sul piano presentato dal presidente degli Stati Uniti per porre fine alla guerra a Gaza, il premier israeliano è arrivato a Washington con poco margine di manovra e tanta pressione. Nelle ultime ore dalla Casa Bianca, Trump ha più volte ribadito che sul suo piano ha ricevuto una “risposta molto buona” sia da Israele che dai leader arabi, ma a giudicare dalle prime reazioni la situazione non è così semplice.
Da Tel Aviv, oltre all’avvertimento dei familiari degli ostaggi che minacciano di “scatenare un inferno” in caso di mancato accordo, l’atmosfera è incandescente anche nel gabinetto di sicurezza, a causa dall’esclusione dell’establishment della sicurezza israeliana – compreso il capo dell’Idf Eyal Zamir – dalle discussioni sul piano di Trump.
Le linee rosse di Smotrich
A mettere benzina sul fuoco, come al solito, ci ha pensato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, ponendo al premier israeliano delle linee rosse che “non potranno essere sorpassate”. La prima è che le forze israeliane dovranno rimanere sul perimetro della Striscia, e avere completa libertà d’azione in tutto il territorio costiero. Al contempo, Smotrich chiede che l’Anp non abbia alcun ruolo nel governare la Striscia, così come il Qatar. Ma, soprattutto, è questo sarà uno dei punti più caldi, la richiesta è che Netanyahu stabilisca “politicamente e praticamente” la Cisgiordania come una parte inseparabile dello Stato israeliano. Diktat che – in particolare quest’ultimo su cui Trump ha espressamente detto che non transigerà – contrastano con i 21 punti del presidente.
Il ruolo del Qatar
Un altro tema di discussione sarà il ruolo del Qatar. I media israeliani spiegano, infatti, che il Qatar vuole essere il “fattore dominante” nella Striscia di Gaza, mentre Israele – in seguito al deterioramento delle relazioni con Doha dopo l’attacco delle scorse settimane – vuole ridurre il più possibile l’influenza qatarina nella Striscia nel post-guerra.
Un’altra questione riguarda, poi, la libertà d’azione dell’Idf nel caso in cui Hamas rafforzi, ricostruisca o accumuli armi. Israele chiede che sia espressamente indicato che l’esercito abbia mano libera per rimuovere le “minacce terroristiche” dall’enclave palestinese.
La posizione di Hamas
Sul fronte opposto, la situazione non è meno articolata. Hamas ha affermato in una nota di non aver ricevuto nessuna nuova proposta dai mediatori su un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani ancora prigionieri a Gaza. Il gruppo islamista, inoltre, “conferma la sua volontà di prendere in considerazione qualsiasi proposta ricevuta dai mediatori in maniera positiva e responsabile”.
Modifiche al piano sono arrivate anche dai Paesi arabi e dall’Anp. Channel 12 riferisce che modifiche riguarderebbero in primis un ammorbidimento del linguaggio e delle posizioni su Hamas, ma soprattutto il futuro del governo, che per i Paesi confinanti dovrà essere allineato con l’Autorità Palestinese. Vi sarebbe poi un veto nei confronti dell’ex primo ministro britannico Tony Blair come supervisore dell’attuazione dell’accordo.
Sostegno da Benny Gantz
E se dai leader dell’estrema destra e membri dell’esecutivo è arrivata una quasi bocciatura, il leader dell’opposizione e presidente di Unità Nazionale Blu e Bianco, Benny Gantz, ha espresso il suo sostegno al piano di Donald Trump. “Il quadro del presidente Trump è un’enorme opportunità per Israele. Si poteva raggiungere molto tempo fa, ma meglio tardi che mai”, ha aggiunto l’ex generale e ministro della Difesa.
Incidente con Sara Netanyahu
Nel frattempo, un nuovo fatto rischia di alimentare ancor di più la tensione all’interno dello Stato ebraico. Sara Netanyahu, moglie di Bibi, durante una visita a un luogo di pellegrinaggio ebraico ortodosso a New York ha rifiutato un ex ostaggio di Hamas, Ilana Gritzewsky, e i parenti di altri due rapiti ancora a Gaza. La giovane ha dichiarato che le guardie di sicurezza l’hanno allontanata dalla tomba del Rebbe del movimento Chabad-Lubavitch, Menachem M. Schneerson, nel Queens, a New York, prima della visita. Con lei c’erano anche la madre del suo compagno Matan Zangauker, e Dvir Kuperstein, fratello di Bar, entrambi ancora nella Striscia. Gritzewsky ha pubblicato un filmato in cui urla contro Sara, che la ignora, mentre in un altro video, si vede Hagai Angrest salutare cortesemente Sara Netanyahu da pochi metri di distanza ma lei la ignora e se ne va.