AGI – Giovani, vecchi, uomini, donne e anche bambini, 251 in tutto: le loro immagini mentre vengono trascinati a Gaza dai terroristi di Hamas su motociclette, auto e pickup la mattina del 7 ottobre 2023 hanno fatto il giro del mondo. Le foto di Shiri Bibas terrorizzata e in lacrime, con in braccio i due figli Ariel di 4 anni e Kfir di solo 9 mesi, hanno campeggiato nella ‘piazza degli ostaggi’ a Tel Aviv e in tutto Israele per oltre un anno, prima che i loro corpi venissero restituiti a fine febbraio. Il padre, il 35enne Yarden, era stato liberato venti giorni prima e aveva scoperto di non avere più una famiglia.
Un altro dei volti-simbolo della tragedia dei rapiti è Noa Argamani: un video la ritrae mentre urla disperata e si protende verso il fidanzato Avinatan Or mentre viene portata via verso la Striscia, dopo essere stata catturata al Nova Festival. La 25enne è stata poi liberata nel giugno 2024 dalle forze israeliane e ha potuto riabbracciare la madre prima che morisse di cancro al cervello.
Ma in questa galleria del dolore c’è anche Hersh Goldberg-Polin, il cui cadavere è stato ritrovato dall’Idf il 1 settembre 2024 in un tunnel vicino Rafah insieme a quello di altri cinque giovani ostaggi. Il 23enne, il giorno dell’attacco, era al festival musicale vicino Re’im e aveva perso il braccio sinistro per una granata lanciata dai terroristi dentro il rifugio dove si trovava. Sopravvissuto miracolosamente, nell’aprile 2024 era apparso in un video diffuso da Hamas.
L’esecuzione dei sei rapiti e il ritrovamento dei loro cadaveri ha suscitato un’ondata di rabbia popolare in Israele, e spinto centinaia di migliaia di persone a scendere in piazza e protestare contro il governo, chiedendo un accordo con Hamas per il ritorno dei rapiti. I suoi genitori, gli israelo-americani Jon Polin e Rachel Goldberg-Polin, si erano spesi moltissimo per la liberazione degli ostaggi e solo dieci giorni prima avevano parlato alla convention democratica a Chicago.
Dopo il 7 ottobre, tre generazioni di una stessa famiglia si sono ritrovate nelle mani di Hamas. È il caso dei Munder: il 79enne Avraham e la moglie Ruti sono stati portati via da Nir Oz insieme alla loro figlia Keren e al figlio di lei, il loro nipote Ohad di 9 anni, mentre l’altro figlio Roee è stato ucciso nell’attacco. Le due donne insieme al bambino sono state liberate nel novembre 2023, mentre il corpo di Avraham è stato recuperato dall’Idf nell’agosto 2024.
Tra coloro che sono stati presi in ostaggio il 7 ottobre ci sono anche beduini di fede islamica, come Yousef Zyadna – rapito insieme a tre dei suoi figli, Hamza, Bilal e Aisha, rispettivamente di 22, 18 e 17 anni – mentre lavorava nel kibbutz Holit, vicino al confine con Gaza. Il cadavere del 53enne è stato recuperato a gennaio di quest’anno dall’Idf nella zona di Rafah insieme a quello di suo figlio Hamza. Aisha e Bilal invece sono stati rilasciati durante il cessate il fuoco nel novembre 2023. Liberato, dopo essere stato un decennio nelle mani di Hamas, anche il beduino Hisham al-Sayed, con problemi di schizofrenia, entrato a Gaza volontariamente nel 2015.
Non solo israeliani, tra gli ostaggi trascinati nella Striscia c’erano anche diversi lavoratori thailandesi, di cui cinque – Pongsak Thaenna, Sathian Suwannakham, Watchara Sriaoun, Bannawat Saethao e Surasak Lamnao – sono stati rilasciati questo gennaio, un nepalese e due studenti tanzaniani, Joshua Mollel e Clemence Felix Mtenga, andati a studiare scienze agrarie in Israele grazie a un accordo di collaborazione tra università ed entrambi uccisi.
Due anni dopo il massacro, sono 48 gli ostaggi ancora prigionieri nella Striscia. Di questi, Israele ritiene che 20 siano vivi, sebbene di recente il presidente Usa Donald Trump abbia sostenuto che il numero potrebbe essere inferiore. Di almeno 26 è stato confermato il decesso, mentre ci sono forti preoccupazioni per le condizioni di altri due.
In 140 sono stati rilasciati vivi finora tramite scambi o altri accordi e 58 corpi sono stati rimpatriati, 47 dei quali tramite operazioni militari dell’Idf e 8 restituiti da Hamas. Tre ostaggi – Alon Shamriz, Yotam Haim e Samer Talalka – sono stati uccisi nel dicembre 2023 da fuoco amico dopo essere riusciti a fuggire. Le forze armate israeliane hanno liberato otto rapiti vivi.
Tra i 48 ancora a Gaza, ci sono anche i corpi di due thailandesi e un tanzaniano. Due degli ostaggi, Itay Chen e Omer Neutra, entrambi deceduti, hanno doppia cittadinanza israeliana e americana. Tra le salme che il gruppo militante palestinese detiene a Gaza c’è anche quella di Hadar Goldin, soldato ucciso nella guerra contro la Striscia nel 2014.