domenica, Ottobre 12, 2025
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“Guardando le donne guardare la guerra”: l’opera incompiuta che accusa Mosca

AGI – “Finché uno scrittore viene letto, è ancora vivo”. Lo affermò Victoria Amelina nella prefazione al diario del poeta ucraino Volodymyr Vakulenko, ucciso nel 2022 a Kharkiv durante l’occupazione russa. Fu lei a ritrovare il diario sepolto sotto un ciliegio, nel giardino di lui, il giorno prima del rapimento.

La massima nella prefazione al diario di Vakulenko vale anche per l’opera postuma di Victoria Amelina, uccisa da un missile russo nel giugno 2023 in una pizzeria di Kramatorsk, mentre era impegnata a raccogliere le prove dei massacri russi da portare alla Corte Penale Internazionale per accusare Mosca di genocidio e di crimini contro l’umanità.

Il titolo del libro è ‘Guardando le donne guardare la guerra” (Guanda editore). Il libro emoziona perché è un inno per la libertà dell’Ucraina. Amelina non lo aveva ancora ultimato e molti capitoli sono un ammasso di pensieri, note, interviste da riordinare. Ma la sua incompiutezza rende l’opera ancora più attraente: “La ricerca della giustizia – scrive Amelina – ha trasformato me, scrittrice e madre, in investigatrice di crimini di guerra. Dal 24 febbraio 2022 (la data di inizio dell’invasione russa ndr.) ho trascorso l’ultimo anno a fotografare i danni causati da esplosioni nelle biblioteche e nelle scuole, tra le macerie di centri culturali, a registrare le parole dei sopravvissuti e dei testimoni oculari di quelle atrocità. L’ho fatto per svelare la verità, per assicurare la sopravvivenza della memoria e dare una possibilità alla giustizia e alla pace duratura”.

Victoria Amelina ha scritto la sua opera direttamente in inglese, proprio per rivolgersi al mondo. “Non penso che le leggi e i diritti dell’uomo siano temi riservati solo a gente con una laurea in giurisprudenza, perché riguardano gli esseri umani o, almeno, dovrebbero mettere le persone al centro, come fa la letteratura. La città di Mariupol non è solo una fossa comune. È anche una scena del crimine e i responsabili fanno di tutto per distruggere le prove”. Amelina non si concentra solo sull’invasione russa del 2022.

“Centinaia di autori, editori e artisti sono stati uccisi per avere scelto di essere ucraini negli anni Venti del Novecento”. Numerosi gli accenni all’Holomodor, quando nel 1932-1933 il regime di Stalin impose una carestia che uccise milioni di ucraini.

“Era vietato parlarne, anche nei diari privati. Una menzione del genere poteva rovinare la vita di una persona, trasformandola in decenni trascorsi nei gulag…”.

Fu stroncato nel sangue anche il movimento degli artisti degli anni Sessanta. “Crearono opere straordinarie – scrive Amelina – e vissero una vita dura ma esemplare. Potrebbero essere paragonati agli hippy o ai beatnik in Occidente, ma loro hanno dovuto sopravvivere in un Paese totalitario, sovietico e anti ucraino. I più rappresentativi sono stati rinchiusi nei campi di concentramento. Alcuni, come il mio poeta preferito, Vasyl Stus, e la pittrice Alla Horska, sono stati uccisi dal regime. Alla Horska venne uccisa dall’NKVD nel 1970. Sarebbe stato troppo difficile gestire il suo caso spedendola semplicemente nei campi di concentramento. Aveva un profilo troppo alto nella società sovietica per via di suo padre, noto membro del partito comunista”.

Nel libro di Amelina non mancano le testimonianze sull’uso della tortura nelle stazioni di polizia. “Alla mia sinistra c’era una persona che mi ha colpito con un manganello. Mi hanno dato un cavo in mano e mi hanno detto: ‘Se lo fai cadere, ti picchiamo’. Poi è arrivata una scossa elettrica. Il cavo è caduto, nessuno ha fatto domande e sono stato colpito con un bastone al petto. Mi hanno avvolto il cavo intorno alla mano per non farlo cadere. Hanno fatto partire un’altra scossa di dieci-quindici secondi…”.

Non è facile neppure la vita lontano dal fronte, in città come Kiev o Leopoli. “C’è una regola che si impara all’inizio di una guerra – scrive Amelina – la regola delle due pareti. Durante un bombardamento è meglio mettere tra te e la finestra più vicina almeno due pareti. Certamente sarebbe ancora meglio trovarsi in un vero rifugio anti aereo, ma non ce ne sono tanti in giro e, se vivi in un piccolo appartamento o in un appartamento con tante finestre, è persino difficile rispettare la regola delle due pareti”.

I curatori dell’opera postuma di Victoria Amelina concludono cosi’ la postfazione: “La Russia può avere strappato Victoria a noi, alla sua famiglia e ai suoi amici, alla cultura ucraina e a quella mondiale, ma non è riuscita a toglierle il potere della parola”.

 

 

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