mercoledì, Ottobre 15, 2025
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Quali sono gli ostacoli per il passaggio alla seconda fase del piano Trump

AGI – Cosa succede ora che i leader di EgittoTurchia e Qatar si sono uniti al presidente degli Stati Uniti Donald Trump per firmare un impegno ad attuare il suo piano per porre fine alla guerra tra Israele e Hamas? Dopo che il gruppo terroristico ha consegnato tutti i 20 ostaggi ancora in vita e 4 salme in cambio del rilascio di quasi 2.000 detenuti palestinesi, è lecito chiederselo anche perché due punti chiave previsti dalla prima fase del piano Trump restano disattesi: l’apertura del valico di Rafah e la consegna degli aiutiIsraele ha già fatto sapere che Rafah resterà chiuso fino a quando anche i 24 corpi mancanti non saranno restituiti e per fare in fretta l’Egitto ha inviato squadre di ricerca per localizzare e recuperare i resti.

“Chiediamo che Hamas rispetti la sua parte dell’accordo“, ha dichiarato una fonte israeliana alla BBC, aggiungendo che l’esercito israeliano “non si fermerà finché tutti non torneranno dalle loro famiglie e alla sepoltura in Israele“.

L’Impasse sui corpi e la seconda fase

Ma l’accordo di cessate il fuoco contiene già l’ammissione che Hamas e le altre fazioni palestinesi potrebbero non essere in grado di localizzare tutti i corpi entro la scadenza prevista. Una impasse che rallenta l’avvio dei negoziati per la seconda fase che prevede l’invio di una forza multinazionale di circa 200 soldati supervisionata dall’esercito statunitense – ma senza soldati americani – per monitorare il cessate il fuoco.

Il Futuro di Gaza: governance e ruolo di Hamas

Gaza sarà inizialmente governata da un comitato di transizione composto da tecnocrati palestinesi, supervisionato da un “Consiglio per la Pace” presieduto da Trump. Il governo della Striscia passerebbe infine all’Autorità Nazionale Palestinese, che amministra la Cisgiordania, una volta avviate le riforme. Secondo il piano, Hamas, che prese il controllo di Gaza nel 2007 estromettendo i rivali di Fatah, un anno dopo aver vinto le elezioni legislative, non avrebbe alcun ruolo futuro nella sua governance, né direttamente né indirettamente.

Il piano prevede anche la smilitarizzazione di Gaza e la distruzione di tutte le “infrastrutture militari, terroristiche e offensive“.

È probabile che ci siano molteplici punti di contesa durante i negoziati sulle fasi successiveHamas si è sempre rifiutata di deporre le armi, affermando che lo avrebbe fatto solo una volta istituito uno Stato palestinese. Il gruppo non ha nemmeno menzionato il disarmo nella sua risposta iniziale al piano di Trump e Benjamin Netanyahu è sempre sembrato contrario al coinvolgimento dell’Autorità Nazionale Palestinese in una Gaza postbellicaHamas, d’altro canto, si aspetta di avere un ruolo a Gaza come parte di “un movimento palestinese unificato“.

Il ritiro delle truppe israeliane e il perimetro di sicurezza

Un altro punto critico è il ritiro delle truppe israelianeIsraele afferma che il suo primo ridispiegamento consentirà all’IDF di mantenere il controllo su circa il 53% di Gaza. Il piano della Casa Bianca prevede ulteriori ritiri fino a circa il 40% e poi al 15%, una fase finale che costituirebbe un “perimetro di sicurezza” finché Gaza non sarà “adeguatamente protetta da qualsiasi minaccia terroristica“. La formulazione è vaga e non fornisce una tempistica chiara per il completo ritiro israeliano, un aspetto su cui Hamas vuole chiarezza.

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