AGI – “Sollievo e speranza” ma anche “necessaria prudenza” per gli sviluppi in Medio Oriente: è il sentimento espresso dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo di fronte a Camera e Senato dopo l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. “L‘iniziativa di pace potrebbe davvero costituire una svolta storica che cambia il volto del Medio Oriente e quindi del Mediterraneo” ma “il successo del piano Trump è ancora legato a un filo”, con “molte variabili che ancora non sono state definite”, ha sottolineato il titolare della Farnesina.
Prospettive per uno Stato Palestinese
Guardando all’orizzonte la prospettiva di “uno Stato palestinese vero, democratico, pacifico, non confessionale, affidato a un’Autorità nazionale palestinese profondamente rinnovata negli uomini e nei metodi“, Tajani ha affermato che “ora è più vicino” il riconoscimento di uno Stato indipendente per i palestinesi, “quando ci saranno le condizioni che sono state poste anche dal Parlamento”.
L’Italia ha fatto la sua parte, ha detto Tajani ricordando l’azione umanitaria a favore dei gazawi nel campo della sanità, sicurezza alimentare e istruzione, e intende farla anche in futuro, coinvolgendo anche “il settore privato“, di fronte a una “sfida di dimensioni epocali”. Il ministro ha espresso tra l’altro “il più profondo ringraziamento per la straordinaria generosità della nostra filiera dell’agroalimentare che ha già messo a disposizione altre 100 tonnellate di aiuti che porteremo presto a Gaza“.
Ricostruzione della Striscia di Gaza
Il tema ora è la ricostruzione della Striscia e su questo è prevista una riunione governativa nel pomeriggio, ha annunciato Tajani, definendo “cruciale consolidare le condizioni, perché la pace resista, nella prospettiva di due Stati che convivono in pace e sicurezza“. A questo proposito, il ministro ha annunciato la nomina dell’ambasciatore Bruno Archi, rappresentante permanente presso le Nazioni Unite a Roma, come inviato speciale sulla ricostruzione a Gaza.
Quanto alla forza internazionale di stabilizzazione nell’enclave palestinese prevista dal piano Trump, “siamo pronti” a inviare militari, “forti della riconosciuta esperienza maturata negli anni in tanti quadranti internazionali complessi”. “Naturalmente il Parlamento verrà coinvolto in tutte le decisioni e mi auguro che su questo argomento si possa trovare una unità di intenti tra tutte le forze politiche”, ha auspicato il ministro.
Tajani in aula ha messo l’accento sulle “popolazioni che hanno sofferto moltissimo da una parte e dall’altra per un conflitto così sanguinoso”, con la volontà degli israeliani di “vedere il ritorno degli ostaggi” e quella dei palestinesi di Gaza “di sopravvivere in un conflitto tremendo” nel quale “Israele non ha voluto adottare quelle attenzioni e quelle cautele imposte dal diritto internazionale umanitario“.
L’attenzione mediatica e l’antisemitismo
Parlando di “un’ondata emotiva e un’attenzione mediatica senza uguali” per la “valenza simbolica di questi luoghi”, il titolare della Farnesina ha riconosciuto di “un’attenzione sincera e di un’autentica passione quasi ovunque per la causa della pace e della salvezza dei popoli”, mentre “pochi, anche se rumorosi, sono stati casi di strumentalizzazione e di spettacolarizzazione per un pregiudizio antisemita”. E su questo, il titolare della Farnesina ha ribadito che “l’antisemitismo va combattuto ovunque e in ogni modo con tutta la forza” e il governo si impegna a “fermarne la diffusione e reprimerne ogni manifestazione”.
Accordi di Abramo e Tregua Olimpica
Per Tajani, l’accordo firmato a Sharm el-Sheikh è “il primo grande tassello di un processo di stabilizzazione della regione” che passa attraverso “la nuova stagione degli Accordi di Abramo per la normalizzazione dei rapporti”. In questo scenario internazionale “il Medio Oriente è uno snodo fondamentale” ed è il momento di “guardare a un futuro di pace“. Il ministro ha quindi rilanciato l’iniziativa di una “tregua olimpica” in vista dei Giochi invernali Milano-Cortina. “Sarà un’iniziativa politica importante per rafforzare anche alle Nazioni Unite lo spirito del piano americano”.