giovedì, Ottobre 16, 2025
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La commedia amara di Milani apre la Festa del cinema, “il lavoro usato come ricatto”

AGI – “Volevo raccontare come il conflitto tra necessità del lavoro e la protezione del territorio sono due cose che non riescono mai ad andare d’accordo. Credo nelle persone, nella potenzialità che hanno dentro di dare un segnale. Qui il segnale è duplice: da una parte c’è un uomo che ha il coraggio di dire di no. E manca un po’ a tutti noi. Poi c’è una comunità che si trova spaccata di fronte a questa storia. Che è una cosa che avviene molto spesso in Sardegna, che avviene anche in tutto il nostro paese, nei nostri confini e anche oltre”. Durante la conferenza stampa di apertura della Festa del Cinema di Roma, il regista Riccardo Milani parla del suo film, ‘La vita va così‘ con Virginia RaffaeleDiego Abatantuono, Aldo Baglio, Giuseppe Ignazio Loi e con la partecipazione di Geppi Cucciari, che sarà presentato stasera alle ore 19 in Sala Sinopoli. Il film uscirà nelle sale il 23 ottobre, distribuito da Medusa Film e PiperFilm.

“È una commedia con elementi per divertirsi e altri di riflessione – aggiunge il regista – c’è il tema del ricatto del lavoro, perché c’è disperazione autentica quando manca il lavoro ed è più facile mettere uno contro l’altro quando il terreno è questo”. Il regista conviene che forse, rispetto ad altri suoi film, in questo “c’è forse una nota di amaro in più perché nel mio Paese mi dà dolore, mi dà sofferenza, vedere gente senza lavoro. Sulla disperazione si giocano partite enormi – aggiunge – flussi che vanno da una parte all’altra. Il confronto è una necessità del nostro Paese e non penso ci sia solo lo scontro a tutti i costi, l’ostilità a tutti i costi – aggiunge – ci sono anche diversità di vedute ma il confronto è necessario per uscire fuori”. 

 

Un vecchio pastore sfida la multinazionale

Alle soglie del nuovo millennio, su una costa incontaminata del sud della SardegnaEfisio Mulaspastore solitario e custode di un tempo che sembra non esistere più, difende la sua terra dai progetti di Giacomo, imprenditore deciso a trasformarla in un resort di lusso. Il capo cantiere Mariano, cerca di convincerlo a vendere arrivando a offrire cifre favolose, mentre la figlia Francesca si trova sospesa tra l’attaccamento alle radici e l’urgenza di cambiamento e la necessità di lavoro che attraversa la comunità. Quando la disputa approda in tribunale, a dirimerla è Giovannagiudice originaria di quei luoghi.

Virginia Raffaele e il ‘metodo Milani’ 

Virginia Raffaele, dopo ‘Un mondo a parte‘ dove recitava in dialetto abruzzese, torna a lavorare con Milani in un film in cui recita in dialetto sardo accanto a Ignazio Loi, un vero pastore sardo di 84 anni, che debutta al cinema e che, durante la conferenza stampa, Diego Abatantuono definisce il ‘Robert De Niro del Sulcis‘. La versatile attrice romana ha definito ‘La vita va così‘ una sorta di “esperienza antropologica”: “È il ‘metodo Milani’ – racconta alla stampa – ho lasciato la comunità abruzzese e ho trovato quella sarda: è un’esperienza umana per forza di cose perché un po’ un film in trasferta lo è in generale – spiega – però in questa situazione è anche dover lavorare. Recitare, con non attori, ha i suoi pro e i suoi contro, ovviamente. I contro, perché magari tecnicamente non ha tempi giusti nel dialogo: sai che c’è un tempo nel quale arriva quella battuta detta in quel modo, ma con ‘Bob del Sulcis’ non c’era questa possibilità, però la ricchezza che puoi prendere, puoi rubare e sulla quale io personalmente ho lavorato nel senso che per me lui è il protagonista. Io ero in ascolto con i suoi tempi, con i suoi modi di muovere le mani, con il suo modo di parlare”.

L’importanza del coraggio e della dignità

La vita va così‘ manda un messaggio bello e forte, spiega ancora l’attrice, ed è “il coraggio, unito la dignità delle persone, che bisogna sempre ascoltare, da qualunque luogo arrivi una voce. Persino da pastore sardo che si mette contro una multinazionale, una realtà come quella dei milanesi – aggiunge – è come dire: tutto è possibile”. Per questo il film di Milani, conclude, “è un invito anche a sognare in un film che parla di una storia vera”.

 

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