giovedì, Ottobre 16, 2025
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Perché gli italiani sono tra i più preoccupati al mondo per l’IA?

AGI – Gli italiani sono tra i cittadini più preoccupati al mondo per l’avanzata dell’intelligenza artificiale. Lo rivela un ampio studio-sondaggio del Pew Research Center, condotto nel 2025 in 25 Paesi.

Secondo i dati, in Italia circa la metà degli adulti si dice più preoccupata che entusiasta per la crescente presenza dell’IA nella vita quotidiana – una quota tra le più alte insieme a quelle di Stati Uniti, Australia, Brasile e Grecia. Il report mostra un quadro globale in cui la curiosità per la tecnologia convive con timori profondi legati all’impatto sull’occupazione, sulla privacy e sul controllo sociale. Solo una minoranza – mai oltre tre persone su dieci, in nessun Paese – si dice “prevalentemente entusiasta” dell’intelligenza artificiale. Nel complesso, la media mondiale indica che il 34% degli adulti ha sentito o letto molto di IA, il 47% un po’ e il 14% per nulla. Gli stessi valori si ritrovano nelle emozioni provate: il 34% si dice più preoccupato che entusiasta, il 42% prova sentimenti contrastanti e solo il 16% è più entusiasta che inquieto.

 All’opposto, la Corea del Sud risulta il Paese più propenso ad abbracciare questo nuovo futuro: appena il 16% della popolazione si dichiara principalmente timoroso nei confronti degli sviluppi delle nuove tecnologie intelligenti.

Un altro dato chiave riguarda la consapevolezza dell’IA, che cresce insieme al reddito pro capite. Nei Paesi più ricchi, come Giappone, Germania, Francia e Stati Uniti, circa la metà degli adulti ha sentito molto parlare della tecnologia, mentre in economie emergenti come India e Kenya la percentuale scende rispettivamente al 14% e al 12%.

La fiducia nei governi sul potere regolatorio

Il Pew Research ha poi analizzato la fiducia nei governi e nelle istituzioni rispetto alla capacità di regolamentare efficacemente l’intelligenza artificiale.

Le persone tendono a fidarsi più dei propri governi che delle potenze straniere. In India, l’89% degli adulti esprime fiducia, seguita da Indonesia (74%) e Israele (72%).  In fondo alla classifica c’è la Grecia, con appena il 22%. Negli Stati Uniti la popolazione è divisa: il 44% si fida del proprio Paese nella regolamentazione dell’IA, il 47% no.

Le divisioni riflettono anche la polarizzazione politica: il 54% dei repubblicani e degli indipendenti di area conservatrice si fida del governo, contro il 36% dei democratici. A livello globale, l’Unione Europea risulta l’attore più credibile nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale, davanti a Stati Uniti e Cina. Una media del 53% degli adulti nei Paesi intervistati dichiara di fidarsi dell’Ue, contro il 37% a favore di Washington e il 27% per Pechino. Tra i Paesi membri dell’Unione, la fiducia è maggiore in Germania e Paesi Bassi, più bassa in Francia, Grecia, Italia e Polonia.

In generale, la fiducia nei diversi attori globali rispecchia l’immagine complessiva che i cittadini hanno di essi: chi ha una percezione positiva dell’Ue, degli Stati Uniti o della Cina tende anche a considerarli regolatori più affidabili. In Indonesia e Sudafrica, ad esempio, dove l’immagine della Cina è più favorevole di quella americana, le persone tendono a fidarsi più di Pechino che dell’amministrazione Trump per quanto riguarda la gestione dell’IA.

I giovani adulti sono più informati

Il sondaggio rileva anche alcune linee di frattura generazionali. Sul piano demografico, l’indagine evidenzia un divario netto: i ‘giovani adulti’ sono molto più informati e ottimisti rispetto agli anziani. In Grecia, il 68% degli under 35 ha sentito o letto molto sull’IA, contro appena il 20% degli over 50. In Israele, il 46% dei giovani si dice più entusiasta che preoccupato, mentre tra gli over 50 la quota scende al 15%. Gli anziani, in 18 dei 25 Paesi, risultano generalmente più inquieti e meno aperti dei giovani di fronte all’espansione di queste tecnologie.

Le differenze di genere sono altrettanto marcate: in oltre metà dei Paesi analizzati gli uomini dichiarano di aver sentito parlare più spesso di AI rispetto alle donne, che pero’ tendono a sentirsi più apprensive e più diffidenti.

Anche il livello di istruzione incide: chi ha fatto un percorso di studi più breve mostra meno conoscenza e più scetticismo, mentre chi possiede una formazione superiore e più completa si dice più informato e, in media, più fiducioso.

Un ruolo determinante è giocato anche dall’uso della rete: chi afferma di usare Internet in modo quasi costante è non solo più consapevole ma anche più entusiasta verso l’intelligenza artificiale. In tutti i Paesi considerati, gli utenti più attivi online sono quelli che più spesso hanno sentito parlare di AI e che mostrano un atteggiamento più positivo nei confronti della tecnologia. Nel complesso, il quadro tracciato dal Pew Research Center racconta un mondo diviso tra curiosità e inquietudine, dove la maggior parte delle persone si informa sull’intelligenza artificiale ma continua a guardarla con sospetto. E l’Italia – insieme agli Stati Uniti – appare tra i luoghi in cui questa tensione tra fascino e paura è più evidente.

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