AGI – I colloqui di Budapest, concordati da Donald Trump e Vladimir Putin nella loro telefonata di ieri, vedranno il presidente russo compiere il suo primo viaggio ufficiale in un Paese dell’UE dall’inizio della guerra nel febbraio 2022. Secondo il Cremlino, Trump avrebbe suggerito la capitale ungherese e Putin avrebbe immediatamente accettato. Il primo ministro magiaro, Viktor Orban – alleato chiave di Putin in Europa, ma ammirato anche dal leader USA – ha accolto la notizia con entusiasmo, definendo l‘Ungheria un’“isola di pace” e confermando i preparativi dopo aver parlato con Trump.
Budapest è una scelta che c’entra molto con la politica, la storia e poco con la logistica.
Immunità per Putin: il ruolo dell’Ungheria
Prima di tutto, pur essendo ancora formalmente membro della Corte penale internazionale (CPI), l’Ungheria ha già garantito che non eseguirà il mandato di arresto internazionale spiccato nel 2023 nei confronti di Putin: ad aprile, il Parlamento ungherese ha votato per il ritiro dalla CPI e Budapest ha già accolto senza colpo ferire il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, anche lui oggetto di mandato di arresto internazionale.
Le criticità logistiche e la posizione NATO
Al di là delle garanzie ungheresi, la scelta di Budapest comporta alcune criticità: l’Ungheria è circondata dai membri della NATO – Romania, Croazia, Slovenia e Slovacchia – confina inoltre con la Serbia, l’Austria e l’Ucraina occidentale, tutti Paesi membri della CPI. Non è ancora chiaro se le restrizioni europee sui sorvoli aerei russi nei cieli UE rappresenteranno un problema e il Cremlino ha ammesso che la logistica del viaggio è ancora allo studio.
Il significato storico: il Memorandum di Budapest
Budapest, poi, riveste un significato storico per quanto riguarda la guerra in Ucraina. Nel 1994, dopo la caduta dell’URSS, Kiev cedette il terzo arsenale nucleare più grande del mondo, in cambio di garanzie di sicurezza attraverso il Memorandum di Budapest. Per molti ucraini, quel documento è diventato il simbolo di promesse mancate: firmato da Russia, Stati Uniti e Regno Unito, garantiva protezione alla sovranità dell’Ucraina, ma è stato infranto quando Mosca ha annesso la Crimea nel 2014 e ha lanciato l’invasione nel 2022.
Viktor Orban: l’alleato di Putin e la sua politica
Infine, a Budapest il padrone di casa sarà Viktor Orban che dall’inizio della guerra si è rifiutato di fornire armi a Kiev o di consentirne il trasferimento attraverso il suo territorio. A differenza di quasi tutti gli altri 26 Paesi dell’UE, Budapest ha addirittura aumentato le sue forniture energetiche dalla Russia dopo il 2022.
L’orbanismo – con le sue restrizioni ai media indipendenti, l’impegno a ingaggiare guerre culturali, l’eliminazione dei controlli e dei contrappesi negli equilibri costituzionali – ha offerto a Trump e alla destra populista internazionale un modello, ma ora il suo leader è sotto pressione in patria. Difficoltà economiche, calo dei consensi e l’ascesa dell’oppositore Peter Magyar rappresentano sfide non semplici per Orban, in vista delle legislative di aprile.
Il vertice di Budapest: un’opportunità politica
Putin non fa mistero che una vittoria del partito di governo Fidesz è interesse strategico di Mosca, mentre Trump ha fatto un vero e proprio endorsement elettorale all’alleato. Al di là di quali risultati concreti per la pace porterà il vertice di Budapest, per il leader magiaro sarà un’importante photo opportunity che potrebbe rafforzare la sua immagine interna di peacemaker e di leader rispettato a livello globale.