AGI – Capitano in campo nella First Division in Inghilterra, tenente in trincea in Italia. Henry “Harry” Goslin riposa nel cimitero monumentale di Torino di Sangro, in Abruzzo, caduto a 34 anni nel dicembre 1943 con l’uniforme del 53° reggimento di artiglieria Bolton. Non sono pochi i calciatori con tutte le divise e su tutti i fronti morti in combattimento o in azione o in prigionia durante la seconda guerra mondiale, ma la vicenda di Goslin è davvero particolare.
Il discorso davanti a 23.000 persone nell’ultima partita di campionato del 1939
Goslin, classe 1909, aveva giocato fino al 1930 nella formazione di dilettanti del Nottingham Boots Athletic che l’aveva ceduto al Bolton per 25 sterline, su richiesta esplicita dell’allenatore Charles Foweraker. Dopo una stagione tra alti e bassi, una retrocessione in seconda divisione e un anno di riassestamento cin la promozione sfiorata d’un soffio, il Bolton, con Goslin sempre presente a ogni partita del torneo, riconquista la massima serie nel 1935 e nel 1936 gli viene assegnata la fascia di capitano. È ormai considerato tra i migliori difensori che può vantare l’Inghilterra. Prima dello scoppio del conflitto colleziona in maglia bianco-rosso-blu 306 presenze mettendo a segno anche 23 gol.
Comincia a pensare al momento del ritiro dall’attività agonistica, tant’è che aveva appena aperto un negozio di articoli sportivi, quando la storia decide altrimenti. E lui decide per la sua storia. Sull’Europa spirano venti di guerra, Hitler nell’arco di pochi mesi aveva annesso l’Austria e mutilato la Cecoslovacchia dei Sudeti, e poi l’aveva invasa e inglobata nel marzo 1939. La prossima vittima designata era la Polonia, e con essa la pace in Europa. L’8 aprile 1939 il capitano Goslin, sempre presente in quella stagione e bandiera della squadra, tiene un discorso prima della gara col Sunderland davanti a 23.000 persone. Dice che un grande pericolo è all’orizzonte, e che ognuno deve fare la sua parte in quel momento di emergenza nazionale, perché non si poteva delegare agli altri di affrontare la situazione sempre più grave.
L’arruolamento in blocco in un reggimento di artiglieria. Nasce il Wartime Bolton
Dopo la partita Harry Goslin, Don Howe, Ray Westwood, Stan Hanson, Walter Sidebottom, George Caterall, Ernie Forrest, Albert Geldard, Charlie Hanks, Jack Hurst, Billy Ithell, Sid Jones, Danny Winter, Jackie Roberts, Tommy Sinclair, Val Thompson si arruolano nell’esercito territoriale e in polizia. In diciassette firmano per il 53° reggimento di artiglieria campale Bolton. Dei 35 componenti dello staff della squadra di calcio 32 entreranno nelle forze armate e i restanti tre presterano in miniera e nelle fabbriche di munizioni. E così i Bolton Wanderers diventano i Wartime Bolton.
Hitler il I settembre invade la Polonia, legata all’Inghilterra da un patto di alleanza assieme alla Francia e il 3 settembre Londra dichiara guerra al Terzo Reich. Quel giorno è domenica, e si disputa l’ultima partita della Football League, anche se si continuerà a giocare in sette tornei su scala regionale, poiché le trasferte potranno essere al massimo di 50 miglia. I 17 calciatori del Bolton nel maggio 1940 prendono parte ai combattimenti in Francia nei ranghi della 42ª divisione di fanteria East Lancashire.
Qui il sergente Goslin assieme ai suoi compagni si mette in luce tant’è che gli viene attribuita la distruzione di quattro panzer tedeschi, con la promozione a sottotenente. Quindi la ritirata generale a Dunquerque, il ritorno in Inghilterra del reggimento Bolton e un lungo periodo in patria nella 76ª divisione di fanteria per essere pronti a sostenere l’assai probabile invasione tedesca. I calciatori-soldati hanno pure il tempo di scendere in campo per la North-Eastern League. Goslin viene convocato in nazionale affrontando la Scozia, il 4 ottobre 1941 e il Galles il 25 ottobre, in partite non ufficiali. Durante il periodo in patria disputa 4 partite col Bolton (su 22 complessive, ma dipende dagli impegni militari) e come ospite gioca pure con la casacca del Chelsea e del Norwich City.
La partita della nazionale inglese contro la Polonia a Baghdad
A metà luglio 1942 il reparto viene destinato alle Middle East Forces e al fronte dell’Africa settentrionale, contro gli italo-tedeschi, nella difesa di Alam el Halfa in Egitto; poi, a ottobre, con l’Operazione Lightfoot, il 53° reggimento partecipa alla seconda battaglia di El Alamein e alla riconquista di Tobruk il 12 novembre 1942. Nuovo trasferimento, a Baghdad, poi l’8 gennaio 1943 a Kirkurk e quindi a Kifri dove Goslin, Hanson, Howe e Forrest si tolgono l’uniforme kaki e indossano la maglia bianca dei Leoni d’Inghilterra per affrontare la nazionale della Polonia, battuta 4-2: uno dei gol è firmato da Howe.
Il 53esimo Bolton viene sbarcato a Taranto il 24 settembre 1943 per partecipare alla Campagna d’Italia nei ranghi dell’ottava Armata del Maresciallo Bernard Law Montgomery che già aveva avuto quel reparto ai suoi ordini in Africa. Stavolta, come artiglieria dell’ottava divisione indiana, c’è da risalire l’Italia sul fronte adriatico dove nel tardo autunno del 1943 i tedeschi sbarrano il passo lungo la Linea Gustav, primo fronte organizzato di resistenza. Alla fine di novembre lungo il corso del Sangro divampa una feroce battaglia di sfondamento che in Inghilterra farà soprannominare il corso d’acqua “Il fiume di sangue”.
L’unico caduto del team delle meraviglie è rimasto in Italia
Nei combattimenti lungo lo scacchiere difensivo della Wehrmacht Howe viene ferito e Ray Westwood e Stan Hanson rischiano la vita durante un attacco aereo della Luftwaffe, ma sono fortunati e la scampano. Non lo è però Goslin, promosso primo tenente e decorato di Military Cross. Il 14 dicembre, quando già si approssima la battaglia di Ortona, “La piccola Stalingrado”, l’ufficiale si arrampica su un albero per scrutare dall’alto il campo di battaglia e indirizzare il tiro del suo pezzo da 18 libbre. A un tratto un sibilo fortissimo seguito dall’esplosione di un colpo di mortaio tedesco.
La zona è spazzata dalle schegge di metallo del proiettile e da quelle di legno degli alberi investiti dall’esplosione. Goslin è colpito alla schiena proprio da una scheggia di legno e i medici militari non riescono a strapparlo alla morte che sopravviene il 18. Il capitano del Bolton lascia la moglie e due figli. Una stele di marmo bianco con inciso il suo nome lo ricorda nel cimitero militare britannico di Torino di Sangro, dove riposano altri 2.616 soldati del Commonwealth caduti in battaglia. Dei volontari del Bolton Wanderers è stato l’unico dell’esercito a non tornare a casa.



