AGI – Onesti no, ma quasi insospettabili sembravano proprio due dei presunti componenti della banda che due settimane fa ha rapinato gioielli per 88 milioni di euro al Louvre. Si tratta di una coppia, 38 anni lei e 37 lui, con figli.
La loro identità non è stata ancora resa nota, ma i loro profili non corrispondono a quelli “generalmente associati ai più alti livelli di criminalità organizzata”, ha spiegato la procuratrice di Parigi, Laure Beccuau, a France Info. Questo non significa che i due siano innocenti, ha tenuto a chiarire Beccuau. “Ci sono profili poco conosciuti nella criminalità organizzata che fanno abbastanza rapidamente il salto verso crimini estremamente gravi”, ha detto.
I due sono stati incriminati formalmente ieri, dopo che tracce del loro DNA sono state trovate sul carrello elevatore utilizzato per la rapina. Se quelle dell’uomo “sono importanti”, quelle della donna potrebbero essere frutto di un contatto. “Si approfondirà”, ha spiegato Beccau. Per il momento, i due “hanno negato qualsiasi coinvolgimento”, ha riferito la procuratrice.
Dichiarazioni e accuse
Lui, che ha al suo attivo undici condanne per la maggior parte per furto, si è rifiutato di rilasciare dichiarazioni, mentre lei in lacrime ha detto di temere per la sua vita e per quella dei suoi figli. L’uomo è stato formalmente accusato di rapina organizzata, così come i due primi fermati, due uomini che vivono ad Aubervilliers (a nord di Parigi) di 34 e 39 anni. La compagna è sospettata invece di favoreggiamento.
Bottino mancante e complici a piede libero
All’appello manca ancora il quarto membro del commando, ma potrebbero esservi altri complici a piede libero. E soprattutto manca il bottino, con il prezioso diadema di perle appartenuto all’imperatrice Eugenia e il set di collane di zaffiri e orecchini della regina Maria Amelia.



