AGI – Un team internazionale di geologi guidato dalla Tulane University ha scoperto perché alcune aree della crosta terrestre restano stabili mentre altre si spaccano, ribaltando le teorie sulla dinamica dei continenti.
Lo studio, pubblicato su Nature, si concentra sulla Rift Valley africana, una delle poche regioni al mondo dove il processo di separazione continentale è ancora in corso. Analizzando la Depressione del Turkana, tra Kenya ed Etiopia, i ricercatori hanno scoperto che una parte della placca africana, pur essendo stata in passato stirata e assottigliata, oggi oppone una resistenza inattesa alla deformazione.
Un ‘antico’ riscaldamento e la rigidità
Secondo gli autori, la spiegazione risale a un evento di riscaldamento avvenuto circa 80 milioni di anni fa, che provocò la perdita di acqua e anidride carbonica dagli strati profondi della crosta, lasciando un materiale più secco e rigido.
Dati sismici e percorsi alternativi
I dati sismici e GPS raccolti dal gruppo coordinato da Cynthia Ebinger hanno permesso di mappare in 3D i movimenti delle placche, mostrando che l’attività vulcanica e la deformazione evitano le zone più aride e compatte, preferendo percorsi alternativi.
La forza della crosta disidratata
“La disidratazione della crosta ne aumenta la forza e accelera la propagazione delle onde sismiche”, ha spiegato Martin Musila, coautore dello studio.
Rift falliti e nuove prospettive
La scoperta fornisce nuove chiavi per comprendere perché molti antichi tentativi di separazione continentale, i cosiddetti “rift falliti”, si siano arrestati, trasformandosi in regioni stabili per milioni di anni. Le implicazioni si estendono anche alla valutazione dei rischi sismici e vulcanici e alla ricerca di risorse minerarie nelle aree formatesi lungo antiche faglie.



