AGI – “Sono stata vicina alla depressione. Credo sia iniziato tutto da un parto così complicato: quando ho preso la bambina in braccio ero già stanchissima. È stato un accumulo di stanchezza. Quindi i primi due mesi sono stati molto difficili”. Lo racconta Federica Pellegrini, campionessa olimpica di nuoto e primatista europea nei 200 e 400 metri stile libero, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera insieme al marito Matteo Giunta, anche lui ex nuotatore e allenatore, con il quale ha avuto una bimba, Matilde, nata a gennaio del 2024.
“È stato un accumulo di stanchezza – racconta Federica – quindi i primi due mesi sono stati molto difficili. La prima notte in ospedale, guardando mia mamma, mi sono messa a piangere. Non so perché stessi piangendo, e questa cosa si è protratta nel tempo: sempre la sera, sempre a un certo orario, con accensioni che non capivo neanche da dove venissero. A un certo punto scoppiavo in un pianto dirotto, e non sapevo perché”.
“Poi abbiamo scoperto che era questo “baby blues”, che per fortuna non è mai sfociato in una depressione post partum, ma è appena un gradino sotto – si confida ancora Federica Pellegrini – Anche gestire questa cosa non è stato facile. Per fortuna non ho vissuto uno degli effetti della depressione: il rifiuto di mia figlia. Anzi, allattare mi faceva stare meglio; anche se aggiungeva altra fatica. E poi Matilde nei primi due mesi non ha mai avuto sonno”.
L’ex campionessa olimpica ripercorre il momento del parto “difficilissimo” spiegando di aver avuto “contrazioni molto forti. Dovevano essere quelle di preparazione, però erano già molto dolorose”.
“A un certo punto si è perso il battito della bambina. E il chirurgo ci ha detto: non ha senso aspettare, andiamo in sala operatoria. Sono stati due giorni veramente “interessanti”. Ti prepari a tutto, perché abbiamo fatto il corso preparto insieme; però che accada tutto, e tutto insieme, non lo pensi mai”.



