mercoledì, Novembre 19, 2025
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Ucraina, lo scandalo corruzione travolge il numero due di Zelensky

AGI – Il cerchio sembra stringersi attorno ad Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente Volodymyr Zelensky: membri del Parlamento e consiglieri del capo dello Stato ne chiedono le dimissioni per arginare il maxi scandalo per tangenti e corruzione nel settore energetico ucraino.

In quella che rischia di trasformarsi nella più grande crisi politica interna del Paese dai tempi dell’invasione russa su vasta scala nel 2022, Zelensky è già stato costretto a licenziare due dei suoi ministri, la scorsa settimana: la responsabile dell’Energia Svitlana Hrynchuk e quello della Giustizia Herman Galushchenko. Lo tsunami causato dall’operazione Mida, mossa dalle Agenzie anti-corruzione, ha travolto figure molto vicine alla cerchia ristretta del presidente come il suo ex socio Timur Mindich, co-proprietario della società di produzione TV che l’ha reso famoso come attore, Kvartal 95.

Pressione interna e il dilemma di Zelensky

Yermak, considerata la mente dell’amministrazione presidenziale, è stato accusato dall’opposizione di aver creato una rete di influenze e interessi problematici. Ma il presidente è sotto pressione dalla sua stessa maggioranza.

Fedyr Venislavskyi, uno dei deputati dello stesso partito politico di Zelensky, Servitore del Popolo, ha ammesso ieri che i suoi colleghi hanno discusso la possibilità di destituire Yermak e che “parecchi” erano favorevoli. “Si è parlato molto delle dimissioni di Yermak, ma la decisione spetta al presidente”, ha dichiarato in un’intervista.

Secondo quanto riportato dai media locali, il capo dello Stato ha incontrato i suoi più stretti consiglieri prima del tour in Europa questa settimana, tra cui il primo ministro Yulia Svyrydenko, il vice primo ministro, Mykhailo Federov e il capo dei servizi segreti, Kyrylo Budanov. La maggior parte di loro gli avrebbe raccomandato di licenziare Yermak.

La testata online Politico.eu, confermando la “pressione su Zelensky per abbandonare Yermak”, conferma che il problema politico per il presidente deriva dal fatto che il pressing arriva in parte dalle fila del suo stesso partito, Servitore del popolo.

Secondo Ukrainskaya Pravda, un gruppo di deputati di Servitore del popolo ha “minacciato di lasciare” il partito, se non verranno presi provvedimenti contro Yermak. “Il partito crollerà”, ha scritto il giornale nella sua analisi. E il Kyiv Independent titola: “Zelensky è finalmente pronto a licenziare Yermak?”. “Non eletto e privo del sostegno popolare, il capo di gabinetto del presidente ha accumulato un potere raramente visto nell’Ucraina moderna”, si legge nel pezzo.

L’ombra della corruzione e la presenza autoritaria

Considerato una sorta di co-presidente, Yermak per ora non risulta tra gli accusati nell’indagine, ma “è così influente e così coinvolto in talmente tante questioni all’interno del Paese, che è impossibile che un sistema di corruzione su così vasta scala possa aver funzionato senza che ne fosse profondamente a conoscenza”, ha denunciato Daria Kaleniuk, direttrice esecutiva del Centro d’azione anti-corruzione dell’Ucraina, l’organizzazione leader nel promuovere riforme anti-corruzione e giudiziarie nel Paese.

Corruzionearricchimento illecito e tangenti aleggiano sull’ufficio di Yermak da diverso tempo. Il suo ex vice, Andriy Smyrnov, è stato accusato di arricchimento illecito, riciclaggio di denaro e tangenti, e altri due ex numeri due – Kyrylo Tymoshenko e Rostislav Shurma – sono stati indagati per casi di corruzione, ma non ufficialmente incriminati.

La crisi sembra destinata a raggiungere il culmine giovedì, quando Zelensky terrà incontri cruciali con funzionari governativi e membri del Parlamento.

Sebbene vi siano stati tentativi di collegare direttamente Yermak allo scandalo di corruzione, la campagna contro di lui, fa notare Politico, è anche un segnale di una frustrazione più ampia, sia all’opposizione che nel partito di Zelensky, per la “presenza autoritaria” di Yermak. Era stato il suo ufficio a promuovere, l’estate scorsa, il tentativo di privare le agenzie anti-corruzione della loro indipendenza che aveva scatenato la furia dell’opinione pubblica e dell’UE.

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