giovedì, Novembre 20, 2025
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Live At Fondazione Museo Pino Pascali: il nuovo album di Grischa Lichtenberger

AGI – Con Live At Fondazione Museo Pino Pascali, Grischa Lichtenberger trasfigura un set di quaranta minuti in un’esperienza tattile, visiva e cinetica. Clangori industriali, pulsazioni meccaniche e atmosfere fugaci si fondono e si scolpiscono con rigore, trasformando il suono in materia viva. Non è semplice performance: è attraversamento sensoriale, un paesaggio che vibra e si dissolve sotto le mani dell’ascoltatore.

Registrato nello spazio suggestivo del Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, l’album cattura l’attrito costruttivo tra ambiente e composizione. Le pulsazioni ferrose si ripetono, si frammentano e si ricompongono in tempo reale, come se il luogo stesso fosse parte integrante della partitura. Ogni frequenza diventa scultura, ogni crepitio un gesto, un segno inciso nell’aria.

 

 

Grischa Lichtenberger, nato a Bielefeld, è un artista e musicista tedesco che lavora nella musica elettronica, dell’installazione, del multimedia e delle arti visive. Dalla fine degli anni 2000 le sue composizioni musicali sono state pubblicate principalmente dall’etichetta Raster‑Noton, piattaforma artistica tedesca che ha contribuito a definire una nuova estetica del suono digitale. La sua ricerca si muove tra performance, oggetti sonori e installazioni, con un approccio che intreccia rigore concettuale e sensibilità materica.

La tavolozza sonora di Lichtenberger richiama l’immaginario futurista di Luigi Russolo e le astrazioni ritmiche di Thomas Brinkmann, ma non si limita a citazioni: forgia un percorso autonomo, dove ritmo e astrazione si stringono la mano in un dialogo infinito. Qui il rumore non è disturbo, ma linguaggio; la ripetizione non è monotonia, ma tensione poetica.

Pubblicato da Hermit Records come vinile da collezione, Live At Fondazione Museo Pino Pascali si colloca al confine tra rumore, ritmo e astrazione. L’edizione limitata in vinile nero include non solo la musica, ma anche opere d’arte originali concepite in oltre un decennio. È un oggetto deliberatamente fisico: nessuna impronta digitale, solo solchi che testimoniano un incontro con la materia, con il rumore, con il controllo.

Qui l’ascolto non è mai passivo. È tanto un processo quanto la performance stessa, vivo di tensione e di poetica cruda. Lichtenberger distilla l’arte del suono in quaranta minuti di caos ferocemente organizzato, consegnando un’opera che non si limita a essere ascoltata, ma che si vive, si attraversa, si subisce e si plasma.

 

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