AGI – Un uomo di 60 anni residente in Germania ha raggiunto una remissione duratura dell’HIV-1 dopo un trapianto di cellule staminali contenenti una sola copia della variante CCR5 Δ32, secondo quanto riportato in uno studio pubblicato su Nature. Il caso amplia significativamente il potenziale bacino di donatori idonei, poiché fino ad oggi le remissioni note erano associate quasi esclusivamente a donatori omozigoti per la mutazione, completamente resistenti all’ingresso virale.
Il paziente, diagnosticato con HIV nel 2009 e affetto da leucemia mieloide acuta nel 2015, aveva necessità di un trapianto allogenico per il trattamento del tumore. Non essendo disponibile un donatore omozigote per CCR5 Δ32, è stato selezionato un donatore eterozigote. Tre anni dopo il trapianto è stata sospesa la terapia antiretrovirale (ART): sei anni più tardi non è stata rilevata alcuna traccia di replicazione virale.
Nuove prospettive sulla remissione dell’HIV
Gli autori guidati da Christian Gaebler evidenziano che il risultato conferma come l’assenza totale del recettore CCR5 non sia una condizione indispensabile per ottenere la remissione dell’HIV. Ciò suggerisce l’esistenza di meccanismi aggiuntivi, legati all’immunità innata, alla ricostituzione immunologica post-trapianto o a fenomeni di competizione cellulare, che possono contribuire alla clearance virale.
Studi paralleli e biomarcatori per l’immunoterapia
In parallelo, due studi indipendenti pubblicati sulla stessa rivista hanno analizzato caratteristiche immunitarie di individui che hanno mostrato controllo del virus dopo immunoterapia combinata. Entrambi i lavori, condotti da Steven Deeks e da David Collins, individuano tratti dei linfociti T associati a una ripresa ritardata della viremia, suggerendo biomarcatori utili per future strategie terapeutiche. Secondo gli autori, questi risultati contribuiscono a ridefinire il concetto di remissione dell’HIV e a espandere il potenziale numero di donatori idonei per trapianti destinati a pazienti con comorbilità oncologiche. Ulteriori ricerche saranno necessarie per comprendere appieno i meccanismi che sottendono l’eradicazione virale e per valutare la replicabilità del risultato in popolazioni più ampie.



