venerdì, Dicembre 5, 2025
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In Turchia volti umani di 11mila anni fa cambiano la storia del Neolitico

AGI – La scoperta di volti umani scolpiti nella roccia in Turchia getta nuova luce sulle origini dell’uomo e sulla vita nel periodo del Neolitico. Si tratta di sculture risalenti a 11 mila anni fa, che sono state rinvenute sia nel sito di Karahantepe che su dei pilastri dell’antico insediamento di Sayburc, entrambi vicino alla città di Urfa. Entrambe le località non sono lontane dal confine siriano e dal sito di Göbekli Tepe, enorme complesso fatto di pietre levigate poste a spirale che ha contribuito a spostare indietro di diecimila anni l’origine delle pratiche di culto.

I siti fanno parte del progetto Tas Tepeler, tradotto ‘Colline di Pietra’, con cui il ministero del Turismo turco punta a fare dei 12 siti dell’area “la capitale mondiale del Neolitico” con conseguenze per l’attrattività turistica della zona. Situata di poco a nord dei due storici corsi d’acqua Tigri ed Eufrate, si tratta di un’area che ormai gli archeologi considerano la chiave per ricostruire la vita ai tempi del Neolitico: un momento cruciale nella storia dell’umanità, quando gli uomini da cacciatori-raccoglitori divennero stanziali e iniziarono a sperimentare tecniche di produzione alimentare.

A Karahantepe: il mistero del volto scolpito

A Karahantepe è emerso un volto umano scolpito nella roccia che sembra avere le labbra cucite da un filo. Ennesimo ritrovamento di un’epoca su cui i dati erano pochi fino a cinque anni fa, quando i siti turchi hanno iniziato a rivelare i propri tesori. Per gli archeologi è impossibile ricostruire di chi fosse il volto rappresentato, ma la mole crescente di reperti fornisce allo stesso tempo materiale per analisi statistiche.

Sedentarizzazione e l’organizzazione delle comunità

Quello che è certo è che i cambiamenti climatici dell’epoca favorirono il processo di sedentarizzazione delle comunità che, in seguito all’ultima era glaciale, iniziarono a organizzarsi e lo fecero alquanto velocemente. Karahantepe è ciò che rimane di una comunità altamente organizzata, con propri simboli e luoghi di culto e ritrovo.

Sayburc: l’origine dell’agricoltura e delle architetture

Lo stesso avveniva a Sayburc, un’altra miniera di informazioni utili per ricostruire le prime dinamiche che portarono alla nascita dell’agricoltura, della domesticazione e delle prime architetture. Tecniche il cui successo era propiziato proprio da pratiche rituali e protoreligiose, come spiegato dalla professoressa Eylem Ozdogan, a capo dello scavo per conto del dipartimento di archeologia preistorica dell’Università di Istanbul.

La centralità dell’uomo nei culti neolitici

“Il gran numero di figure umane scolpite emerse in questi insediamenti è da considerarsi la conferma che questi erano stanziali. Piante e animali non sono più al centro dell’universo e lasciano il posto all’uomo“, ha spiegato Ozdogan. A rendere euforici gli archeologi a Sayburc è stato il ritrovamento di un volto umano scolpito alla base di un pilastro ottenuto utilizzando la naturale stratificazione delle rocce. Un volto che sembra ‘vegliare’ su una zona dove gli uomini del Neolitico usavano radunarsi attorno al fuoco.

Su altri pilastri sono invece scolpite immagini di un leopardo e di un cinghiale. Una combinazione, quella tra la figura umana alla base e gli animali sui pilastri, che secondo gli archeologi confermerebbe l’esistenza di un luogo di culto. Sayburc e Karahantepe presentano una netta prevalenza di figure umane rispetto alle rappresentazioni di animali di Göbekli Tepe. Il ritrovamento è un esempio dei primi culti riferibili a un’epoca precedente all’utilizzo della ceramica, ma allo stesso tempo è una conferma di un notevole sviluppo dei riti e delle pratiche a questi connessi, oltre a uno sviluppo della vita di comunità molto più avanzato di quanto si ritenesse.

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