sabato, Dicembre 6, 2025
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Addio all’archistar Frank Gehry, con le sue curve ha fuso architettura e arte

AGI – Dici Frank Gehry e subito pensi al Guggenheim di Bilbao, una delle sue creazioni più famose nel mondo. Capace di trasformare la storia di una città. Si è spento ieri, a 96 anni, l’archistar delle torri inclinate e delle ampie superfici di metallo curvato. Lo riporta il New York Times.

Gehry, canadese di Toronto naturalizzato americano, figlio di ebrei polacchi, cambiò il cognome orginario di Goldberg in Gehry, a causa delle discriminazioni di cui era stata vittima la famiglia. Si impose negli anni ’70 grazie alla sua visione futurista e all’uso dei metalli. 

Autore di edifici emblematici come il Museo Guggenheim di Bilbao in Spagna o la Fondazione Louis Vuitton a Parigi, Frank Gehry è deceduto “questa mattina nella sua casa di Santa Monica a seguito di una breve malattia respiratoria”, ha scritto la sua équipe in un’email all’AFP.

Fu lì, sul lungomare di Los Angeles in California, che il giovane architetto costruì la sua casa nel 1978, un involucro attorno a un bungalow olandese che pose le basi del suo stile architettonico. 

Con la facoltà di giurisprudenza di Loyola a Los Angeles, concepita tra riferimenti antichi e rotture, realizzò la sua prima opera di rilievo e, qualche anno più tardi, nel 1989, ricevette il Premio Pritzker, la più alta distinzione architettonica al mondo.

 

L’apertura nel 1989 del Guggenheim di Bilbao consolidò la sua reputazione internazionale. “Gli saremo eternamente riconoscenti, e il suo spirito e la sua eredità resteranno sempre legati a Bilbao”, ha scritto l’istituzione su X.

Riprese le curve complesse e asimmetriche del museo spagnolo per disegnare la grande sala da concerto Walt Disney a Los Angeles nel 2003. L’orchestra filarmonica di Los Angeles, che utilizza questo edificio, si è detta venerdì su X “devastata” dalla scomparsa di un architetto dall’“immaginazione audace”.

Con tutti questi progetti, Frank Gehry ha confuso i confini tra architettura e arte. Innovatore, ha scosso il mondo dell’architettura contemporanea e ha contribuito a popolarizzare la professione. Una delle sue ultime è Fondazione Louis Vuitton, monumento futurista di cemento e vetro che costeggia il Jardin d’Acclimatation nel Bois de Boulogne, a ovest di Parigi. Il suo committente, il miliardario francese e patron del gruppo di lusso LVMH, Bernard Arnault, si è detto in un comunicato “immensamente addolorato” per la morte di Frank Gehry. L’architetto, ha affermato, “sapeva incomparabilmente modellare le forme, piegare il vetro come una tela, farlo danzare come una silhouette”.

“Con la Fondazione Louis Vuitton per la Creazione, ha donato a Parigi, alla Francia, il suo più grande capolavoro e l’espressione più alta della sua potenza creativa, all’altezza dell’amicizia che nutriva per la nostra città e dell’affetto che testimoniava alla nostra cultura”, ha aggiunto. Ha lasciato il segno anche a New York, completando nel 2010 il 8 Spruce Street, il suo primo grattacielo, che conta tra le torri residenziali più alte del mondo con 76 piani.

 

 

 

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