mercoledì, Dicembre 17, 2025
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L’isolamento sociale accelera il declino cognitivo nella terza età

AGI – Ridurre l’isolamento sociale protegge il cervello dall’invecchiamento cognitivo, indipendentemente dal fatto che una persona si senta o meno sola. È quanto emerge da uno studio dell’Università di St Andrews, pubblicato su The Journals of Gerontology, Series B: Psychological Sciences and Social Sciences, che identifica un effetto causale diretto tra isolamento sociale e un più rapido declino delle funzioni cognitive in età avanzata.

La ricerca distingue chiaramente tra isolamento sociale e solitudine: il primo è misurato in modo oggettivo attraverso indicatori come la partecipazione a organizzazioni comunitarie, la frequenza delle relazioni sociali e l’impegno religioso; la seconda è una percezione soggettiva. I risultati mostrano che l’isolamento sociale ha un impatto negativo sulla cognizione anche in assenza di sentimenti di solitudine, suggerendo che i due fattori agiscono in modo indipendente sul funzionamento cerebrale. Lo studio è stato condotto dalla School of Geography and Sustainable Development dell’Università di St Andrews, in collaborazione con il Max Planck Institute for Demographic Research in Germania e l’Emory University negli Stati Uniti. I ricercatori hanno analizzato i dati dello US Health and Retirement Study, esaminando 137.653 test cognitivi raccolti tra il 2004 e il 2018 su oltre 30mila individui.

L’effetto protettivo della riduzione dell’isolamento

L’analisi, basata su modelli di inferenza causale, indica che la riduzione dell’isolamento sociale esercita un effetto protettivo sulle funzioni cognitive in tutti i sottogruppi analizzati, indipendentemente da genere, livello di istruzione, razza ed etnia, con solo lievi differenze tra le categorie sociali.

Rilevanza per le demenze e la prevenzione

Il tema assume particolare rilevanza alla luce dell’impatto delle demenze. Negli Stati Uniti l’Alzheimer colpisce circa 6,9 milioni di persone, mentre nel Regno Unito interessa circa una persona su undici sopra i 65 anni. In assenza di terapie risolutive, la prevenzione resta un obiettivo centrale delle politiche di sanità pubblica. “Questo studio mostra che l’interazione sociale non è importante solo per la salute mentale, ma anche per quella cognitiva – ha spiegato Jo Hale, docente dell’Università di St Andrews e prima autrice del lavoro – Costruire le condizioni per favorire relazioni sociali regolari, soprattutto per chi non ha familiari o amici vicini, dovrebbe essere una priorità di salute pubblica, considerando che l’Alzheimer è tra le principali cause di morte negli anziani”.

Isolamento sociale come strategia preventiva

Secondo gli autori, i risultati rafforzano l’idea che interventi mirati a ridurre l’isolamento sociale possano rappresentare una strategia preventiva concreta contro il declino cognitivo e le demenze, affiancando altri fattori di rischio già noti.

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