AGI – La prima messa della notte di Natale per Papa Leone XIV ha riservato un inedito fuori programma. Prima che la funzione religiosa avesse inizio, il Pontefice ha lasciato la Basilica ed è uscito a sorpresa sul sagrato di Piazza San Pietro per salutare i numerosi fedeli presenti nonostante la forte pioggia. “Buonasera, benvenuti a tutti – ha detto Papa Prevost, parlando in inglese, in spagnolo e poi in italiano -. Questa sera, anche in questo clima, vogliamo celebrare insieme la festa di Natale. Gesù Cristo, che è nato per noi, ci porta la pace, ci porta l’amore di Dio. Tanti auguri a tutti voi. Seguite la celebrazione negli schermi. Dio vi protegga e benedica tutte le vostre famiglie. Nel nome del padre e del figlio e dello spirito santo amen. Tanti auguri a tutti”.
Il Pontefice ha poi presieduto la messa di Natale, alla presenza anche di numerosi cardinali, vescovi e sacerdoti, seguita da 6000 fedeli nella Basilica più altri 5000 presenti in piazza. Dieci bambini (provenienti da Corea del Sud, India, Mozambico, Paraguay, Polonia e Ucraina), con i fiori in mano, hanno accompagnato Leone XIV nella processione fino al presepe della Basilica.
“Gli uomini non sono merce”
Un forte richiamo alla dignità umana e una critica ai modelli economici capitalisti sono stati al centro dell’omelia della notte di Natale pronunciata da Papa Leone XIV. “Mentre un’economia distorta induce a trattare gli uomini come merce, Dio si fa simile a noi, rivelando l’infinita dignità di ogni persona”, ha denunciato il Pontefice durante la celebrazione in San Pietro. Riprendendo le parole di Benedetto XVI, Leone XIV ha avvertito che “non c’è spazio per Dio se non c’è spazio per l’uomo”, esortando le comunità a non chiudere le porte a bambini, poveri e stranieri. “Laddove c’è posto per l’uomo, c’è posto per Dio”, ha aggiunto, definendo la stalla di Betlemme più sacra di un tempio.
Secondo il Papa ispano-americano, invece, “là dove c’è posto per l’uomo, c’è posto per Dio: allora una stalla può diventare più sacra di un tempio e il grembo della Vergine Maria è l’arca della nuova alleanza”. “Mentre l’uomo vuole diventare Dio per dominare sul prossimo, Dio vuole diventare uomo per liberarci da ogni schiavitù“, ha affermato ancora Leone XIV durante la messa della Notte di Natale nella Basilica di San Pietro. Il Pontefice, citando Sant’Agostino, ha ricordato che solo “l’umiltà divina” poteva risollevare l’uomo schiacciato dalla superbia. Davanti alla violenza e alla sopraffazione, il Papa ha indicato la “luce gentile” di Betlemme come l’unica forza capace di far rialzare i miseri, definendo il Natale non come un’idea risolutiva, ma come una “storia d’amore che ci coinvolge” personalmente.
Il Giubileo si avvia a compimento
Papa Leone XIV ha tracciato un bilancio spirituale dell’Anno Santo che volge al termine. Ricordando l’apertura del Giubileo avvenuta un anno fa con le parole di Papa Francesco, il Pontefice ha dichiarato che “ora che il Giubileo si avvia al suo compimento, il Natale è per noi tempo di gratitudine e di missione“. Il Papa ha descritto la Chiesa come chiamata a portare speranza dove è stata perduta, definendo le schiere celesti “disarmate e disarmanti” nel loro canto di pace. “Senza temere la notte”, ha concluso il Pontefice, i cristiani devono farsi messaggeri di un’alba nuova attraverso la fede, la carità e la speranza.
Leone XIV ha quindi citato quanto aveva detto esattamente un anno fa Papa Francesco affermando che “il Natale di Gesù ravviva in noi il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta, perché con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude”. “Con queste parole – ha concluso Prevost – iniziava l’Anno Santo. Ora che il Giubileo si avvia al suo compimento, il Natale è per noi tempo di gratitudine e di missione. Gratitudine per il dono ricevuto, missione per testimoniarlo al mondo.



